mercoledì 6 giugno 2012

Recensione: Cafonal natalizio di Ester Nobile



Editore: Edizioni Esordienti Ebook
Pagine: 95
Genere: Comico
Anno: 2011
Prezzo: 4,90€
Formato: e-book
Disponibile su: http://www.edizioniesordienti.com/component/virtuemart/?page=shop.product_details&flypage=flypage.tpl&product_id=141&category_id=2
http://scrittevolmente.com/2011/12/19/recensione-cafonal-natalizio-ester-nobile/
http://www.lafeltrinelli.it/products/9788866900245/Cafonal_Natalizio/Ester_Nobile.html

Questo tanto ironico quanto verosimile primo libro dell’autrice Ester Nobile è un vero e proprio schiaffo morale all’ipocrisia generale dei mass media.



Alessandra  è quella che nel gergo comune si potrebbe definire «una sfigata senza speranza». Già di suo molto incline all’abolizione di tutte le festività nelle quali si finge pace e amore ad oltranza con il resto del mondo, questa sua riluttanza raggiunge il culmine massimo a causa di un lavoro che le fa rivoltare lo stomaco per l’ipocrisia che lo circonda: infatti, a dispetto del velo di misericordiosa umanità che circonda l’ONG che l’ha assunta per “ raggranellare” quante più donazioni possibili, viene trattata come una schiava senza limiti di orario e umiliazioni personali. Una volta intrapresa la strada della rivolta viene automaticamente licenziata con tanto di auguri natalizi.

Ma la sua sfiga ha inizio molto tempo prima, quando la sua allora diciassettenne madre figlia dei fiori decide di ribellarsi al regime materno-fraterno che la costringe a considerarsi la cenerentola della situazione, sposando quello che per la sua famiglia (e non solo) era il Male in persona. Dopo un po’ di tempo, quello che per sua madre era il principe azzurro, costretto ad un lavoro al quale non aspirava minimamente, avendo avuto bloccata per tanti anni la vena creativa decide di farla tornare a pulsare scappando in brasile con un trans, lasciando moglie e due figlie in balia dei «Te l’avevo detto» parentali. E come se non fosse già abbastanza, Alessandra è costretta alle continue umiliazioni dovute all’ostentato benestare (mica troppo onesto, ma non fa niente) del caro zietto e della sua sciccosissima, fighissima e mondanissima figlia Viky che in quanto ad intelletto è parti a zero, ma il fatto che è dottoressa sposata con dottore fa di lei una della persone più in vista del paese: superficiale per natura e con un corpo pressoché perfetto è odiatissima dalla sua più umile cugina in palese sovrappeso e senza futuro lavorativo nonostante l’alto livello culturale. Avendo subìto per anni mille umiliazioni, ed ingoiando tanti bocconi amari, Alessandra riuscirà alla fine ad approfittare di un “piccolo” neo di sua cugina per ottenere finalmente la vendetta perfetta; quella che la ripagherà malignamente di tutte le vessazioni accettate in silenzio per troppo tempo. Ma si sa, alla fine, anche i ricchi piangono!


La ventisettenne ragusana autrice di questa irriverente parodia che esalta il lato moralmente mediocre della società odierna, fa della sua ironica vena letteraria un punto di forza, ponendo un forte accento su tutto il marcio che ci circonda ogni giorno ma che il più delle volte viene occultato per salvare la faccia dei più “forti”.

Ester Nobile inizia a scrivere a scuola e, nonostante non sia né un’appassionata lettrice né tantomeno aspirante scrittrice (preferisce leggere Topolino o i settimanali di gossip della nonna) riesce a farlo con una disinvoltura tale che i professori stessi le consigliano il liceo classico esortandola a partecipare (con successo) a diversi concorsi scolastici. Nonostante i traguardi raggiunti non si è mai montata la testa, riconoscendo i propri limiti ed errori letterari (lei li definisce schifezze!) con una razionalità che è propria solo di chi sa veramente cosa sta facendo, e con la consapevolezza (e umiltà) del fatto che uno non nasce “Scrittore”, ma ci arriva per tappe progressive.
In tutta onestà ammette di aver ricevuto la vena creativa anche grazie a fumettisti importanti come Hiroki Endo e Terry Moore () dei quali “invidia” la capacità di creare dialoghi fantastici, e Miriam Engelberg che l’ha ispirata nella creazione di Cafonal Natalizio. Il libro prende il nome dalla celebre rubrica del sito Dagospia, che esalta gli  orrori di “stile e classe”delle celebrità più in vista del momento.
La leggerezza con la quale Ester scrive e vive (sdrammatizzando tutto ciò che la circonda) è dovuta ad una sorta di forma difensiva, per far si che il mondo non appaia poi così brutto come sembra, riuscendo così a sorridere sempre. E a far sorridere gli altri!

