domenica 24 aprile 2016

Ascoltami... , di Simonetta Angelo-Comneo

                                                                                 

Casa Editrice: Eracle
Anno: 2015
Formato: Cartaceo
Genere: Romanzo storico
Pagine: 235
Prezzo: € 15,52
COMPRA QUI Ascoltami...

Agli inizi degli anni '70 la giovane Lea si sposa con Wadih, un facoltoso imprenditore libanese con il quale decide di vivere a Beirut. In Italia lascia il ricordo di un padre mancato troppo presto, e una madre anaffettiva che decide di continuare a vivere risposandosi, escludendola dalla propria anima. Il dolore di Lea contribuisce a consolidare nel tempo un carattere fragile ed insicuro, dove la confidente più fidata dei suoi pensieri rimarrà  a lungo la propria mente.
L'amore che lega la coppia appare sincero ma, a distanza di poco tempo, la donna si rende conto che non è poi così perfetto. Spesso si ritrova sola per via dei continui impegni lavorativi di Wadih, ed è solo grazie a  Mirulla, una cara amica conosciuta per caso, che inizia a scoprire veramente la bellezza del Libano e sentirlo come la sua casa. La guerra inizia a farsi strada, cosicché Lea decide di riempire gli spazi vuoti impegnandosi nello studio, anche a causa dell'assenza e dei continui tradimenti subiti dall'uomo con il quale credeva aver  riacquisito quella stessa figura protettiva che tanto le era mancata, e che invece segue ad umiliarla allontanandola sempre più, fino a quando non la lascerà definitivamente per morire tra le braccia dell'amante. Prese le redini dell'azienda lasciatale in eredità dal marito, Lea imparerà a guardare la vita secondo nuove angolazioni, grazie al supporto di nuovi amici che le staranno sempre vicino, diventando sempre più forte. Vedrà di nuovo l'amore, la paura, conoscerà nuovi luoghi e ripercorrerà il doloroso cammino della morte in quel Paese che ama alla follia e dal quale nemmeno la guerra la può allontanare a lungo.

Scrivere una recensione per questo romanzo non è stato facile per me, e ancora adesso non so bene se questa sia la maniera giusta per rendergli onore. La storia narrata da Simonetta Angelo-Comneo è costantemente avvolta da una malinconica sensazione di abbandono che si sente sulla pelle, pagina dopo pagina. Le descrizioni degli ambienti sono fotografie in movimento che quasi profumano al solo leggerle: le strade di Beirut, i palazzi, i suk e le colline prendono magicamente vita portando la mente in luoghi che per la maggior parte dei lettori sono estranei che diventano in un attimo parte della propria vita. La stessa sensazione di attaccamento che prova Lea quando a causa della guerra viene costretta a lasciare il Paese per trasferirsi a Parigi o Milano, il suo desiderio di tornare finalmente in Libano viene contagiato anche a chi legge. Più di ogni altra cosa si entra in contatto con l'anima della protagonista, delicata, sensibile e disperatamente attaccata alla vita. Si prova per lei una forte solidarietà nella sofferenza che il destino le ha imposto, mista ad una grande gioia nel momento in cui un barlume di speranza sembra affacciarsi nel suo cuore per renderla finalmente felice, anche quando, circondata da amici coraggiosi, impara che per riuscire a costruire un futuro migliore bisogna imparare a vivere al meglio nel mondo che ci è stato dato, con tutti i suoi difetti e le sue lunghe strade da percorrere, amandone la bellezza immensa di ciò che comunque offre senza riserve alcune.

                                                                                  

"I suoi passi la portarono verso Maarad, i cui lunghi e vasti portici ospitavano negozi di ogni genere, dal negozietto di spezie e granaglie alla boutique piena di squisiti abiti di marca, dal negozio di scarpe a quello di prodotti artigianali"

"Siamo insieme e siamo soli. Sento le tue parole ma non ne colgo il significato. Incomunicabilità di due esseri che stanno insieme, fanno l'amore, ripetono gesti che tanti altri hanno fatto prima di loro, discutono, ma in realtà vivono soli, ognuno nel proprio mondo, chiuso all'altro, dove le parole formano il silenzio e non riempiono il silenzio"

"Che cos'è la felicità se non doversi accontentare di quello che si ha o che la vita concede, giorno dopo giorno?"

"Pensava continuamente  alla madre e al poco amore che le aveva dato, eppure, nonostante ciò, era triste per lei e la compariva"

"Era talmente presa dai suoi fantasmi che lo aveva sempre guardato come la spalla su cui piangere, l'amico a cui chiedere sostegno, la roccia a cui aggrapparsi, senza mai chiedersi che persona fosse veramente"

"Le ore passavano lente e inesorabili e verso sera i bombardamenti divennero più violenti e vicini. Ogni colpo che sentiva, ogni bomba che, cadendo, faceva tremare i vetri e il pavimento sotto ai suoi piedi, sembrava trapassarla e dilaniarla; aveva male dappertutto, nel corpo e nell'anima: è questa la paura?"

