giovedì 26 gennaio 2012

Recensione: Il silenzio della violenza - E.Thomas 

 

Editore: Pironti
Genere: Donne
Anno: 1989
Pagine 262 - 14x21 - brossura
Prezzo copertina: € 10,33
In librerie MondoLibri e su www.bookweb.it

La storia di Maria, costretta a lottare contro il buco nero del suo cuore.

Violentata dall'adorato padre a soli quindici anni, passerà attraverso l'anoressia ed il senso di colpa nei confronti di sua madre, ignara di tutto. Svuotata di tutte le sue certezze, incapace di trovare risposta al perché di ciò che le era capitato, perderà anche la fiducia nella Chiesa, imbattendosi nell'ipocrisia di un parroco che, a dispetto dell'amore divino,che tutti accoglie e tutti protegge, le dirà, solo: dimentica.
Incompresa, stretta in una morsa di dolore lancinante, troverà sfogo nella scultura e nella pittura, creando opere terrificanti, riflesso del suo io. Si obbligherà ad amare un uomo, dal quale avrà una figlia. Viaggerà in Ciad come missionaria; diverrà una maestra di scuola; imparerà a rapportarsi con le sofferenze altrui e, alla fine, troverà la forza per rompere un silenzio lungo trent'anni.

Eva Thomas parla di sé, della sua storia. Il dolore, ancora troppo forte per poter essere raccontato in prima persona, la induce ad alternare la scrittura diretta con la terza persona, quasi a voler prendere le distanze da quella tragica realtà, che nessuno vorrebbe mai sentire, e ancor meno scrivere.

Un fiume di parole confuso, dai tratti incerti, densi, carico di sentimenti contrastanti; un viaggio tortuoso all'interno dell'incubo, della solitudine, e della voglia di riprendersi la propria voce.

"Un giorno mi dicevo: sarebbe bello poter cambiare la memoria, ma quel che c'è di più terribile nella vita, è che non si può cambiare la memoria"


"Era persa ormai in un deserto nero, silenzioso. Non aveva più un cammino, una voce, si era dissolta, aveva preso il volo, era diventata immateriale. Poteva essere così dopo la morte.

Era senza dubbio già morta"

"Tacere e fare come se niente fosse successo.

Tacere e non cercare di capire.
Tacere per sopravvivere.
Ma ora che ho capito tutti i meccanismi di difesa che ho visto funzionarmi intorno così spesso, non posso più tacere"

Claudia Mameli



Recensione: Il silenzio della violenza by Caudia Mameli is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.

 

Recensione: Memoria delle mie puttane tristi- Gabriel G. Márquez 


 
Editore: Mondadori
Collana: Scrittori italiani e stranieri
Genere: Romanzi stranieri contemporanei
Anno: 2005
Pagine: 141
Legatura: Rilegato
Prezzo: 14 €
In librerie Mondadori e su www.dooyoo.it

Il protagonista senza nome di questa storia travolgente vive solo, nella casa che fu dei suoi genitori; circondato dal minimo indispensabile per la sua sopravvivenza , tira avanti grazie alla pensione d’insegnante ed a quei quattro soldi che guadagna scrivendo il suo “articoletto domenicale” in una rivista del posto.
Decisamente refrattario ai rapporti seri, è sempre stato un uomo solo, conscio delle sue scarse qualità a livello fisico e, sopratutto, umane.
Quando per il suo novantesimo compleanno deciderà di regalarsi una una notte di passione in compagnia di una giovane vergine, scoprirà, pian piano, che ciò in cui aveva creduto per tutta una vita stava iniziando a perdere di valore.
Ormai vecchio si renderà conto, forse per la prima volta, del significato profondo della parola "amore", che di null'altro ha bisogno se non dell'altra metà della propria anima.

Questo splendido capolavoro del colombiano premio nobel alla letteratura, e narrato senza mezzi termini, cattura il lettore dentro un vortice emotivo nel quale viene travolto da un alternarsi continuo di stati d'animo contrastanti.
La forza pura delle parole in un inno alla speranza:
perché non è mai troppo tardi per scoprire la gioia di quell'amore che dà la forza di continuare a vivere.

"Sotto il sole ardente cominciai a sentire il peso dei miei novant'anni e a contare i minuti che mi mancavano per morire"

"A chi me lo domanda rispondo sempre la verità: le puttane non mi hanno lasciato il tempo per sposarmi"

"Avevo sempre creduto che morire d'amore non fosse altro che licenza poetica. Quel pomeriggio, senza il gatto e senza lei, constatai che non solo era possibile morire, ma che io stesso, vecchio e senza nessuno, stavo morendo d'amore"

Claudia Mameli

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Recensione: La strada che va in città - N.Ginzburg 



LA STRADA CHE VA IN CITTÀ
di Natalia Ginzburg

Editore: Einaudi

Collana: Einaudi tascabili
Genere: Narrativa
Anno: 2000
Pagine: 109
Formato: illustrato
Prezzo: 7.50 €
Disponibile su www.libreriauniversitaria.it

Delia è un'adolescente e vive con la sua famiglia in una casa umile, in un paese di periferia. Con loro c'è anche "Il Nini", un cugino rimasto orfano.

In casa resta poco, e appena può corre in città, dove sogna di sposarsi e fare la bella vita, e magari un amante, così come la sorella maggiore.
È una ragazza fredda, egoista e arrogante; disprezza sua madre, che non considera una donna degna di rispetto; non ha nessuna voglia di rendersi indipendente, e aspetta di poter fare la mantenuta.
Nel frattempo si diverte a frequentare un ragazzo ricco, con il quale inizia uno pseudo amore, pur non considerando in maniera seria i propri sentimenti nei suoi confronti.
Il Nini, che nonostante tutto sembra più coscienzioso, la prende in giro per quello che sta facendo, e la tratta da donna di malcostume, dicendole che non merita nulla, perché è cattiva. Anche se in fondo le vuole molto bene.
Di lì a poco scopre di essere rimasta incinta e, cacciata di casa dal padre, va a vivere da una zia che continua a disprezzarla.
Il suo giovane amante, che non la considera più e non va neanche a trovarla, alla fine decide di sposarla comunque, per pietà.
Delia ha dunque ottenuto ciò che bramava, ma, in cuor suo, ammette che forse avrebbe voluto altro dalla vita.

La prima edizione del libro risale al 1942 e per poterlo pubblicare Natalia è costretta a usare il nome di Alessandra Tornimparte, a causa delle leggi razziali vigenti in quegli anni.

L'autrice palermitana, nata Levi, trascorre l'infanzia e l'adolescenza a Torino, emarginata per via delle sue origini ebraiche. Nel '38 sposa Leone Ginzburg, del quale utilizzerà il cognome nella pubblicazione delle successive opere letterarie con la casa editrice Einaudi, della quale suo marito era collaboratore dal '33. In seguito l'autrice pubblicherà altri fortunati libri, uno dei quali le varrà il premio Strega nel '63.
La sua scrittura, schietta e mai scontata, che non si perde in troppi giri di parole, cattura il lettore comune che si sente a proprio agio nell'avventurarsi tra le sue righe, sentendosi parte del libro stesso.