Claudia Mameli



Recensione: Cafonal Natalizio by Caudia Mameli is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
Based on a work at ilprofumodellacarta.blogspot.it.

mercoledì 16 maggio 2012










Editore: Zona
Collana: Contemporanea
Genere: Narrativa contemporanea
Rilegatura: Brossura
Pagine: 72
Anno: 2012
Prezzo € 10
Disponibile su: http://www.ibs.it/code/9788864382715/bosoni-marzia/luna-nel-fiume.html http://www.bol.it/libri/La-luna-nel-fiume/Marzia-Bosoni/ea978886438271/

“La luna nel fiume” è da subito intriso di note magiche che scavano nel cuore di chi legge, rivelando con fare delicato la forte maturità letteraria acquisita negli ultimi dieci anni dall’autrice di “Una vita di carta”.

A partire dalla dedica d’apertura, piena di amore profondo nei confronti dei suoi cari,  Marzia Bosoni riesce a catapultare immediatamente il lettore sensibile in quel mondo incantato da lei straordinariamente descritto come lo specchio dell’anima.
Grazie alla profonda empatia trasmessa, questo suo nuovo libro travolge già dalle prime righe, che portano alla luce situazioni che in un modo o nell’altro trovano spazio nel mondo personale di ognuno; situazioni nelle quali, bene o male, ci si può ritrovare, da protagonisti oppure semplici spettatori.
Come con il precedente lavoro, la Bosoni compone sei racconti  che cercano di carpire brevi scorci di esistenza; apparenti risposte ai mille perché dell’intricato cammino della mente in quello che è il lungo viaggio della vita.
Un libro, questo, che vuol’esser letto a cuor sereno al fine di ritrovare subito quella pace interiore che troppo spesso manca a causa dei tanti pensieri, a volte legati a problematiche apparentemente irrisolvibili o di difficile accettazione a causa del frenetico vivere nell’era moderna e che vengono vissute in maniera ossessiva con sfiducia di risoluzione, e che fanno dimenticare il vero senso di una vita che merita di essere portata avanti con serenità, necessitando in realtà di piccole cose, semplici gesti quotidiani che partono dal cuore e, soprattutto, di una fiducia che non ha bisogno di alcun perché. Queste storie, che prendono spunto da fatti reali, aiutano ad entrare nell’ottica della speranza, aiutando a capire come a volte un improvviso cambiamento di percorso durante il proprio viaggio esistenziale possa stravolgere per sempre la visione di quel mondo che fino ad allora era parso l’unico mondo che potesse esistere, aprendo così nuove strade a tutto ciò che fino ad allora veniva considerato semplicemente fuori dalla portata del proprio pensiero.
Ciò che salta subito all’occhio (e spiegato in maniera approfondita dall’autrice stessa) è l’apertura di ogni storia narrata, che inizia sempre con il nome del protagonista proprio a sottolineare il fatto che ognuno di noi è speciale ed importante per quello che è come persona stessa.
Un altro punto a favore di questo già splendido libro viene dalla collaborazione con la professoressa Cinzia Valletta del Liceo Artistico di Ravenna, che ha guidato i suoi alunni nella creazione delle illustrazioni di cui è corredato il volume.
Sei storie da leggere tutte d’un fiato, rivivendo in esse con la stessa passione ed entusiasmo, la commozione e la profonda sensibilità della straordinaria penna che le ha composte. Per chi ha voglia di sentire quel tuffo al cuore ed allo stomaco che prova solo chi è capace di emozionarsi.