"Cadi tu che calpesti il tuo onore, la tua religione, la tua famiglia; tu che vedi nella nostra forza solamente uno strumento per distruggere. Ecco, io ti abbatto freddamente, prendo la mira e sparo perché cin te seppellisco tutti i bambini mutilati, tutte le chiese profanate, tutte le case distrutte, tutti i beni calpestati, con te seppellisco una felicità troppo fragile, una ricerca troppo vana"

                                                                                                  

                                                                          INTERVISTA
Claudia) Salve Simonetta. Prima di ogni altra cosa devo ringraziarti per avermi coinvolta nel tuo mondo di carta. Come "Taccuino Libanese", anche questo romanzo è soprattutto un pezzo importante della tua vita pur non essendo prettamente autobiografico. Cosa ti ha spinto a scriverlo?
Simonetta) "Ascoltami" Non è autobiografico, come giustamente dici, ma vi ho riversato  molti dei miei sentimenti ed esperienze. Lea, che è un  personaggio nato dalla fusione di molte donne incontrate (e c'è anche un po' di me), è cresciuto talmente dentro di me che è quasi esploso ... l'ho scritto in poco tempo tanto forte era la forza con la quale mi parlava per farsi sentire. Buffo, vero?

C) Il Libano è stato la tua Casa per tantissimi anni. Qual è il ricordo più bello che conservi di quel periodo?
S) Il ricordo più bello del Libano risale agli anni d'oro, cioè al periodo che va dal 1961 al 1974, quando ancora la guerra era lontana, quando la generosità e l'ospitalità dei libanesi era genuina, quando il Paese sembrava il paradiso terrestre.

C) Essendo professoressa pare scontato che  tu scriva perfettamente, ma il tuo stile narrativo ha una vita propria: sembra quasi che la penna sappia già cosa mettere su carta, ancor prima di te. Quali sono le condizioni ideali per riuscire a staccare la mente dal corpo e poter creare liberamente?
S) Non ci sono condizioni ideali per staccarsi dalla vita reale e creare. I momenti vengono all'improvviso quando, senza rendertene conto, ti trovi a parlare con il tuo personaggio e nella tua mente si formano frasi che sembrano sgorgare da sole. E allora prendi il tuo pc, prima era il famoso taccuino, e le tue mani scorrono sulla tastiera. A volte si può rimanere giorni interi senza sentire nulla e poi via, ti rimetti in movimento.

C) Il tuo è un cognome importante, che sotto un certo punto di vista impone grosse responsabilità. Potendone sceglierne solo tre, quali sarebbero i valori fondamentali della tua vita?
S) - Non è solo un nome importante che comporta responsabilità; queste fanno parte dell'educazione che hai ricevuto e dall'esempio della tua famiglia. Io direi che i tre valori fondamentali della mia vita sono: amore, onestà e umiltà.

C) Con i tuoi romanzi hai avuto diversi riconoscimenti importanti. Questo, legato alle tue origini, in che maniera influisce sui rapporti interpersonali e sul modo in cui ti vedono gli altri?
S) Credo che gli altri mi vedano esattamente come ero prima di scrivere e di ricevere riconoscimenti, e cioè come figlia, moglie, madre e amica leale.

C) La vita riserva momenti belli ed altri più difficili da gestire. Se tu potessi esprimere un desiderio, cosa chiederesti?
S) Esprimere un desiderio ora? Forse l'unica cosa che io desidero veramente è vedere i  miei figli vivere con amore e serenità come ho vissuto io nonostante dolori e difficoltà. Perché si, se mi fosse dato di ricominciare la  mia vita, forse non la vorrei diversa da quella che ho avuto.

C) Prima di salutarti, per la gioia di tutti i tuoi lettori, vorrei sapere se hai dei progetti importanti a breve scadenza.
S) Sto scrivendo un nuovo romanzo che, per motivi un po' seri, ha avuto una battuta di arresto. Lo sto riprendendo in mano in questi giorni ...vedremo.

C) Grazie di cuore a Simonetta Angelo-Comneo, con un forte augurio per la sua carriera letteraria.

Claudia Mameli

giovedì 7 aprile 2016

Cavalli otto uomini quaranta, di Enrico Graglia

                                                                                      


Pubblicazioni: Amazon
Anno: 2013
Genere: Narrativa
Formato: Kindle
Prezzo: € 0,99
Questa raccolta di racconti parla di Valerio e dei suoi amici, dei suoi nonni e della sua Castelvecchio, la piccola cittadina nella quale è cresciuto avvolto da una magica aura di pura e felice spensieratezza. Prendendo pezzi di vita da regalare a chi avrà voglia di lasciarsi trasportare dalla nostalgica semplicità dei tempi trascorsi, si passerà attraverso momenti di paura per poi correre  verso i giochi di bambini che diventano grandi  sognando ad occhi aperti; rievocando le voci e gli odori dell'infanzia e assaporando la malinconia dei ricordi lontani.

La scrittura delicata, la parlata semplice e priva di qualsiasi tipo di artificio letterario, da' modo a lettore di immedesimarsi in questi piccoli aneddoti che fanno sorridere, a volte commuove, e spesso riflettere sulla grandezza di una vita comune e speciale come è quella vissuta dai protagonisti che si alternano armoniosamente nelle pagine di Enrico Graglia che, orgoglioso del proprio lavoro, afferma: "Cavalli otto e uomini quaranta", è una raccolta di sette racconti, scritti nell'arco di dieci anni e indipendenti tra loro, ma uniti da un unico filo conduttore: il legame con le proprie origini, sia familiari che geografiche, che passa attraverso i ricordi, i racconti degli anziani e le suggestioni di un paese di campagna un po' vissuto e un po' immaginato.