"Odiavo la nostra casa. Odiavo la minestra verde e amara che mia madre ci metteva davanti ogni sera e odiavo mia madre. Avrei avuto vergogna di lei se l'avessi incontrata in città"


"Rientrai di malumore quella sera e mentre mi spogliavo per mettermi a letto, pensavo che Giulio mi portava in pineta e si divertiva a baciarmi, e intanto il tempo passava senza che mi avesse chiesta ancora. E io ero impaziente di sposarmi. Ma pensavo che dopo sposata volevo essere libera e godermela un mondo"


"Ma forse la sola cosa che volevo era tornare com'ero una volta, mettere il mio vestito celeste e scappare ogni giorno in città, e cercare del Nini e vedere se era innamorato di me, e andare anche con Giulio in pineta ma senza doverlo sposare"


"In chiesa non capii una sola parola di quello che diceva il prete. Morivo di paura che tutt'a un tratto mi venisse male, dal batticuore e dall'odore dell'incenso"


"Del bambino se ne occupava la serva e io dormivo fino a tardi al mattino...Mi alzavo e passeggiavo per la casa in vestaglia, e ammiravo i mobili e le stanze...Ripensavo alla casa di mia madre, con la cacca dei polli dappertutto, con le macchie d'umido sul muro"


Claudia Mameli


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Recensione: La coscienza dell'esistenza - Nicola d'Alfonso





Editore: Lulu
Genere: Scienze
Anno: 2011
Pagine: 73
Lingua: Italiano
Rilegatura: Copertina morbida
Formato: 14.8 x 21.0
Prezzo: 7.30 €
Disponibile su: http://www.lulu.com/

Dio esiste realmente?

Stando alle scoperte dell'autore di questo libro, si; a prescindere da qualsiasi forma religiosa.
In relazione ad un lavoro di ricerca scientifica lungo dieci anni, nel quale si è inoltrato nel mondo misterioso della mente umana con una metodologia scientifica decisamente innovativa e riuscendo così a stilare un modello completo del sistema nervoso che a breve renderà pubblico, ha maturato un'interessantissima teoria secondo la quale Dio non è la classica figura alla quale aggrapparsi come mezzo di rassegnazione alla propria esistenza, ma un vero e proprio essere superiore che ci ha immaginati e ci dirige.
Più precisamente, noi saremmo la proiezione della sua mente, e ciò che viviamo è ciò che lui sente, ciò che viene prodotto dal suo essere Dio.
In pratica nessuno di noi sarebbe reale, così come noi percepiamo la realtà, ma solo un immagine riprodotta come in un sogno, diretta da quell'unico essere superiore che è il creatore visivo di ciò che ci circonda facendoci trovare, così, a rispecchiare ogni lato del suo essere.
Ciò che potrebbe apparire fin troppo visionario alla maggior parte dei lettori, trova ad avvalorarlo una logica rigorosa e lucida che porta a chiedersi ancora una volta: "Ma Dio, esiste sul serio?"
Nicola D'Alfonso si è laureato al politecnico di Milano, in ingegneria elettronica; dopo aver lavorato come programmatore informatico ha deciso di dedicarsi completamente alla ricerca scientifica, sua grande passione, che lo ha portato a dare una spiegazione logica plausibile in risposta ai maggiori temi d'interesse scientifico ancora irrisolti.
"Dio è quell'ente onnipotente, onnisciente e onnipresente che è cosciente di sé stesso e che ha creato e governa l'universo, senza che l'universo gli sia necessario"

Claudia Mameli



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Recensione: Bambina e la fatina computerina - Virginia Defendi 




Editore: Onirica
Collana: Le fantasie
Formato: Brossura
Pagine: 48
Età di lettura consigliata: da 9 anni
Anno: 2010
Prezzo € 7.00
Disponibile su: http://www.bol.it/libri/Bambina-la-fatina-computerina/Virginia-Defendi/ea978889679709/
                        http://www.ibs.it/code/9788896797099/defendi-virginia/bambina-fatina-computerina.html
FAN PAGE: http://www.facebook.com/pages/Bambina-e-la-fatina-computerina/107396902676615
                   http://www.anobii.com/books/Bambina_e_la_fatina_computerina/9788896797099/01ad718d22bd66c259/.
Presentazione libro: www.youtube.com/watch?v=lqvE4_sylHM
                                www.youtube.com/watch?v=PO1DR9YsBDI

Bambina è la figlia della Coppia imperiale di Grigiolandia, un regno cupo e triste nel quale, stando ad un decreto emanato da un Avo Imperiale tanto tempo prima, ai bambini era severamente proibito sognare ad occhi aperti. Pena, la non crescita. Cosa che era capitata a Bambina il giorno del suo dodicesimo compleanno, molti anni prima, quando si mise a sognare al modo in cui avrebbe potuto riportare colore e vitalità al suo triste mondo. Si consolava leggendo, nell'immensa biblioteca imperiale, fiabe incantate. Proprio leggendo l'ultimo libro a sua disposizione, espresse a voce alta il desiderio di poter avere, anch'essa, una dolce fatina ad aiutarla.

In quello stesso istante, al Gran Consiglio delle Fate e dei Maghi nel Mondo Magico, giunse la sua richiesta, così che subito La Fata delle Fate ed il suo stravagante consorte Il Mago dei Maghi, che era solito ripetere la parte finale delle frasi di sua moglie, si organizzarono per poter trovare il modo di aiutare Bambina. La decisione fu quella di consultare il Libro incantato, cosa che provocava un enorme smottamento di polvere, ma assolutamente indispensabile nella ricerca del mago, o della fata, adatto a risolvere il problema del caso.
In questo, però, non era convinta La Fatina Computerina, figlia dei due regnanti, che, essendo la più moderna delle fate (e anche un po' asmatica) insisteva spesso affinché tutti i dati a loro disposizione venissero trasformati in files, facili e comodi da consultare. Ma nessuno la stava mai a sentire.
Sentendosi emotivamente vicina alla giovane terrestre, decide di fare di testa sua e farsi finalmente valere agli occhi dei suoi genitori, prendendosi carico della richiesta d'aiuto di Bambina.
Decisa a mettere a punto la sua missione, La Fatina Computerina scoprirà uno strano segreto che lega il mondo di Bambina allo strano parlare di suo padre; e grazie alla sua perseveranza, ed alla voglia di potersi rendere finalmente utile, questa giovane fata moderna riuscirà a far nuovamente sorridere e sognare tutti i bimbi di quel cupo paese che si trasformò, per la gioia di tutti, nella nuova e fantastica Arcobalenandia.

Una favola moderna, perfettamente in tema con questo giornale on-line,  in  grado di catturare l'attenzione di grandi e piccoli lettori; che fa' sorridere, e riflettere al tempo stesso, su quali siano le cose di cui abbiamo realmente bisogno per essere felici.

Questa prima prova letteraria dell'autrice Lombarda, nata a Bollate ma cresciuta ad Arese, è già un successo del web; la sua pagina facebook è sempre visitatissima, e l'umiltà con la quale la scrittrice si porge al prossimo fa si che entri nel cuore di chi la conosce. Ambiziosa nel suo percorso scolastico, classe 1974, Virginia Defendi nel 2005 si è laureata in Scienze dell’Educazione presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Lavora presso il C.A.G. (Centro d’Aggregazione Giovanile) del suo paese.
Da sempre accanita lettrice, nella sua infanzia mostrava una predilezione particolare nei confronti di “Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino”, opera con la quale ha iniziato ad amare il genere letterario.
Il desiderio di poter anch'essa comunicare le proprie emozioni, così come i suoi autori preferiti facevano con lei, la portò a prendere l'unica decisione possibile per la sua realizzazione personale: diventare una scrittrice.
La passione con la quale va avanti nel suo percorso; la convinzione di poter fare sempre di più e sempre meglio, fanno di questa autrice un esempio di tenacia e costanza, dalla quale trarre ispirazione per incrementare la fiducia in se stessi.
Per far si che non si smetta mai di sognare. Neanche quando si diventa grandi.

