giovedì 26 gennaio 2012

La tela degli dei: Lucio Schina


Editore: Progetto Cultura
Genere: Romanzi italiani contemporanei
Anno: 2011
Pagine: 144
Prezzo: € 12
Disponibile su: http://www.bol.it/libri/La-tela-degli-dei/Lucio-Schina/ea978886092363/
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Sito internet: http://www.lucioschina.it

Davide è uno scrittore in crisi, con il suo lavoro e con la sua anima. Da diverso tempo ormai, nonostante abbia chiaro in testa il contenuto del suo nuovo romanzo, non riesce che a scrivere poche righe alla volta, strappando il più delle volte le pagine create a fatica.

A rendergli più difficile il lavoro, è il non sapere a che punto fosse giunto nella relazione con Brenda, la donna con la quale aveva trascorso gli ultimi vent'anni.In realtà, si rendeva conto di non aver mai  ben saputo quali sentimenti provasse per lei, se l'aveva mai amata di amore puro, o se si trattava di semplice illusione; così come non riusciva a capire il motivo per il quale lei gli fosse stata accanto per tutti quegli anni, e se ancora provava qualcosa per lui, il quale sentiva tra loro un distanza che andava crescendo dopo giorno. In ogni caso, ella gli era sempre accanto, e l'aveva persino seguito nella sua casa di campagna, affinché potesse riuscire a portare a termine il nuovo romanzo; ma la mente, tormentata, non gli dava una mano in questo, anzi, si rifiutava di collaborare facendolo cadere in uno stato confusionale, aggravato dal troppo bere.
L'unico punto fermo, nel suo caos mentale, era l'amico Matt Slowe che puntualmente andava a trovarlo ogni settimana per vedere come stava. Con lui solo riusciva a parlare, confidandogli i suoi timori e ammettendo che forse era solo un povero folle, felice di esserlo, in quanto, per come la vedeva, si trattava di genialità pura, una forma d'arte in grado di stimolarne la creatività.
Proprio questa l'aveva portato ad iniziare a scrivere la storia di Eva Antonangeli, una grandiosa pittrice del secolo scorso apprezzata per le sue opere di straordinaria bellezza, che riusciva sempre a riscuotere i favori della critica. Ma se nel lavoro non poteva chiedere più soddisfazioni di quelle che già aveva, in amore non era altrettanto coerente di soddisfazioni: per molti anni, era riuscita a tenere legato a sé un uomo che l'amava alla follia, che proprio poiché tanto l'amava, accettava che si disfasse di lui ogni qual volta se ne fosse sentita satura.
La cosa che più di ogni altra le premeva realizzare, era il suo nuovo dipinto, "La tela degli Dei", che stava lentamente prendendo forma, quasi disegnato da mani invisibili, senza che la pittrice sapesse bene cosa stesse realizzando, non capendo il perché dei strani simboli disegnati in alcuni punti.
In questo, Davide si sentiva per un certo verso molto vicino alla protagonista del suo romanzo, poiché neppure lui aveva idea da dove venissero fuori le parole che stava componendo.
Sempre più stravolto dalle sue emozioni, in perenne bilico tra coscienza e follia, proprio quando sembrava aver compreso il senso del suo essere, si ritroverà a vivere, in un'attimo, una strana esperienza visiva e tattile, legata indissolubilmente al significato profondo dei segni impressi nella "Tela degli Dei"; segni che riconducono, per vie misteriose, alle attività alchemiche del marchese Massimiliano Palombara ed alla sua villa, avvolta da un'inquietante aura arcana.

Al di là del fascino misterioso che conquista immancabilmente chi si addentra nella ricerca dei segreti legati alla "Porta alchemica", e che conduce a voler capire i vari meccanismi di quella scienza occulta e carica di interrogativi ai quali ancora oggi, dopo quasi cinque secoli, si cerca di dare risposta, "La tela degli Dei" pone una domanda ancora più grande:

Sino a che punto la mente umana riesce a spingersi oltre, per salvarsi da quelli che sono i nostri turbamenti interiori, quelli che non ci danno pace impedendoci di vivere serenamente ogni istante della nostra vita, per riuscire così a non arrendersi di fronte all'inevitabile sofferenza?
Lucio Schina, già autore del fortunato "Diario di un antropologo", scrive questo romanzo quasi guidato da mani invisibili, così come il protagonista della sua storia, mettendo gran pare della propria anima, seppur in modo inconsapevole; un'altra curiosità saltata all'occhio del lettore attento, è che Davide, protagonista de "La tela degli Dei", in quello che è stato il suo primo libro parlava proprio di un antropologo.
Laureato in Discipline demoetnoantropologiche, il che rimanda al romanzo d'esordio, ha collaborato come articolista scientifico di Wikio, e si è classificato 3° nelle edizioni 2007/2008 al concorso nazionale per racconti brevi "150strade", con "Riflessioni di un uomo senza tempo" e "Una Sera".