                                                                                     

"Dappertutto brulicavano quei serpenti di plastica, che svuotavano si vita le membra sempre più scarne di quelle donne morenti, rinsecchitesi bei letti della clinica come foglie d'autunno, in procinto di staccarsi dall'albero e andare a marcire al suolo"

"Mi resi conto di parlare per la prima volta al nonno come se non ci fosse, come se non fosse in grado di sentirci e di interagire con noi"

"Quando sono andato sotto le armi ero negli alpini e suonavo nella banda. Ero la prima tromba! E allora, siccome c'era il Re, si suonava: Vien il Re, vien il Re, vien il re, le trombe liete squillano
E allora io scappavo lì, in quella specie di pozzo più alto di me. Saltavo dentro e poi mettevo sopra delle frasche, delle fascine, in modo che non mi vedevano. (...) I fascisti ce l'avevano con noi, i partigiani ce l'avevano con noi. E tu non sapevi più che fine fare
Vedi delle volte essere delinquenti! Lì si mangiava e si dormiva. E i tedeschi avevano più fame di noi, avevano meno roba di noi. Lavoravamo la terra e mungevamo la terra, al pascolo, ma prima di dare il latte a loro lo bevevamo noi"

"I suoni non scompaiono: sono onde che viaggiano nello spazio e smettiamo di sentirle soltanto perché si allontanano da noi
Era una notte in cui i sogni vivevano. E, anche se presto annegati nell'oblio del sonno, sarebbero tornati per bussare alle porte cedevoli dell'anima e, forse, diventare realtà"



INTERVISTA

Claudia: "Ciao Enrico, in questa breve intervista ti farò alcune domande legate ai tuoi lavori, primi fra tutti "Labirinto" e "Cavalli 8 uomini 40”. Come sono nati?"
Enrico: Ciao Claudia, ti rispondo molto volentieri. “Labirinto” è una storia d’amore fra liceali, condita di soprannaturale; l’ho scritta a vent’anni, mettendoci qualche elemento autobiografico e poi ricamandoci sopra, lasciando spazio alla fantasia. “Cavalli 8 Uomini 40”, invece, è una raccolta di sette racconti, scritti nell’arco di oltre dieci anni e indipendenti tra loro, ma uniti da un filo conduttore: il legame con le proprie origini, sia familiari che geografiche, che passa attraverso i ricordi, i racconti degli anziani e le suggestioni di un paese di campagna un po’ vissuto e un po’ immaginato.

C) Hai progettato di fare i due libri legati, oppure è avvenuto per caso?
E) Il legame tra i due libri è voluto, nel senso che il protagonista di “Labirinto” torna in un paio dei racconti di “Cavalli 8 Uomini 40” e, insieme a lui, Castelvecchio: un luogo del mio immaginario, costruito sulle fondamenta di un paese reale, a cui sono molto legato, tra le colline dell’astigiano.

C) Da cosa ti sei fatto ispirare?
E) Dalla vita quotidiana, dalle letture, dai film: nella scrittura tutto converge, si mescola e si trasforma in qualcosa di diverso... una storia nuova, nata da mille storie già vissute e sentite in passato, che a sua volta confluirà in altri racconti per alimentare l’immaginario umano del futuro.

C) Nei racconti di Valerio col nonno trovo una grande intimità di scrittura... Volevi trasmettere un preciso messaggio o ti sei fatto guidare dalla penna?
E) Il racconto che dà il nome alla raccolta, “Cavalli 8 Uomini 40”, è al cento per cento autobiografico: non c’è nulla di inventato, forse per questo traspare un’intimità innegabile. Nei dialoghi ho condensato ore di registrazioni, trascritte per mantenere e tramandare i racconti che fin da bambino ho sentito ripetere dai miei nonni: sono le loro voci, che vorrei arrivassero al lettore, la loro esperienza diretta del passato, della guerra e della vita in campagna, dei giorni difficili di un’altra epoca… i ricordi di una vita racchiusi in poche pagine, perché possano tornare a vivere ogni volta che qualcuno li legge.

C) Quando scrivi, come e perché?
E) Quando riesco, impegnando il poco tempo libero a disposizione. Non aspetto l’ispirazione, ma mi metto davanti al computer e inizio una nuova storia o ritorno su una già sviluppata e ci lavoro su. La scrittura è mestiere, oltre che esigenza, e l’esercizio aiuta a migliorare… ma se non mi divertissi ogni volta che lo faccio, smetterei subito.

C)Quale è il tuo lavoro principale e come concili con esso la tua passione?
E) Un lavoro d’ufficio, agli antipodi della scrittura creativa; quest’ultima per il momento resta una passione, da coltivare nel tempo libero.

C) Primo libro scritto e concorsi letterari?
E) Ho scritto per anni dei racconti brevi, poi alcuni racconti più lunghi e attualmente sto lavorando a tre romanzi. Ho partecipato a pochi concorsi letterari e, finora, non ho avuto riscontri significativi, salvo una buona recensione dalla giuria del Premio Calvino e qualche consiglio utile nell’ambito del Torneo Letterario IoScrittore.
C) Quanti titoli pubblicati ad oggi?
E) Ho pubblicato cinque titoli su Amazon, ma sono alla ricerca di una casa editrice per il mio primo romanzo.