"Ogni oggetto, animale o persona presente nel piccolo Mondo di Bambina, sempre uguale a se stesso, era grigia..Bambina stessa, era grigia. Dalla testa ai piedi. Non per nulla. Lei avrebbe ereditato Grigiolandia. Si può mai essere felici in piccolo Mondo sempre uguale a se stesso, dove tutto, ma proprio tutto, è grigio?"


"Per un Decreto Imperiale, in vigore da Incommensurabili Generazioni, ai piccoli era severamente proibito Sognare a occhi aperti e realizzare tali sogni"


"Dopo una serie giravolte, qualche rovinosa caduta e una formula magica irripetibile... la Fatina fece incredibilmente apparire un computer"


"«... Perché il computer, se si desidera ardentemente, può diventare uno strumento Magico! Guarda... »

Il computer, infatti, si animò di suoni, luci e di un’immensa vastità di colori"

"Da quel giorno, infatti, tutto mutò: Bambina con una carezza toccava la tastiera e ogni cosa ebbe un colore e un suono...perfino gli adulti! Tanto che gli Imperatori... dovettero, per Decreto Imperiale, cambiare nome al loro Mondo.

Il Nuovo Mondo venne ribattezzato Arcobalenandia. E, soprattutto, venne abolito il primo Decreto Imperiale. A nessun bambino fu più proibito realizzare i sogni"

Claudia Mameli



Recensione: Bambina e la Fatina computerina by Caudia Mameli is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.

 

Recensione: Una vita di carta - Marzia Bosoni 



Editore: Berti
Collana: Narrativa
Genere: Romanzi e Letterature, Romanzi Italiani Contemporanei
Formato: 11,15 x 19
Rilegatura: Brossura
Pagine: 126
Anno: 2003
Prezzo € 7
Disponibile su:http://www.lafeltrinelli.it/products/9788873640219/Una_vita_di_carta/Marzia_Bosoni.html
http://www.bol.it/libri/Una-vita-di-carta/Marzia-Bosoni/ea978887364021/
Fan page: https://www.facebook.com/pages/Una-vita-di-carta/220488374677885?sk=wall

"Una vita di carta" è composto di sei brevi racconti.

Lo scopo di questo libro, ciò che l'autrice vuol mettere in evidenza è il significato profondo del nostro "io", che è ben lontano da tutto ciò che è materiale, plasmato dal volere sempre di più per poterlo mettere in mostra e per far vedere al mondo che noi "possiamo"; che è lontano dalla presunta onniscenza con la quale ci facciamo portatori di saggezza verso il prossimo.
Ciò che emerge da questo libro è che per un attimo, forse, sarebbe meglio fermarsi ad ascoltare il cuore, e non la testa.
Per ritrovare quella libertà spirituale con la quale si apprezza, in tutte le sue più svariate sfumature, la vera essenza della vita stessa.

QUANDO IL MONDO RESTO’ SENZA PAROLE

La giornata si apprestava ad essere come tante già vissute in precedenza, la scuola per i bambini, la riunione del papà... Ma qualcosa quel giorno era diverso: la voce. Le persone non potevano più parlare.
Nei notiziari televisivi si provava a spiegare ciò che stava accadendo, usando testi in sovrimpressione. Nelle strade le persone si riunivano in gruppi cercando di capire se non fossero gli unici ad aver perso le parole. Il panico iniziava a farsi strada, alternato da rabbia e stupore al tempo stesso. Solo i bambini sembravano non risentire di quella strana situazione, anzi ne erano felici, divertiti. E a poco a poco persino gli adulti iniziarono ad apprezzare la cosa.
Come avendo di colpo ritrovato l'udito, il cuore gli si riempì di gioia sentendo lo scorrere di un fiume, la musica di un gruppo etnico in fondo alla strada; non avendo nulla da dire, o meglio, non potendolo fare, si ritrovarono, forse per la prima volta, a vedere realmente ciò che stava loro intorno, sentendolo nel profondo dell'anima. Iniziarono percepire tutto ciò che prima, troppo presi da se stessi, non erano stati in grado di vivere appieno.

IL TAVOLINO VICINO ALLA VETRINA

Quando le apparenze ingannano la mente. La riflessione, frutto di un ignoranza egoistica, di una ragazza che pensa di sapere bene come vanno le cose nel mondo, tra esseri umani tanto diversi tra loro; che dà per scontato tutto, poiché i luoghi comuni dicono che così deve essere.


SOGNI DI MAGNOLIA

Matteo chiede solo di sognare, provando a convincere Silvia, sempre troppo dura, che questa non è una follia, che è invece un modo bellissimo per sorridere e sentirsi felici. Una storia triste e commovente, di sogni infranti distrutti dall'insensibilità di chi, invece di sminuire il nostro entusiasmo, dovrebbe trasmetterci il coraggio per realizzare i nostri desideri. Stupendo racconto, che fa riflettere e mettere una mano sul cuore.

PIEDICOLLE

Per tutta la vita Giordano si è dedicato anima e corpo al suo lavoro di manager di una grossa azienda, privandosi di una famiglia propria, ma conservando il desiderio di poter, un giorno, tornare nel suo paese natio.
Giunto ormai a settant'anni, ritenuto elemento scomodo dai nuovi membri della società, con un finto premio di merito venne rispedito, finalmente, nella sua terra d'origine.
Appena arrivato gli parve che nulla fosse cambiato di quel suo mondo d'altri tempi, fatto di case di pietra e strade di terra che contava quattrocento anime; ma ben presto si rese conto che in effetti qualcosa di diverso c'era: lui stesso. Si sentiva un forestiero in casa sua, e nemmeno la grande festa dell'uva in ottobre riuscì a farlo sentire parte della comunità, che ancora lo guardava con sospetto. Iniziò a sentirsi un estraneo in casa sua e, per la prima volta, ebbe chiaro il significato della parola solitudine. L'inerzia con la quale era costretto a passare le sue giornate lo tormentava; voleva poter fare qualcosa, ma non sapeva cosa.
Fino a quando non incontrò Roberto, che gli insegnò quanto può essere bello parlare con i fiori. Capì che i vecchi del posto non camminavano lenti e curvi su se stessi per colpa dell'età, ma per poter ammirare ogni singolo sasso di quel loro paradiso sulla terra. Finalmente riportato alla vita, quella che vale la pena assaporare in ogni suo ingrediente, capì che non era più solo; capì che, come la terra, anche l'anima va nutrita affinché possa essere in grado di produrre buoni frutti.

CHI SEI?

A sei anni Giada si chiede spesso cosa sia l'ombra scura riflessa negli occhi degli adulti: la spiegazione le viene data da un amico che vede solo lei, che le farà capire di come i soli che brillano in ognuno di noi, debbano riuscire ad essere sempre luminosi, senza farsi oscurare da alte mura di finzione.