Milano - Vicenza

Luca è un ragazzo semplice, che ama sognare ad occhi aperti immaginando di rivivere storie di un passato affascinate; ha un animo buono e gentile, e quando c’è da percorrere cinque ore di treno per arrivare dai suoi amici lontani non ci pensa su due volte e parte. È proprio durante uno dei suoi viaggi che si ritrova a fare i conti con una realtà che, nonostante la sua euforica fantasia, non aveva mai lontanamente immaginato di poter vivere in prima persona.
Vedendo lo sguardo insofferente degli altri viaggiatori nei confronti di un vecchio dall’aspetto umile che cercava in loro solo un semplice sorriso od un buon giorno, Luca si sente addosso tutta la colpa dell’atteggiamento altrui e decide, commosso, di      provare a porre rimedio a tanta omertà d’animo.
Ma, con sua grande sorpresa, accade qualcosa che mai avrebbe immaginato. Quello che di primo impatto gli parve un gesto privo di logica, d’un tratto si palesò a Luca come una grande verità che aspettava solo di essere osservata con occhi capaci di vedere oltre ciò che è di solito invisibile agli occhi di chi ancora non sa  dove guardare.

Poche gocce d’acqua

Giulia è una donna sola da ormai tanti anni e che, dopo aver cresciuto da sola i suoi sei figli, vive in un appartamento nella periferia parmense. Lì, di tanto in tanto riceve la visita dei suoi congiunti; troppo presi dalla loro vita frenetica, loro, notano a fatica i cambiamenti della propria madre, specialmente quelli dell’umore che, giorno dopo giorno, si va a sgretolare irrimediabilmente in uno stato di apatica e indifferente solitudine d‘animo che la spinge ad un isolamento che va a crescere in modo graduale ma costante. In quella casa la donna si sente come chiusa in una gabbia fatta di ricordi lontani, voci fievoli e dolorose nostalgie. Persa nella sua faticosa routine quotidiana, sempre uguale a se stessa e sempre più difficile da ripetersi giorno dopo giorno, Giulia si fa sorprendere da un fatto misterioso che le accade ogni mattina. Nonostante l‘iniziale riluttanza ad accettare per vero quello strano avvenimento, che considera una semplice e strana casualità, poco per volta la donna ritrova in sé una nuova forza, che va a crescere sempre più facendola risentire piena nell‘animo. Si riappropriò, dopo tanto tempo, di una visione del mondo che credeva ormai perduto, lontano da tutto ciò che era diventata nel corso degli anni passati a vivere una vita che pensava fosse ormai giunta al suo culmine, quasi non avesse più senso provare ad affrontare nuove emozioni proprio in ragione del fatto che era ormai certa di non poterne avere di nuove. Perché a volte basta un semplice gesto dimenticato a donare nuova essenza ad una vita che credeva essersi irrimediabilmente spenta per sempre.

Due angeli

Sara è una bambina dolce ed affettuosa che infonde in tutti coloro con i quali entra in contatto un profondo senso d’amore. I suoi genitori, persone buone come la loro figlia, avevano scelto di donare parte del loro amore a due bambini Africani che, felici per la loro famiglia lontana, pregavano sempre per questi, quasi vegliassero sulla loro vita. Quando la piccola rimase vittima di un brutto incidente, la mamma si ricordò una frase che le aveva detto un giorno la responsabile dell’associazione delle adozioni un giorno, ma che all’epoca non ebbe potuto comprendere. Quelle parole così tanto enigmatiche per la sua visione del mondo le restarono impresse, e non riuscì a capirne il vero significato sino a quando, leggendo una preghiera per la sua piccola ferita, una luce le fece vedere il vero senso di quelle poche parole che, nonostante in un primo momento le fossero sembrate uguali a tante altre, alla fine le si mostrarono con tutto il loro più profondo significato, portandola a comprendere ciò che non dovrebbe mai essere scordato.