C) "Il serpente piumato" ha tutto un altro stile, ci hai messo dentro un po' di Lara Croft: voleva essere un remake de La culla della vita?
E) “Il Serpente Piumato” è un racconto di fantascienza, decisamente diverso da “Labirinto” e “Cavalli 8 Uomini 40”. Sicuramente deve molto al cinema, ma non tanto a Lara Croft, quanto piuttosto a film e libri come “Alien vs Predator” e “Sfera”.

C) Non l'ho ancora letto, ma un altro libro ha come protagonista un certa Buick. Nella scrittura ti lasci influenzare da quello che leggi?
E) Sì, le letture sono la mia maggior fonte di ispirazione e l’autore a cui devo di più è senz'altro Stephen King: nessuno ha influenzato il mio immaginario e la mia scrittura quanto lui. Lo considero un maestro assoluto, inarrivabile.

C) Prossimi progetti?
E) Sto lavorando al mio primo romanzo: una storia fantastico-horror di cui spero sentirete parlare.

E in attesa di leggere il suo primo romanzo, vi lascio il link di: LabirintoIl serpente piumatoNotte al monastero e Piena notte.

Claudia Mameli 

Settanta acrilico trenta lana, Viola di Grado

                                                                                                    



Casa editrice: E/O
Genere: Narrativa
Anno: 2011
Pagine: 189
Formato: Cartaceo
Legatura: Brossura
Prezzo: € 7,65

Dopo la morte del padre, Camelia rinuncia al proprio futuro perfetto per vivere di arrendevole rabbia e malinconia accanto alla madre, un tempo affascinante violinista affermata e poi trasformata in un vegetale ambulante a causa del dolore. Le due donne vivono a Leeds, una piccola cittadina londinese resa importante dalle prime industrie tessili, e più precisamente nella Christopher road, un luogo dove l'inverno fa da padrone e la gente che vi abita non presta molta attenzione al marciume che la circonda.
Senza alcuno stimolo, la ragazza inizierà a vestirsi di stracci per ribellarsi alla bruttezza della propria esistenza e troverà un piccolo lavoro per continuare a prendersi cura dello scheletro di sua madre, imbattendosi così in una complicata e squallida storia di sesso per colmare il vuoto che la circonda, in attesa che sua madre riprenda il ruolo che ha dovuto invece imparare a gestire Camelia.

L'opera prima della scrittrice torinese mette in risalto la rassegnazione di una vita che vuole distruggere se stessa, smontando ogni ideale di perfezione per lavare drasticamente l'illusione del paese delle favole nel quale si ambienta ogni storia a lieto fine. Viola, ci fa conoscere in maniera macabra la cruda realtà di un cuore che ha ormai smesso di voler battere riducendosi a vivere di contrazioni passive, ossigenate dal rimorso di susseguirsi incessantemente. Il narrato è duro, le frasi brevi e concise; le descrizioni degli ambienti, sporchi e disordinati, rispecchiano lo stato d'animo della protagonista, facendo vedere al lettore quanto misera sia la sua esistenza interiore, quanto poco rispetto abbia per la propria vita e per il proprio futuro. La storia con Wen la disgusta, eppure non ne può fare a meno, quasi cercasse in lui la giusta punizione per non essere in grado di avere una vita normale insieme ad una madre che egoisticamente ha smesso di essere tale, negando così a sua figlia ogni gioia, dimenticandosi di lei e di quanto ha sofferto nel sperare in un suo lucido ritorno. 

                                                       

"Io sono quella col naso grande e i capelli lunghi neri, la carnagione chiarissima, no, più a destra, dico quella con la frangia e gli occhi verdi, mi vedete o no? Quella che sta guardando dentro il cassonetto, si, proprio quella. Altro che storia della mia vita, la mia vita non ce l'ha una storia, di certo una storta, ma una storia proprio no. La mia vita al posto della storia ha crateri profondi pieni di sabbia, come quelli che ci sono sulla Luna, quelli che da piccola ti sembrano occhi naso e bocca"

"Sverginai il velluto facendone sue toppe tonde che cucii sul vestito rosa stretto sul seno, all'altezza dei capezzoli. Poi tagliai a strisce verticali la stoffa arabescata e cominciai a infliggere grate grigie e verdi ai petti slabbrati degli scamiciati di lana. Quando ormai era sera presi la salopette e le somministrai un morbillo di tela a pois rossi, sparso qua e là tra le pince del seno e il cavallo dei pantaloni. Poi in un impeto di idiosincrasia le iniettai una grossa peonia proprio in mezzo alle gambe"

"Venerdì quattro gennaio duemilaeotto mi ritrovai sul palmo la scritta che diceva "Falle la doccia domani", e allora l'indomani decisi che il giorno dopo avrei deciso che il giorno seguente avrei spinto mia madre sotto la doccia"

"La pioggia aumentava e venivano i fulmini e i tuoni e insomma qualsiasi cosa ti venga in mente. Dilla e basta. Di' lampi accecanti come fari sul palcoscenico della mia vita schifosa. Di' piaga delle locuste. Di' pioggia di cianuro. Di' che mi scriverai sulla lapide "Doveva morire prima"

Claudia Mameli
                                                               

Il coraggio di Fax




Genere: Racconto breve
Anno: 2015
Formato: E-book
Pagine: 52
Prezzo: € 1,32
compra qui Il coraggio di Fax.: In ognuno di noi c'è un cane e non un fanciullino come volevano farci credere.