IL SANTO DI CARTA

Dopo un grave lutto Cesare scopre per la prima volta la fede in Dio. Ritrovandosi tra le mani una vecchia Bibbia donatagli dalla nonna materna, prima che morisse, inizierà a dedicarsi alle sacre scritture cercando di essere sempre un bravo cristiano, e divulgando la parola del Signore. Alla sua morte tutto il pese piangerà la sua scomparsa, vedendolo già sulla porta del paradiso, ma... Cesare si troverà di fronte un'altra situazione alquanto inaspettata.

"I grandi sono fatti così: stanno sempre a preoccuparsi di cosa la gente potrebbe pensare se per un attimo non si

comportassero esattamente come il loro ruolo esige"

"Guardiamo la vita. E non la vediamo affatto. Perché in realtà, ciò che vediamo è la nostra personalissima ricostruzione, dove tutto ha un senso ed ognuno è al suo posto"


Abbiamo il potere di dare la luce o sommergere di oscurità, d’insegnare a volare o di costringere a strisciare. Basta una nostra parola, un gesto soltanto per portare un raggio di sole nella vita di chi ci sta accanto.

"Che idea – commentò lei preparandogli una camomilla – colorare il cielo. Di notte, poi. E chi vuoi che lo guardi il tuo cielo di notte? (...) A mano a mano che Silvia parlava le mille costellazioni negli occhi del bambino si erano spente una dopo l’altra. Succedeva sempre così"

"Non rammentava che il vento potesse essere così spietato e non aveva mai sentito parlare di un vento così tagliente da infilarsi fin nelle pieghe dell’anima (...) Anche Giordano aveva il suo camino, più bello e grande di quello di qualunque altra casa di Piedicolle, ma davanti a quel caminetto disegnato e realizzato da un architetto di città, non c’era mai nessuno (...) Si sedette sulla panca che aveva costruito con l’aiuto di Roberto e dove loro due solevano sedersi per discutere del giardino o per rimanere in silenzio ad ascoltare la pioggia che cadeva, e ringraziò Dio, forse per la prima volta da quando aveva smesso di andare al catechismo, per il dono d’amicizia che aveva ricevuto"


Un regno diviso al suo interno è un regno destinato a crollare. E noi siamo questo regno. Dobbiamo recuperare la nostra unità. Dobbiamo smettere di vivere come se fossimo un puzzle e recuperare il quadro completo.

"E puoi vagare senza meta per tutta la vita senza più ritrovare tutto te stesso, ma solo brandelli dietro questo o quel muro mentre i tuoi occhi velati rivelano che Tu sei altrove. Ma il solo modo per ritrovarti tutto intero e cacciare le ombre dai tuoi occhi è abbattere ogni muro e tornare a risplendere in ogni cosa che fai e che dici”

"Alla sua morte, Cesare strinse forte a sé la sua vecchia e consunta Bibbia e s’incamminò umile e sereno lungo il corridoio luminoso che risuonava di musiche mai sentite. Ma alla fine del tunnel non si trovò ai cancelli del Paradiso, bensì in una grande stanza con le pareti fatte di cielo: davanti a lui vi era solo una magnifica porta sormontata da una bilancia dorata e attorno molte persone sembravano essere in attesa (...) Cesare si trovò così a fianco di un giovane uomo dai fieri lineamenti arabi. Anche le sue vesti non lasciavano dubbi e il libro che il giovane stringeva forte a sé era proprio il Corano (...) Quando l’angelo preposto a tenere in ordine la grande Sala delle Udienze passò, più tardi, a terra trovò soltanto due vecchi libri inutili…"


Ispirata come tanti, dai testi letterari del padre gesuita Anthony de Mello, la giovane autrice Piacentina all'età di trent'anni ha pubblicato nel 2003 il suo primo libro, a seguito del quale sta programmando la pubblicazione de "La luna nel fiume". Diplomata come Perito Aziendale e Corrispondente in Lingue Estere, ha lavorato per 15 anni come interprete e traduttrice. Appassionata di erbe e piante, prepara da sola le sue tisane preferite e nel tempo libero si diletta nell'arte del découpage, ma più di tutto ama prendersi cura dei suoi tre figli.


Claudia Mameli




Recensione: Una vita di carta by Caudia Mameli is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.

Recensione: Morte al conservatorio - Marco Ernst




Editore: Greco & Greco
Collana: Nargre
Genere: Gialli e Fantasy, Gialli e Thriller
Formato digitale: EPUB
Rilegatura libro: Brossura
Pagine: 126
Anno: 2007
Prezzo cartaceo: € 9,50
Prezzo eBook: € 5,70
Disponibile su:http://lafeltrinelli.it/products/9788879804349/Morte_al_conservatorio/Marco_Ernst.html http://www.bol.it/ebook-italiani/Morte-al-Conservatorio/Marco-Ernst/ea978887980550/
Blog letterario: http://marcoernst.wordpress.com/

Antonio Brosettini è il custode del conservatorio di Milano. Un uomo dal passato triste e cupo, preso in giro dagli studenti a causa delle sue menomazioni, nell'ultimo periodo si ritrova spesso a scontrarsi con Nunzio e Rodolfo, due terribili gemelli siculi, mai cacciati dalla scuola per merito delle loro innate doti musicali, che non perdono occasione per far dannare l'uomo.

Proprio durante uno di quegli scontri, i tre scopriranno nei sotterranei il cadavere di Minni, ex moglie del vice direttore, un tempo promessa della lirica; donna subdola e macchinatrice, malvista da quasi tutte le persone delle quali si circondava.
A prendere in mano le indagini sarà Alfonso Grieco, campano di nascita, perseguitato da un frequente mal di testa che lo rende ancora più scontroso di quello che è in realtà. Commissario di vecchio stampo intollerante a tutto e tutti, con l'unico obbiettivo di scoprire la verità senza scendere a compromessi con nessuno; uomo decisamente solitario e scostante, l'unica persona che riesce a stargli vicino è il fido Gaetano Trentin, poliziotto a inizio carriera che, con grande spirito d'osservazione, dote apprezzata da Grieco, cercherà di carpire i segreti del mestiere dal suo capo.
Ad aiutarli nelle indagini sarà Antonio che, grazie alla sua costante presenza nell'istituto, fornirà agli inquirenti informazioni utili nella ricerca del colpevole, riscattandosi di tutte le umiliazioni subite nel corso degli anni di servizio da alunni e insegnanti. Si scoprirà infatti che proprio tra i docenti si era formato un ambiente ambiguo fatto di sotterfugi, orchestrato dalla vittima stessa, che non perdeva occasione per ricattare chiunque.
Essendo stato appurato che la notte dell'omicidio molti di loro erano presenti al conservatorio, ed avendo quindi, tutti, un movente valido per aver commesso l'omicidio, le indagini si troveranno in fase di stallo sino alla svolta decisiva, quando Antonio, ancora una volta "aiutato" dai gemelli, troverà gli elementi utili per risolvere il caso, prendendosi così la sua rivincita personale verso chi l'aveva considerato invisibile per troppi anni.

Una storia avvincente dal sapore squisitamente noir, nella quale l'autore, con dovizia di particolari, riesce a catturare l'attenzione del lettore fino all'ultima riga. Un libro che si legge tutto d'un fiato, aspettando di scoprirne la verità.