Il profumo di Dio

 Laura perse la vista ad otto anni e da allora i suoi genitori iniziarono a farle fare ogni sorta di visita medica con la speranza di poter un giorno trovare il modo di guarirla da quella sua condizione di dolorosa oscurità. Quando però si resero conto che nonostante la vista venuta meno, la loro unica figlia aveva trovato il modo di guardare al di là degli occhi grazie alla sensibilità accentuata di tutti gli altri sensi, si misero il cuore in pace dandole la possibilità di riprendere a vivere come tutti gli altri. Laura iniziò ad uscire da sola, memorizzando ogni singolo passo che avrebbe dovuto fare per arrivare a scuola, o per una qualsiasi passeggiata all’aperto. Un suo punto di riferimento importante divenne la Chiesa, dove l’odore intenso della cera che andava a sciogliersi le dava una piacevole ed intensa sensazione di pace e vicinanza alla Madonna, che venerava sentendola accanto a sé per le sue tante pene sopportate. Successe però che, a causa del lavoro del padre, dovette trasferirsi per un anno intero in un altro paese: lì si risentì sperduta, come se avesse nuovamente perso la vista. Ma nuovamente, come già successo in precedenza, riuscì a trovare conforto in una chiesetta indicatale dalla madre, nella quale consolidare il suo legame con la madre divina. Al termine di quell’escursione durata dodici mesi, finalmente nel suo paese, andata a far visita alla sua amica celeste trovò una brutta sorpresa ad attenderla. Provava rabbia, si sentiva incompresa, tradita dal mondo; quell’unico punto di riferimento che le dava quasi l’impressione di riuscire ancora a vedere le era stato negato, le era stata privata un’altra volta la gioia di vedere dove gli altri non potevano arrivare. Persa nella sua disperazione, ciò che non poteva sapere era che qualcuno in realtà la comprendeva bene, e che presto le avrebbe ridato quella luce che tanto le era mancata.

Un ponte tra due mondi

Chiara è una trentaduenne che nella vita ha sempre dato il massimo, qualsiasi cosa facesse. Questo massimo, però, per lei era sempre troppo poco: avrebbe voluto fare di più, fare meglio, e, soprattutto, avrebbe voluto che anche gli altri vedessero quel qualcosa in più che le pulsava nell’anima, e che aspettava solo di venire fuori. In questa fase di tormentata ricerca del senso del suo esistere, Chiara alternava momenti di serenità nei quali era certa che stesse per svelare l’arcano celato, ad altri di profondo sconforto, nei quali vedeva solo un alto muro invalicabile che le avrebbe immancabilmente impedito il prosieguo del suo cammino. Questa sua instancabile ricerca di perfezione la portava al punto di sentire il malessere anche a livello fisico oltre che mentale, impedendole di trovare il coraggio di affrontare qualsiasi relazione sino a che non avesse capito cosa c’era oltre il punto nel quale riusciva a guardare, e che l’avrebbe fatta sentire finalmente libera di svelarsi al mondo in tutta la sua pienezza. Con forte senso autocritico, incerta sull’esito finale, intraprende un viaggio personale attraverso il quale, finalmente, riuscirà a colmare quel doloroso vuoto interiore che le impediva di godere appieno di ogni singolo istante della sua vita, riuscendo finalmente a comprendere che l’unica cosa che le mancava era in realtà nascosta dentro di lei, e che aspettava solo di essere trovata.

L’ultimo segno

Miriam aspettava il treno che l’avrebbe portata dalla sua amica per lo shopping di Natale. Quello che era per lei il periodo più bello dell’anno, questa volta era disturbato da pensieri insistenti che le giravano per la testa da ormai quindici anni, e che cercavano solo di trovare un loro esistere. Aveva ormai da tempo abbandonato la religione, intesa come luogo di culto iconografico e ideologico a se stante, cercando da sola quale che fosse la verità su Dio; qualsiasi forma avesse, qualunque insegnamento avesse voluto dare, al di là di quello che era scritto sulla carta e acclamato da tempo immemore. Cercava un segno che le avrebbe indicato la via giusta, la risposta alle sue mille domande rimaste senza un perché. Sapeva che c’era qualcuno, o qualcosa, più grande di lei che dirigeva e comandava tutto, ma non sapeva di cosa si trattasse; non sapeva cosa avrebbe voluto da lei, e come poteva rendergli grazie, ma soprattutto non sapeva se l’avrebbe mai scoperto, tante erano le strade che avrebbe ancora dovuto percorrere prima di arrivare a destinazione. Ciò che non le faceva perdere la speranza era la certezza ceca che qualcosa ci fosse e che la stesse osservando, dandole ogni volta che sentiva di averne più bisogno piccoli segni della sua presenza. Ma non le bastava, voleva Sapere. Voleva Conoscere. E voleva sapere se Lui esisteva davvero, od era solo il frutto della mente, una scusa usata dall’uomo per accettare le cose che gli accadevano intorno ogni giorno. Proprio quando stava per smettere di lottare, e rinunciare a scoprire ciò che ormai credeva di non poter più riuscire a comprendere, accadde qualcosa che le fece riscoprire un credo ormai affievolitosi dal tempo. E la risposta arrivò, in un modo che mai avrebbe immaginato.