Fax è un affettuoso ed intelligente cagnetto, che dopo aver trascorso la sua "infanzia" in un canile viene adottato da una famiglia nella quale solo la piccola Leila sembra regalargli le giuste attenzioni. John e Natalie, i genitori della bimba, sono invece sempre scontrosi nei suoi riguardi, e al limite della cattiveria, sembravano quasi dimenticarsi che lui esiste, lasciandolo spesso senza cibo. In fondo al suo grande cuore, però, Fax cerca comunque di provare a giustificare quel loro atteggiamento, anche quando, di punto in bianco, viene abbandonato in una stazione di servizio. Nonostante tutto, spera che si sia trattato di un errore, e che presto i suoi padroni tornino a riprenderlo. Ma le cose non vanno come avrebbe voluto e in breve capirà di dover contare solo su se stesso, lasciando al lieto fine solo un briciolo di speranza.

La storia di Fax è comune a tante altre, e vuole essere un monito verso chi dimentica che gli animali sono veramente i migliori amici dell'uomo, e che se anche non sono in grado di parlare, possono insegnare tanto sull'amore, puro ed incondizionato.
 Nata a Santa Maria Capua Vetere, alla vigilia di ferragosto del 1990, Stella Ada Rossetti scrive questo racconto grazie all'amore che prova verso gli animali. Per diverso tempo, la storia è stata disponibile a titolo gratuito sul blog dell'autrice;  nel contempo, grazie al supporto della pagina facebook “i nuovi angeli”, e all'aiuto di sua madre, decide di rilegare a mano  il racconto ed offrirne i proventi al canile municipale di Santa Maria Capua Vetere.
Al momento, la vendita del racconto è volta al sostegno del rifugio “Fido, amico mio” di Marcianise (CE), progetto che ha il supporto della pagina ufficiale “Liberi di volare sempre Aima Cive Casagiove”.

                                                        

"Noi non siamo capaci di odiare, tienitelo sempre a mente. Io ancora adesso amo follemente il mio padrone, eppure mi ha fatto soffrire"

"Sono sicuro che quest’uomo non sia mai riuscito ad avere qualcuno al suo fianco, oppure ha sofferto, ed è per questo che se la prende con il mondo intero"

"Io voglio solo una persona d’amare, qualcuno cui io possa donare tutte le mie attenzioni, le coccole, l’affetto. Mi accontento di questo. Rimarrei sveglio tutta la notte a fare la guardia e se necessario potrei rimanere digiuno.  L’unica cosa che desidero fortemente è possedere una famiglia. Non ha importanza poi se mi trattano bene o male, l’importante è che io non sia più solo"

"Qual è la differenza tra l’amore e l’affetto? Non lo so in realtà neanche io. Forse l’affetto è quel sentimento che provo quando vedo arrivare qualcuno che mi piace tanto e quindi per farglielo capire scodinzolo.  L’amore invece è un'altra cosa, penso che chi sia realmente innamorato non abbia alcuna paura, abbia piena consapevolezza dei sentimenti che prova e che voglia condividere con la persona amata ogni istante che ritiene importante"

Claudia Mameli
                                                                  

Licenza Creative Commons
Recensione "Il coraggio di Fax" di Claudia Mameli è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Based on a work at http://ilprofumodellacarta.blogspot.it/2016/04/il-coraggio-di-fax-genere-racconto.html.

La gabbia, di Gianluca Corradini





Edizioni: ILMIOLIBRO
Anno: 2015
Genere: Narrativo
Formato: Cartaceo
Pagine: 136
Prezzo: €15
Disponibile su: ILMIOLIBRO

Stan è stato appena arrestato, e in maniera confusa inizia a prendere coscienza di quella che sarà la sua vita da quel momento in poi. Studia i suoi compagni, osserva la presa di potere delle guardie chiedendosi come poter andare avanti in maniera normale, ed entrando in un luogo nel quale ogni concetto prestabilito perde il suo valore, resetta ciò che rimane della sua vita passata per inserirsi nel nuovo habitat, come se non potesse esistere nient'altro di diverso dal posto in cui sta. Solo una voce, saggia, prova ad indicargli come fosse un enigma, la verità che si nasconde dietro il suono cupo prodotto dall'acciaio nel momento in cui la cella si chiude per sempre alle spalle dei reietti.