La direzione magistrale di questo capolavoro è di Marco Ernst, originario di Bergamo, attualmente professore di matematica presso la Scuola Media Franceschi Quasimodo di Milano. Nel corso degli ultimi dieci anni, ha partecipato a numerosi concorsi letterari di narrativa e poesia, (tra i quali, nel 2009, il concorso di poesia “Città di Voghera” da lui vinto) classificandosi sempre nelle posizioni più alte e ricevendo varie segnalazioni di merito. Ha all'attivo circa trecento racconti autografi pubblicati in proprio e un centinaio di poesie. Nel 2007 ha pubblicato il suo primo romanzo giallo, con la casa editrice Greco & Greco che, nel 2011, ha edito anche il suo "Morte e trasgressione".

"Questo è uno dei più importanti e prestigiosi di tutt'Italia: vi vengono istruiti fin da piccoli i futuri concertisti, direttori d’orchestra, cantanti, coristi e via dicendo (...) Un luogo, quindi d’amore, di pace, d’arte. All’apparenza: in realtà un covo di serpi..."


"Era la notte del dieci maggio, anzi, dell’undici, visto che era passata la mezzanotte: il conservatorio avrebbe dovuto essere deserto, a quell’ora, ma non era così: c’erano ombre che si muovevano furtive, pur essendo ignare le une delle altre. C’erano voci indistinguibili, bisbigli, intrighi, relazioni segrete: nessuno udiva, nessuno sapeva, ma quella notte una di quelle voci avrebbe taciuto per sempre"


"Antonio Brosettini, era lì da sempre, tanto che sembrava nato in conservatorio e che avesse vissuto qui tutta la sua vita, tanto da essere uno dei pochi a non perdersi nella vastità del palazzo e ad essere al corrente dei segreti di quasi tutti quelli che vi lavorano"


"Era stata una brava cantante, era stata una bella donna, ma sicuramente mai era stata una bella e brava persona (e se lo fosse stata, forse, ora sarebbe ancora viva)"


"Il poliziotto di turno, al quale toccò quindi la patata più che bollente, era il commissario Alfonso Grieco, un uomo esperto, non più giovanissimo, uno della vecchia guardia, di quelli che credono poco nel DNA e molto nel proprio fiuto. Con lui c’era il suo braccio destro, Gaetano Trentin, una rarità, un poliziotto del nord in mezzo a tanti immigrati dal sud, molti costretti ad arruolarsi in polizia più dalla miseria che dalla vocazione"


"Non fosse stato per il luogo dell’omicidio e per le persone implicate, questo avrebbe avuto i canoni classici e le motivazioni di tutti gli altri delitti che quotidianamente avvengono nel mondo; sesso, denaro, vizio, potere, egoismo (...) Quella notte nell’edificio che ospita il conservatorio c’erano in troppi, praticamente tutti i personaggi più in vista di quell’istituzione, e soprattutto quelli che avrebbero dovuto essere d’esempio ai giovani"


"Col suo delitto ***** aveva gettato un sasso in un limpido stagno, sollevando tutta la melma del fondo: melma che l’avrebbe reso torbido per molto, molto tempo...

Prima o poi, comunque, l’acqua sarebbe tornata limpida, tutto si sarebbe dimenticato, compresa quella melma che, però, rimaneva lì, sul fondo, in agguato"

Claudia Mameli



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Recensione: Memorie di un folle - Gustave Flaubert





Editore: Perrone
Collana: I classici
Genere: Letteratura
Formato: 11x15,5
Pagine: 90
Anno: 2007
Prezzo: € 5
Disponibile su: http://giulioperroneditore.it/node/32http://www.ibs.it/code/9788860040923/flaubert-gustave/memorie-folle.html

Flaubert inizia questo suo racconto provando ad analizzare, con pensieri sconnessi partendo dalla sua infanzia, il suo modo di vivere la vita e come esso sia cambiato nel corso degli anni.

Nel fare ciò usa un tono di sconforto, come se, trovandosi al termine della propria esistenza, si rendesse conto di quanto essa sia priva di valore a causa degli errori morali commessi in passato; eppure, all'epoca in cui scrive, ha solo 17 anni.
Inizia questo suo memoriale con l'ambizione di far almeno divertire il lettore, quasi considerasse egli stesso la vita come un enorme rappresentazione teatrale, da recitare seguendo le aspettative dello spettatore.
Esordisce elogiando il suo "IO" bambino, che trovava appagamento emotivo da qualsivoglia piccola gioia dei sensi si vedesse offrire dalla natura; di come fosse certo che non servisse null'altro ad appagarlo, se non l'immergersi con lo spirito nell'essenza poetica della vita stessa.
Racconta i suoi sogni di ragazzo, dei mondi nei quali riusciva ad avventurarsi con la sola forza della mente visualizzando ciò che un giorno sarebbe divenuto, a dispetto di chi lo derideva considerandolo "diverso"; di quel giovane ambizioso che, nella sua alterigia, sapeva di essere superiore a chi lo giudicava, e che aveva negli occhi orizzonti magnificenti ai quali un giorno sarebbe certamente giunto.
Con la poesia nell'anima, il suo pensiero poteva correre lontano in mille direzioni, vedendo la bellezza scaturire da ogni dove, diventando lui stesso i versi che creava.
Si rivede ragazzo, quando per la prima volta incontra Maria, la quale fa nascere in lui una passione travolgente che lo porta a credere che non esista nulla di più puro e celestiale di quei sentimenti.
Sino a quando, la disillusione gli fece breccia nell'anima portandolo a dubitare di tutto che vedeva, sentiva, provava; i sogni spazzati via dal bieco squallore d'intenti di cui si nutre ogni uomo.

Lo scrittore di Rouen, autore del ben più celebre "Madame Bovary", scrive questo suo insolito racconto nel 1838. Perennemente in bilico tra i suoi sentimenti, a volte estremamente carichi di apatia nei confronti del mondo e di se stesso, dopo aver riscontrato i sintomi dell'epilessia si dedicherà interamente alla letteratura, apprezzando in modo particolare autori come Balzac, grazie ai quali acquisisce un identità propria, decisamente anticonformista. Un identità tale che lo porterà ad essere considerato, negli anni a venire, il precursore del realismo letterario francese.


"Ricordo ancora le piccole gioie nel vedere i cavalli correre sulla strada, nell'accorgermi del fumo del loro fiato e del sudore che inondava i loro finimenti (...) Si vedeva il fumo uscire dalle loro narici, la vettura scossa che si rinsaldava sulle molle, il vento che soffiava sui vetri ed era tutto..."


"Io, che mi sentivo grande come il mondo e che uno solo dei miei pensieri, se fosse stato di fuoco come il fulmine, avrebbe potuto ridurre in cenere. Povero folle!"


"Ogni mattina andavo a vederla fare il bagno (...) ne contemplavo macchinalmente il posarsi sulla sabbia, il mio sguardo restava fisso sulle orme dei suoi passi e avrei quasi pianto vedendo l'onda cancellarle lentamente"


"Seguivo le sue tracce all'angolo di un muro e il fruscio dei suoi vestiti mi faceva palpitare di piacere. Quando ne sentivo i passi, nelle notti in cui camminava o avanzava verso di me... no, non saprei dirvi quante dolci sensazioni, quanta ebbrezza nel cuore, beatitudine e follia ci siano nell'amore"


"Maledizione agli uomini che mi hanno reso corrotto e malvagio, da buono e puro che ero!"


"Allora, probabilmente, ci sarà gioia sulla terra, quando morirà questo vampiro bugiardo che ipocrita che chiamiamo civiltà (...) Alcuni uomini ancora errabondi su una terra arida si chiameranno l'un l'altro; andranno gli uni verso gli altri e indietreggeranno per l'orrore, spaventati da loro stessi e moriranno. Cosa diventerà allora l'uomo, lui che è già più feroce delle belve e più vile dei rettili?"