"Non cercava colpevoli contro cui scagliare il proprio impulso represso di autodistruzione, non era a caccia di una redenzione dello spirito. L’abisso senza volto gli volteggiava accanto ovunque decidesse di guardare, attanagliandolo come fosse una seconda ombra, silenziosa presenza contro cui non esisteva possibilità di fuga"


"Serrò gli occhi per scorgere l’immagine cerea riflessa dal cristallo bombato. Immaginò che la sua anima ne fosse prigioniera volontaria, chiusa in un luogo in cui il tempo poteva essere manipolato non solo con la fantasia e in cui la rivisitazione di un attimo gli avrebbe consentito di ritrovarsi nuovamente all’imbocco di quel bivio con la convinzione,

questa volta, che la debolezza dell’anima sarebbe stata unica consigliera per la decisione che avrebbe preso"
"(...) abbiamo smesso di nutrire la nostra anima e, per questo, abbiamo inaridito quanto di puro albergava nelle nostre
menti. Siamo incapaci di percepire il bello perché non ne afferriamo più il senso profondo e perché trascuriamo la più
importante delle verità. Un vero capolavoro - concluse Eva - si riconosce dall’essere tanto imperfetto quanto unico"

"Usava gli altri come contenitori da cui trarre quanto le occorreva per sentirsi irraggiungibile e, quando ne era sazia, volgeva la ricerca altrove, in un continuo viaggio nell’esplorazione dei suoi limiti artistici, dove il punto di arrivo le avrebbe permesso di creare La Tela degli Dei. In essa, l’idea astratta di perfezione avrebbe trovato il suo involucro materiale, la

vetta artistica avrebbe raggiunto la dimensione più prossima a quella divina"

"Abbandonato per sempre l’uomo, non rimaneva che aggrapparsi con ferocia a qualche suo brandello, vaga essenza di pensieri e desideri che pensava ancora di poter afferrare e trascinare di forza sui fogli bianchi"


"Il paradosso stava nell’aver tramutato il misuratore di un tempo lineare in qualcosa di ciclico, nell’aver affidato a quell’oggetto ormai inerme il compito di far rivivere di continuo il suo passato, come fosse il motore di una forza centrifuga inarrestabile, in grado di trasmettergli le emozioni di un tempo, fermandosi nell’istante preciso in cui aveva perduto tutto quanto possedeva"


"Una volta, mentre erano a pesca e le canne penzolavano stancamente conficcate nel terreno, Davide gli aveva chiesto come fosse possibile riuscire ad entrare tanto facilmente nella mente degli altri, fino a carpirne i più minuscoli segreti, ma trovare insormontabile la barriera che lo divideva dalla propria"


"Troppo brevi i momenti di lucidità per giustificare gli abissi nei quali sprofondava subito dopo, quando i demoni neri che volteggiavano intorno tornavano prepotentemente a galla, corrodendo le fragili fondamenta su cui poggiavano, ormai prive di forza, le esili speranze di venirne fuori"


"Mi dicono che l’amore generi felicità assoluta, la più elevata forma di spiritualità possibile che un essere terreno possa avvertire, capace di far divenire chi ne è investito il centro unico dell’universo. Dicono che la sua potenza sia tale da generare un’attrazione in grado di imporre al sole ed ai pianeti un unico movimento. Una purezza nel suo stato primordiale. Ma, quando mi scopro a pensare a lei, avverto un’inquietudine che mi atterrisce, un terrore invisibile mi

ottenebra e riempie la mente di immagini confuse e grottesche; ho paura di quanto provo, a volte vorrei liberarmene per sempre"

"Davide capì allora che l’amore era quel misterioso paradosso che consente di andare al di là di noi stessi, di distruggere

l’universo nel quale ci sentiamo centri nevralgici per ricostruirne uno nuovo in cui siamo spettatori passivi di una visione sublime ed accecante, cui doniamo la nostra anima con la sola speranza di serbarne un ricordo per sempre"

"Davide fu colto da un fremito; con voce tremante e le mani malferme lesse infine ad alta voce: “Domina il tempo

ed imparerai l’arte di afferrare il vento con le mani”

Claudia Mameli



Recensione: La tela degli Dei by Caudia Mameli is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.

 

 

 

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