Gianluca Corradini, già impegnato nella gestione di un sito web d'informazione culturale, scrive questo suo primo libro nell'arco di molti anni, utilizzando una  forma stilistica che si plasma a misura di detenuto in un formale parlato quotidiano a dispetto delle convenzionali regole narrative. Grazie alla scrittura poco ricamata (che avrebbe potuto deviare la reale comprensione del testo), i fatti vengono descritti in maniera essenziale, come se fossero stati osservati attraverso l'otturatore di una macchina fotografica; mentre l'iniziale lentezza delle parole regala alla storia una nota noir che fa scivolare in forti riflessioni, d'un tratto si fa strada una più intensa visione della malinconica rassegnazione dei personaggi nella quotidianità del carcere, dove il tempo perde consistenza cambiando forma, ed  il perché della detenzione diventa un dettaglio irrilevante.
Piuttosto, il cardine di tutto il romanzo è proprio il senso di smarrimento dei detenuti e la loro necessità di rendersi utili per dare un senso ad una vita che non gli appartiene più, perché in una cella il vuoto spazza via i ricordi rendendoli qualcosa di irraggiungibile e non indispensabile.
La prigione, come una gabbia mentale in cui si perde la propria identità, ed i ruoli si amplificano nel loro senso di potere; dove la lucidità e la consapevolezza si sgretolano come un muro scosso da un terremoto. Un luogo nel quale nulla è come dev'essere, neppure la paura: perché dentro una gabbia, l'unica soluzione per sopravvivere è nutrire con amore e dedizione la propria rabbia.



"Stan era una persona comune, come tante altre. Finché non venne processato e arrestato per omicidio"

"Durante le ore notturne non si sentì un solo sibilo tra le celle. Un silenzio profondo invadeva la sala più rigoroso che in un cimitero"

"Le rivolte delle mense, gli schiamazzi, i tafferugli e le risse raccontate milioni di volte in televisione e nei romanzi sembravano essere pura fantasia"

"Fuori da quelle mura era diverso: c'erano le stragi, il caldo asfissiante dell'estate ed il freddo glaciale dell'inverno. C'era la primavera che raccoglieva e l'autunno che portava via. C'era la vita, la folla e il caos. Lì dove il tempo aveva un senso, e per questo veniva rammentato. Ma per i detenuti ogni cosa era differente, loro rimasero rinchiusi in un concetto astratto che era il tempo stesso in carcere. Proseguirono incessantemente le loro vite, fino a dimenticarsi di dover scontare una pena, fino a rassegnarsi completamente all'idea di vivere".


Leggendo questo libro ho sentito la necessità di conoscere meglio Gianluca Corradini, cosicché da una chiacchierata ne è venuta fuori una piccola intervista che vi riporto in versione integrale. Buona lettura!

INTERVISTA

Claudia: "Prima di tutto, grazie per la disponibilità: riuscire ad avere un'intervista con un autore è quanto di più bello si possa regalare ad un lettore!
Ma andiamo subito al dunque: "La gabbia", inizia come il più classico dei noir per poi trasformarsi in qualcosa di più complesso, difficile da decifrare. Come nasce questa storia, e da cosa è stata ispirata?"
Gianluca: "La gabbia nasce diversi anni fa, e inizialmente avevo un'idea completamente differente riguardo lo sviluppo del romanzo. Ad ispirarmi sono stati principalmente Fabrizio De Andrè ed Eduardo De Filippo, che attraverso le loro opere - Storia di un impiegato e Le voci di dentro - hanno profondamente cambiato il mio modo di essere e pensare."

C: "Il romanzo è ambientato in America per una scelta stilistica, o per un preciso motivo?"
G: " Non c'è un motivo in particolare, quindi direi una scelta stilistica. Anche se è nato tutto improvvisamente, senza che ci riflettessi troppo."
C: "Considerando che le scene iniziali si svolgono con grande rapidità, ad un certo punto il lettore vorrebbe capire qualcosa di più, sul vissuto dei personaggi; invece, il loro passato diventa qualcosa di irrilevante e prettamente astratto: perché?"
G: "Credo che in questa storia non siano importanti i dettagli: il protagonista potrebbe essere ciascuno di noi. E' fondamentale capire lo sviluppo senza lasciarsi influenzare, e per questo era necessario rendere spogli gli interpreti."

C: "Il gioco di potere che le guardie assumono verso i carcerati, incute in questi ultimi una forte rassegnazione, che intacca psicologicamente la loro identità di esseri umani. Crede che sia possibile, fare di un assassino una vittima?"
G: "Questo è un argomento già trattato da autori ben più illustri. Io piuttosto mi chiedo: è possibile trasformare una vittima in un assassino?"

C: "In questa storia viene utilizzata una scrittura molto semplice, priva di fronzoli letterari e decisamente 'alla mano', ma pur sempre con grande precisione emozionale. Ha svolto delle ricerche approfondite per spiegare al meglio i temi trattati?"
G:" Qualche ricerca l'ho fatta, sì. In particolare ho visitato un ex-opg qualche mese fa, un'esperienza che mi ha sicuramente aiutato."

C: "So che la stesura del libro è stata lunga, ma appagante. Qual è il messaggio nascosto ne 'La gabbia'?"
G: " Potrebbero essercene tanti di messaggi nascosti, ma se li dico poi non c'è sfizio a leggere il libro. Mi piacerebbe se i lettori li trovassero."

C: "Questo, è un libro auto pubblicato: perché consiglierebbe questa opzione ad altri autori emergenti?"
G: "Quello della scrittura è un mondo difficile. L'auto pubblicazione permette di dare il meglio di sé e togliersi qualche soddisfazione in più."