"Così giovane e così stanco di tutto, quando ci sono vecchi ancora pieni di entusiasmo! Mentre io sono così abbattuto e disincantato! Che mi resta, dunque, se non guardare di notte la luna che getta sulle pareti i suoi tremuli chiarori simili a larghe foglie e di giorno il sole, che indora in tetti dei vicini? Questo è vivere? No, è la morte, senza il riposo del sepolcro"


Claudia Mameli



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Male necessario: Antropoetico



Editore: Mjm
Genere: Gialli e Fantasy, Horror e narrativa gotica
Rilegatura: Brossura
Pagine: 192
Anno: 2010
Prezzo: €10
Tutti i libri dell'autore su: http://www.lulu.com/browse/search.php?fListingClass=0&fSearch=Antro+Poetico
Blog: http://blog.libero.it/antropoetico/

L'inizio di questa storia avviene nel cimitero di Predappio, dove un padre uccide violentemente un figlio.

Chi si occupa delle indagini è Il Bova, capitano della omicidi, rimasto paralizzato ad entrambe le gambe durante uno scontro a fuoco qualche di anno prima; ad aiutarlo è il sergente Monterisi, suo discepolo, legato al commissario per avergli salvato salvato la vita in quel tragico episodio.
Blastar, Il Padre, viene da Kriaton, pianeta della costellazione di Orione. Nel corso di innumerevoli anni ha viaggiato da un pianeta all'altro,"adottando" nuovi figli ai quali ha dato tutti nomi della Grecia antica, scegliendo poi di stabilirsi sulla terra. Ognuno di essi è stato scelto a causa dei problemi fisici che presentava e che, grazie ai poteri di Blastar, sono scomparsi, sostituiti da capacità  extra ordinarie. Il Padre vive con loro nel "nido", dove li cura e li protegge da ogni male; uno scienziato che, grazie ai suoi studi, è in grado di conservare il DNA umano per ricreare copie degli originali, cosa che in passato aveva fatto con l'amore della sua vita colpito da un male incurabile, e che si ostina a continuare a studiare nelle "copie" da lui create del corso dei secoli allo scopo di trovarne, un giorno, la cura.
Da sempre questi suoi figli devoti, hanno stima e timore di Blastar, non sapendo chi sia realmente e quali segreti si nascondano in lui e nella misteriosa Medusa, la nave spaziale usata per i viaggi nel cosmo; la loro curiosità li porterà a fare una scoperta incredibile e devastante, distruggendo tutte le certezze della loro vita.
Nel frattempo anche per il Bova inizia un viaggio, affiancato dal capitano Covalski, nell'affascinante Grecia; lì cercheranno di ricostruire tutti i pezzi del puzzle del cimitero, al quale è legata la storia di una donna vissuta in quei luoghi tanti anni prima, e ad un conte e il suo castello, verso i quali gli abitanti del posto nutrono timore profondo.
Immerso nelle indagini, apparentemente senza un filo logico da seguire, il Bova inizierà ad essere travolto da fatti inspiegabili che gli devasteranno la mente. Travolto da una serie di eventi all'apparenza inspiegabili, poco per volta verrà messo a conoscenza di una nuova realtà nella quale a volte, per sopravvivere anche a se stessi, c'è bisogno di un male necessario.

L'aura giallo-fantasy che circonda l'intero romanzo, nasconde in realtà un messaggio criptato che porta a riflettere su quella che è la vera essenza di tutta la storia.

Sin dall'inizio la figura del capitano menomato, grazie alla forte voglia di farcela nonostante tutto e tutti, provoca una tenera simpatia nei suoi confronti; diametralmente opposto il sentimento nei confronti del protagonista alieno che, con il suo atteggiamento freddo, crudele e con pretesa di sottomissione da parte dei suoi figli, suscita istintivamente antipatia e disprezzo.
Man mano, però, che si va avanti nella lettura si snoda un groviglio di sentimenti contrastanti, i quali spingono a voler riuscire comprendere le sue vere ragioni che, una riga dopo l'altra, si paleseranno chiare al lettore attento.
Il senso profondo di tutto il romanzo, che si concentra in un unica e decisiva domanda, è uno solo: Quando si ama intensamente qualcuno, fino a che punto è giusto spingersi oltre, per proteggere e salvare questo amore al fine di renderlo eterno?
Abilmente diretto dalla penna dell'autore, è un racconto che contiene tutti gli elementi tipici del giallo-fantasy, in grado di soddisfare il lettore appassionato del genere e tutte le altre categorie di lettori, grazie a quella nota sentimentale che lo rende piacevolmente leggibile.
La figura effimera di Antro Poetico intriga quasi quanto i suoi scritti: di lui si sa solo che ha iniziato a scrivere nel 2009 pubblicando, ad oggi, la bellezza di tre romanzi, un saggio e circa quindici raccolte di poesie, il tutto disponibile su www.lulu.com. Questo misterioso e prolifico scrittore ha di prossima pubblicazione un nuovo romanzo, dal titolo "Il bacio della vita".

"Il Monterisi, arrivato alla Opel verde, lo prese in braccio come un bambino, aprì la portiera e lo aiutò a sedersi al lato del

conducente. Tra sé e sé si chiedeva come mai il capitano, con i suoi problemi non si facesse portare in giro con la macchinadi ordinanza. Il Bova lo faceva perché era orgoglioso, non accettava che il suo handicap lo condizionasse e voleva rimanere il più autonomo possibile. Era un combattente, uno che non si arrende mai"

"Aveva conosciuto Matilda nel 1623, nobildonna greca. Si era immediatamente innamorato di lei. La sua vitalità, i suoi occhi, la gioia. Quella donna gli aveva picchiato dentro al cuore il chiodo dell’infinito. Rivedeva continuamente quella scena. Le sue capacità psichiche erano un potere ma anche una tremenda maledizione"


"Quante cose le aveva detto nei secoli precedenti, quanti giorni assieme. Il ricordo della passione e degli intimi affetti lo fece piegare in due. Il male non lo consumava dall’esterno ma proprio dal suo interno"


“Se c’è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale”,e poi “Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo,

ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba; suonerà, infatti, la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati.”

"Stava per sferrargli l’ultimo pugno, quello mortale, ma quella frase lo scosse. Il padre gli entrò nella mente: “figlio amami anche quando non capirai” "


"Avvertiva il male e il bene ma non era ancora pronto. Come un pugile sul ring poteva solo incassare quello che gli piombava addosso e osservare. Si fermò, portandosi a ridosso di un grosso muro, per rimettere ordine nella sua mente"


"Credo che fosse scritto nel mio destino, non potrei vivere senza la convinzione che ci sia qualcuno per cui noi siamo

esseri speciali e non solo carne e sangue, credo che ognuno di noi abbia uno scopo. Anche tu hai un tuo destino, devi solo cercare dentro te e... Sorpreso da quella pausa, Riccardo lo guardò ancora con più interesse, imponendogli di finire la frase.“E ... penso che, in qualunque cosa tu creda, ma proprio in ogni aspetto della vita, solo una è la scelta veramente determinante, quella fondamentale” “Il bene e il male”

Claudia Mameli




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La tela degli dei: Lucio Schina


Editore: Progetto Cultura
Genere: Romanzi italiani contemporanei
Anno: 2011
Pagine: 144
Prezzo: € 12
Disponibile su: http://www.bol.it/libri/La-tela-degli-dei/Lucio-Schina/ea978886092363/
Fan page: https://www.facebook.com/pages/La-Tela-degli-Dei-di-Lucio-Schina/297354486947980?sk=wall
Sito internet: http://www.lucioschina.it

Davide è uno scrittore in crisi, con il suo lavoro e con la sua anima. Da diverso tempo ormai, nonostante abbia chiaro in testa il contenuto del suo nuovo romanzo, non riesce che a scrivere poche righe alla volta, strappando il più delle volte le pagine create a fatica.

A rendergli più difficile il lavoro, è il non sapere a che punto fosse giunto nella relazione con Brenda, la donna con la quale aveva trascorso gli ultimi vent'anni.In realtà, si rendeva conto di non aver mai  ben saputo quali sentimenti provasse per lei, se l'aveva mai amata di amore puro, o se si trattava di semplice illusione; così come non riusciva a capire il motivo per il quale lei gli fosse stata accanto per tutti quegli anni, e se ancora provava qualcosa per lui, il quale sentiva tra loro un distanza che andava crescendo dopo giorno. In ogni caso, ella gli era sempre accanto, e l'aveva persino seguito nella sua casa di campagna, affinché potesse riuscire a portare a termine il nuovo romanzo; ma la mente, tormentata, non gli dava una mano in questo, anzi, si rifiutava di collaborare facendolo cadere in uno stato confusionale, aggravato dal troppo bere.
L'unico punto fermo, nel suo caos mentale, era l'amico Matt Slowe che puntualmente andava a trovarlo ogni settimana per vedere come stava. Con lui solo riusciva a parlare, confidandogli i suoi timori e ammettendo che forse era solo un povero folle, felice di esserlo, in quanto, per come la vedeva, si trattava di genialità pura, una forma d'arte in grado di stimolarne la creatività.
Proprio questa l'aveva portato ad iniziare a scrivere la storia di Eva Antonangeli, una grandiosa pittrice del secolo scorso apprezzata per le sue opere di straordinaria bellezza, che riusciva sempre a riscuotere i favori della critica. Ma se nel lavoro non poteva chiedere più soddisfazioni di quelle che già aveva, in amore non era altrettanto coerente di soddisfazioni: per molti anni, era riuscita a tenere legato a sé un uomo che l'amava alla follia, che proprio poiché tanto l'amava, accettava che si disfasse di lui ogni qual volta se ne fosse sentita satura.
La cosa che più di ogni altra le premeva realizzare, era il suo nuovo dipinto, "La tela degli Dei", che stava lentamente prendendo forma, quasi disegnato da mani invisibili, senza che la pittrice sapesse bene cosa stesse realizzando, non capendo il perché dei strani simboli disegnati in alcuni punti.
In questo, Davide si sentiva per un certo verso molto vicino alla protagonista del suo romanzo, poiché neppure lui aveva idea da dove venissero fuori le parole che stava componendo.
Sempre più stravolto dalle sue emozioni, in perenne bilico tra coscienza e follia, proprio quando sembrava aver compreso il senso del suo essere, si ritroverà a vivere, in un'attimo, una strana esperienza visiva e tattile, legata indissolubilmente al significato profondo dei segni impressi nella "Tela degli Dei"; segni che riconducono, per vie misteriose, alle attività alchemiche del marchese Massimiliano Palombara ed alla sua villa, avvolta da un'inquietante aura arcana.

Al di là del fascino misterioso che conquista immancabilmente chi si addentra nella ricerca dei segreti legati alla "Porta alchemica", e che conduce a voler capire i vari meccanismi di quella scienza occulta e carica di interrogativi ai quali ancora oggi, dopo quasi cinque secoli, si cerca di dare risposta, "La tela degli Dei" pone una domanda ancora più grande:

Sino a che punto la mente umana riesce a spingersi oltre, per salvarsi da quelli che sono i nostri turbamenti interiori, quelli che non ci danno pace impedendoci di vivere serenamente ogni istante della nostra vita, per riuscire così a non arrendersi di fronte all'inevitabile sofferenza?
Lucio Schina, già autore del fortunato "Diario di un antropologo", scrive questo romanzo quasi guidato da mani invisibili, così come il protagonista della sua storia, mettendo gran pare della propria anima, seppur in modo inconsapevole; un'altra curiosità saltata all'occhio del lettore attento, è che Davide, protagonista de "La tela degli Dei", in quello che è stato il suo primo libro parlava proprio di un antropologo.
Laureato in Discipline demoetnoantropologiche, il che rimanda al romanzo d'esordio, ha collaborato come articolista scientifico di Wikio, e si è classificato 3° nelle edizioni 2007/2008 al concorso nazionale per racconti brevi "150strade", con "Riflessioni di un uomo senza tempo" e "Una Sera".

"Non cercava colpevoli contro cui scagliare il proprio impulso represso di autodistruzione, non era a caccia di una redenzione dello spirito. L’abisso senza volto gli volteggiava accanto ovunque decidesse di guardare, attanagliandolo come fosse una seconda ombra, silenziosa presenza contro cui non esisteva possibilità di fuga"


"Serrò gli occhi per scorgere l’immagine cerea riflessa dal cristallo bombato. Immaginò che la sua anima ne fosse prigioniera volontaria, chiusa in un luogo in cui il tempo poteva essere manipolato non solo con la fantasia e in cui la rivisitazione di un attimo gli avrebbe consentito di ritrovarsi nuovamente all’imbocco di quel bivio con la convinzione,

questa volta, che la debolezza dell’anima sarebbe stata unica consigliera per la decisione che avrebbe preso"
"(...) abbiamo smesso di nutrire la nostra anima e, per questo, abbiamo inaridito quanto di puro albergava nelle nostre
menti. Siamo incapaci di percepire il bello perché non ne afferriamo più il senso profondo e perché trascuriamo la più
importante delle verità. Un vero capolavoro - concluse Eva - si riconosce dall’essere tanto imperfetto quanto unico"

"Usava gli altri come contenitori da cui trarre quanto le occorreva per sentirsi irraggiungibile e, quando ne era sazia, volgeva la ricerca altrove, in un continuo viaggio nell’esplorazione dei suoi limiti artistici, dove il punto di arrivo le avrebbe permesso di creare La Tela degli Dei. In essa, l’idea astratta di perfezione avrebbe trovato il suo involucro materiale, la

vetta artistica avrebbe raggiunto la dimensione più prossima a quella divina"

"Abbandonato per sempre l’uomo, non rimaneva che aggrapparsi con ferocia a qualche suo brandello, vaga essenza di pensieri e desideri che pensava ancora di poter afferrare e trascinare di forza sui fogli bianchi"


"Il paradosso stava nell’aver tramutato il misuratore di un tempo lineare in qualcosa di ciclico, nell’aver affidato a quell’oggetto ormai inerme il compito di far rivivere di continuo il suo passato, come fosse il motore di una forza centrifuga inarrestabile, in grado di trasmettergli le emozioni di un tempo, fermandosi nell’istante preciso in cui aveva perduto tutto quanto possedeva"


"Una volta, mentre erano a pesca e le canne penzolavano stancamente conficcate nel terreno, Davide gli aveva chiesto come fosse possibile riuscire ad entrare tanto facilmente nella mente degli altri, fino a carpirne i più minuscoli segreti, ma trovare insormontabile la barriera che lo divideva dalla propria"