C: "Lei, è socio amministratore del sito culturale/giornalistico 'ilvaporetto.com". Come concilia il suo ruolo di divulgatore con quello di romanziere?"
G: "E' molto difficile, considerato anche che svolgo un terzo lavoro, l'unico al momento remunerativo. Ma avere una passione è fondamentale in tempi come questi, non mi pesa perché scrivere è sempre stato il mio sogno."

C: "Prima di salutarci, può dirci se ha già in opera un nuovo progetto letterario, magari con qualche anticipazione?"
G: "Qualcosa c'è, ma al momento voglio concentrarmi su "La gabbia". E' una parte di me, ci tengo molto."

Claudia Mameli



Licenza Creative Commons
Recensione "La gabbia" di Claudia Mameli è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Based on a work at http://ilprofumodellacarta.blogspot.it/2016/04/la-gabbia-di-gianluca-corradini.html.

Mi chiamavo Susan Forbes, di Rosalba Vangelista


Casa editrice: YoucanPrint
Genere: Gotico
Formato: Kindle
Dimensioni: 577 kb
Prezzo: € 0,99
COMPRA QUI Mi chiamavo Susan Forbes


Susan Forbes è una giovane donna che chiede solo di poter vivere in pace la serenità del proprio amore, fatto di suoni soavi, profumi delicati e sogni che possano riempirle l'anima. Era felice accanto all'uomo che amava, finché l'onta della vergogna fece in modo che ogni suo desiderio venisse distrutto per sempre, trasformandola in un'anima in pena costretta a vagare disperatamente alla ricerca di una pace che non sentiva più sua.
Questo racconto breve, scritto in maniera essenziale e drammaticamente nostalgica, si snoda tra le radici profonde del gotico. Al contempo, l'inno alla gioia lo riporta verso una corrente romantica nella quale le leggi del cuore si sovrappongono a quelle crudeli dell'uomo, dove si lotta per l'indipendenza delle proprie speranze, anche a costo della propria vita. È questa una storia che lacera il cuore, riportando al presente vicende non troppo lontane dai nostri giorni, nelle quali l'onore di una famiglia viene ancor prima della famiglia stessa.

"In questo limbo non vi è alcun suono, alcuna luce, è come fluttuare nel nulla, vedo e sono avvolta nella nebbia… una nebbia densa, fredda, che sa di peccato"

"Non sono stata seppellita in terra consacrata, ma lontana, in una fossa nel bosco; come un rifiuto, come qualcosa di sporco e deplorevole, tra quegli alberi spogli e desolati che sembravano gridare l’orrore della mia morte tra la nebbia umida e grigia di quel luogo abbandonato"

"Era un angelo vestito di nero, era il frutto proibito della mia anima innocente, quella stessa anima che sarebbe stata maledetta in nome di un onore che non lascia scampo all’amore"

"Ero così, mi bastava un tramonto, un petalo di rosa cullato dal vento per emozionarmi, vedevo la bellezza dietro ogni cosa, dietro ogni fiore, dietro ogni luna"

                                                   

Claudia Mameli

Licenza Creative Commons
Recensione "Mi chiamavo Susan Forbes" di Claudia Mameli è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Based on a work at http://ilprofumodellacarta.blogspot.it/2016/04/mi-chiamavo-susan-forbes-casa-editrice.html.

Le cronistorie degli elementi: Il mondo che non vedi, di Laura Rocca


Genere: Fantasy
Anno: 2015
Formato: E-book
Pagine: 641
Prezzo: € 0,99

Celine è una ragazza fragile ed insicura alla quale la vita ha riservato solo cattive sorprese. Giunta allo stremo delle sue forze si reca nella casa dove ha vissuto con i suoi genitori fino a poco tempo prima, e lì accade qualcosa di magico e straordinario che le fa quasi credere di essere diventata pazza. Quello che ha creato dalle sue stesse mani attira l'attenzione di Aidan, soldato di un mondo a lei sconosciuto ed invisibile ad occhio umano ma del quale pure lei, seppur inconsapevolmente fa parte. Combattuta dal legame che la lega a Matteo, il suo attuale fidanzato, e quello che improvvisamente sente di provare per Aidan, Celine scoprirà le sue origini di Custode degli elementi scoprendo luoghi straordinari che vivono della potenza emanata dalla natura; conoscerà guerrieri valorosi e maestri saggi; imparerà a conoscere se stessa e i suoi poteri immensi preparandosi ad affrontare una grossa battaglia che vede il Signore del Vuoto protagonista del piano di distruzione e presa di potere verso tutti gli altri elementi: Acqua, Terra, Fuoco e Aria.

La scrittura è ancora un po' acerba, ma le premesse per una crescita narrativa sono alte. L'autrice riesce agevolmente ad introdurre una scena dietro l'altra, grazie a piccoli passaggi studiati che non lasciano nulla di scontato. La trama è ben intrecciata su basi solide e definite che vanno a svelarsi poco per volta senza mai contraddirsi. Non esistono pause stagnanti, neanche nelle scene sentimentali dove i personaggi allentano la presa sull'azione per svelare un lato più umano. Man mano che si prosegue, il racconto si amplia di nuovi elementi che tengono sempre alta la tensione, mentre gli ambienti, descritti in modo scenografico, regalano la sensazione di essere parte integrante del racconto e potersi muovere insieme ai protagonisti. Primo libro della saga delle Cronistorie degli elementi, "Il mondo che non vedi" è una storia da leggere e guardare con gli occhi della fantasia in attesa di nuove rivelazioni secondo "Aidan", e del nuovo capitolo della saga "Il regno dell'aria".