"Troppo brevi i momenti di lucidità per giustificare gli abissi nei quali sprofondava subito dopo, quando i demoni neri che volteggiavano intorno tornavano prepotentemente a galla, corrodendo le fragili fondamenta su cui poggiavano, ormai prive di forza, le esili speranze di venirne fuori"


"Mi dicono che l’amore generi felicità assoluta, la più elevata forma di spiritualità possibile che un essere terreno possa avvertire, capace di far divenire chi ne è investito il centro unico dell’universo. Dicono che la sua potenza sia tale da generare un’attrazione in grado di imporre al sole ed ai pianeti un unico movimento. Una purezza nel suo stato primordiale. Ma, quando mi scopro a pensare a lei, avverto un’inquietudine che mi atterrisce, un terrore invisibile mi

ottenebra e riempie la mente di immagini confuse e grottesche; ho paura di quanto provo, a volte vorrei liberarmene per sempre"

"Davide capì allora che l’amore era quel misterioso paradosso che consente di andare al di là di noi stessi, di distruggere

l’universo nel quale ci sentiamo centri nevralgici per ricostruirne uno nuovo in cui siamo spettatori passivi di una visione sublime ed accecante, cui doniamo la nostra anima con la sola speranza di serbarne un ricordo per sempre"

"Davide fu colto da un fremito; con voce tremante e le mani malferme lesse infine ad alta voce: “Domina il tempo

ed imparerai l’arte di afferrare il vento con le mani”

Claudia Mameli



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Recensione: Diario di donna, Heidi Pellizzari







Editore: & MyBook
Genere: Narrativa
Anno: 2011
Pagine: 62
Lingua: Italiano
Rilegatura: Brossura
Prezzo: € 13,00
Disponibile su: http://www.ibs.it/code/9788865600306/pellizzari-heidi/diario-di-donna.html?shop=5313http://www.deastore.com/libro/diario-di-donna-heidi-pellizzari-e-mybook/9788865600306.html

Chi scrive questo diario è una donna comune, come tante altre, che bene o male nella vita ha ottenuto tutto ciò che potesse desiderare per essere felice e serena: un marito, due figli, una bella casa... eppure, qualcosa che le manca c'è ancora: il senso del suo esistere.

Si, perché nonostante abbia già fatto tanto finora, e tanto le rimanga da fare, non riesce a capire cosa possa fare per se stessa, in modo da riuscire a colmare il vuoto interiore, così da sentirsi appagata, pienamente fiera di se stessa.
Dato che le è sempre piaciuto scrivere, decide d'iniziare a farlo in un diario, e così, riflettendo sui vari aspetti del passato, prende coscienza di tutto quello che è stato importante nella sua vita: partendo da ciò che la turba, rivede le situazioni che, affrontate a testa alta, l'hanno aiutata a crescere; si sofferma ad analizzare il suo carattere, che nelle situazioni di scontro la porta ad essere troppo rigida, ma nello stesso tempo incapace di perdurare nel mostrarsi adirata, nonostante i suoi veri sentimenti la porterebbero ad urlare con tutta la rabbia che ha in corpo; ricorda con un sorriso i primi amori, le delusioni da assimilare e il coraggio di voltare pagina per continuare ad andare avanti nonostante tutto; pensa alle persone importanti che le sono state accanto per tanti anni, diventando il suo punto di riferimento, pilastri solidi del suo vivere; e riflette, sino a rendersi finalmente conto che in realtà non c'è niente da capire, e che il vivere stesso contiene il senso di ogni cosa, mentre tutto il resto è solo la cornice che circonda il bellissimo quadro della vita.

Nata e cresciuta a Saronno dove vive e lavora, Heidi Pellizzari nel tempo libero si diletta nell'arte del Decoupage.

In questo suo primo libro, pubblicato all'età di trentatré anni, la scrittrice utilizza un linguaggio semplice e delicato senza troppi costrutti intricati, nel quale la lettrice si ritrova facilmente, perché "Diario di donna" è questo: vita semplice, comune a tutte le donne, ma non per questo meno importante di tante altre storie intriganti e cariche di colpi di scena emotivi. È una riflessione nella quale tutte noi, chi prima e chi dopo, ci ritroviamo ad affrontare, che ci porta a domandarci quale sia il vero senso del nostro esistere, cosa abbiamo fatto di veramente concreto, e cosa mai potremmo fare per essere veramente appagate e fiere di noi stesse. Troppo spesso, proprio per questo voler trovare a tutti i costi la "ragione del nostro esistere nel mondo", tendiamo a dimenticare che in realtà anche il più piccolo gesto, all'apparenza privo di significato profondo, fa parte di ciò che siamo, e che quello che più conta è andare sempre avanti facendo del nostro meglio per vivere pienamente, prendendo in maniera positiva tutto ciò che questa strana vita ha deciso di offrirci, per arrivare alla fine senza nessun rimpianto da perdonarci.

"Alla fine la vita non è mai come uno se l’aspetta; arrivi ad un punto in cui ti rendi conto di avere proprio tutto, e comunque non avere in mano niente"


"Mi dico: ˝Ho solo 30 anni, è il periodo più bello dell’esistenza perché si è abbastanza adulti per fare scelte ponderate e per decidere qualsiasi cosa che possa migliorare la qualità della vita˝, eppure non riesco a trovare ciò che dia il senso a tutto il mio cammino. Non riesco proprio a capire cosa devo fare"


"E così mi chiedo dove sono finiti i miei sogni, i miei progetti di vita, le mie ambizioni e poi mi ricordo che io ero la bambina che non pensava al futuro e che quindi, forse, di sogni non ne ho mai realmente avuti"


"Oggi vorrei tenere il muso più a lungo, vorrei avere più tempo per assimilare la cosa, per vivere le mie emozioni e farle mie, per medicare con cura la ferita.. ma sorriderò, perché ci sono cose che si fanno col tempo degli altri, semplicemente per fare del bene"


"Ricordo pochi momenti vissuti a giocare insieme agli altri e una marea di momenti passati appoggiata alla parete più nascosta a guardare gli altri che vivevano, desiderando di essere come loro"


"La sofferenza fa parte della vita (...) È un muro inaspettato dietro ad un angolo, e se si vuole andare avanti nel cammino della nostra esistenza non si può far altro che arrampicarsi a mani nude e con fatica cercare di scavalcarlo (...) Io non sono una che torna indietro. Cerco sempre di scavalcare tutti i muri che mi si presentano, anche se questo significa arrampicarsi fino a farsi male, fino a ferirsi mani e braccia, fino a piangere per il dolore"


"Su questa terra siamo in tanti; tante persone diverse che non sempre hanno qualcosa in comune (...) ma c’è una cosa che abbiamo tutti, proprio tutti, dal più grande al più piccolo, dal più povero al più ricco: tutti abbiamo la vita (...) E così non si può dare un senso alla vita perché la vita è il senso stesso, il significato più profondo di ogni cosa"


"È necessario capire in tempo che la vita è una sola, e che non è poi così importante come la viviamo, se la arricchiamo di numerose esperienze, se la stravolgiamo per qualcuno, o se la trascorriamo tranquillamente, senza pretese"


"Si nasce, si cresce e si muore, ma nel mezzo c’è tutto quanto. Ed alla fine di questa splendida avventura, capiremo di non aver vissuto invano"


Claudia Mameli



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