                                                         

"La pianta prese vita e, anche se aveva gli occhi chiusi, sentiva le radici che si muovevano tra le sue dita, avvertiva il calore della luce bianca che irradiava sulla pianta, poteva percepire la linfa vitale scorrere nei gambi e seppe quando fermarsi"

"In quest'Aidan non c'era l'arroganza, non cera la rigidità dei movimenti studiati o le battute calcolate, era solo un ragazzo, un bellissimo ragazzo che dormiva serenamente"

"Fàs non ha alleati, sono solo servi, marionette appunto; per ognuna che ne perde altre cento possono prendere il loro posto, non gli interessa di doversene disfare"

"A volte era convinto che Celine non fosse  innamorata di Matteo come voleva dare a vedere, altre si diceva che era semplicemente lui a desiderare che fosse così"

"Tutti quei colori sembravano quasi urlare alla vita, l'acqua stessa sembrava cantare allegra mentre scorreva rapida in mezzo alla vegetazione"

"Portami sul cuore, fintanto che non potrai portarmi i dentro, poiché quello è il mio posto, il solo posto in cui voglio stare"

"Il bagliore degli spiriti crebbe e sembrò travolgerla, poi riacquistò la consapevolezza del proprio corpo fisico e seppe di essere tornata nella stanza di pietra nel sotterraneo del castello"


Claudia Mameli


La sabbia delle streghe: Rosehan e la spada di Shanas, Teresa di Gaetano


Casa editrice: YoucanPrint
Genere:  Epic Fantasy
Anno: 2014
Formato: E-BOOK
Pagine: 392

Roshean vive insieme ad i suoi genitori nella piccola Normit, cittadina del regno Corallo d'avorio abitata da semplici contadini. La natura ribelle della ragazza è il cruccio di sua madre, che accetta controvoglia di lasciarla andare libera per la natura, là dove si sente più felice. La tranquillità di Rosehan viene però un giorno spazzata via da un'oscura presenza che la obbligherà ad intraprendere una missione pericolosa. Solo lei, infatti, ha il potere di impugnare la spada che secondo la profezia metterà fine alla Grande Battaglia posta in atto nei confini dei regni "Luna di vetro" e "Colori di pietra". Contro il suo volere dovrà imparare l'arte del combattimento per poter poi affrontare Erchamon, il mago crudele che dirige le sorti della battaglia. Durante il cammino, la giovane guerriera verrà affiancata da improbabili compagni di viaggio dotati di poteri magici che l'aiuteranno maturare, rivelandole oltremodo il segreto nascosto della sua vera natura.
In un mondo abitato da fate, elfi, streghe e creature della notte, tra lotte ed innamoramenti, Rosehan diverrà la chiave del destino di tutti i regni e del futuro che vorrà creare.

L'ottavo capitolo della saga "La sabbia delle streghe" si apre senza troppi convenevoli, avviandosi in maniera svelta verso il centro della trama principale. Rispettando tutti i canoni dell'epic fantasy, ci troviamo a che fare con gli straordinari abitanti di un mondo incantato, destinati ad affrontare avventure e nemici fuori dal comune. Poco per volta, l'autrice descriverà luoghi e personaggi in maniera precisa ma leggera, lasciando così fluire il racconto in una lettura che non viene appesantita neanche dai toni solenni e concetti profondi, usati di tanto in tanto per dare spessore alla storia. Nonostante i lunghi periodi s'intreccino freneticamente regalando alla storia una costante mobilità, la scrittura rimane comunque a portata di apprendisti lettori, essendo questa caratterizzata da toni prettamente adolescenziali che ben si adattano ad una categoria giovane. È quindi un buon libro per invogliare i ragazzi ad approcciarsi in maniera spensierata al mondo della letteratura, partendo da un genere sempre in crescente espansione.



"Rosehan fu costretta ad inginocchiarsi per resistere alla forza del vento. Le luci si spensero e, quando tutto fu calmato, Rosehan rimase sola, al buio"

"Dal bastone ricurvo del mago uscì una sfera luminosa: Rosehan si sentì pervadere da un'immensa luce. L'avvolse la pace più completa"

"Il solo braccio che aveva era lungo e snello, in contrasto con il collo tozzo. Sembrò volerla afferrare con la sua mano affusolata, ma Rosehan aveva già sguainato la spada di Shanas"

"Gli elfi non solo brillavano, ma emanavano una fredda luce lunare, era un incanto vederli"

"La seconda pietra blu si illuminò per metà, dato che aveva già usato la prima metà per ritornare nella città di Akyab insieme ad Agheon; la prima ormai era già spenta per i suoi due desideri precedenti"

"Il mago richiamò con la sua unica mano una sfera di energia. Stava per lanciargliela addosso, quando Nereis la protesse con il suo bastone. Creò con la magia una sorta di scudo invisibile, e la sfera si dissolse nell'aria bruciando gli alberi circostanti"

"Quando colui che è stato maledetto brandirà la spada di fuoco, e sarà trafitto con la spada delle lacrime da colui che reca nel cuore un immenso dolore, il Male si dissolverà"

Claudia Mameli