“A Sara, che è stata la mia prima alba

A Simone, che è la luna
A David, che è il sole
Ad Ale, che è il mio mare
E ad Alex, che è sempre con me”

“Tante volte aveva sentito paragonare gli occhi azzurri al color del mare, ma mai il paragone era stato così vicino alla verità e mai più avrebbe utilizzato quell’espressione perché gli occhi del vecchio, quelli sì, erano il mare”


“Sentì il dolore profondo più della pace, il dolore sereno che faceva dolere il cuore: quel mare, quel mare azzurro e puro non era fatto d’acqua, ma di lacrime. E quella pace limpida come l’aria era il dono che il mare di lacrime incessantemente portava a riva”

                                                                               *
“Giulia era sola. Teneva sempre le porte delle camere da letto dei suoi figli chiuse: per risparmiare gas d’inverno e mantenere penombra d’estate, diceva, ma anche per attutire le voci dei ricordi che provenivano da quelle stanze”
                                                                               *                                                                        
“Tutti quelli che conoscevano Sara non potevano fare a meno di amarla; anche quelli che non avevano mai sopportato i bambini, quelli che li trovavano noiosi e tutti uguali, anche loro erano colpiti e innamorati di lei. Brava, educata, sensibile, molto intelligente … i motivi ricorrenti erano questi, ma la verità, forse, era semplicemente un’altra: Sara aveva il dono di suscitare amore
                                                                               *
“L’acustica era strana, in chiesa, ma spesso, dal suono della moneta, riusciva a capire su quale altare fosse stata accesa la candela e quando le sembrava provenire dall’altare della Madonna, sorrideva e pensava «Un’altra luce per te, Maria. E una anche per me»”

                                                                             *

Quando eravamo bambini ci siamo sentiti chiedere spesso “Cosa vuoi fare da grande?”, ma quasi mai “Chi vuoi essere da grande?”
Eppure la vera domanda è quella. Perché siamo noi a decidere chi siamo, nel più profondo senso del termine.
“Aveva perso il conto delle volte in cui aveva creduto di aver raggiunto la pienezza della vita per poi ritrovarsi, dopo un mese o dopo un anno, a riprendere il suo peregrinare, a volte fisico, a volte solo emotivo ed affettivo”

“La solitudine l’aveva sempre spaventata e ferita. Ma la solitudine di stare vicino alle

persone amate e sentirsene separata da un muro invisibile la terrorizzava”
                                                                            *
“Per la prima volta in vita sua guardava il cielo e sentiva nascere una domanda che le provocava un
dolore indicibile: «Ci sei?»”


 Claudia Mameli


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venerdì 3 febbraio 2012

Recensione: Stralci d'anima, di Simone Guaragno 


Editore: Gruppo Albatros Il Filo
Genere: Poesia
Legatura: Brossura
Pagine: 84
Anno: 2011
Prezzo: €11.50

Nei suoi componimenti l'autore, ragionando su ogni singola parola al fine di creare un'emozione pura e travolgente che tiene il lettore in sospeso tra i suoi versi, utilizza una scrittura semplice e diretta.

La caratteristica che lega tra loro tutte le poesie è l'accostamento della sensazione che viene descritta, agli elementi della natura che, con le loro infinite peculiarità, riconducono allo stato d'animo che ha voluto comunicare.
L'opera si suddivide in tre grandi categorie che segnano il percorso spirituale/emotivo del poeta: ognuna di esse è infatti riferita ad un periodo specifico della vita, nel quale il pensiero e le azioni si evolvono gradualmente.

L’ETÀ INNOCENTE racconta dei sogni e delle difficoltà affrontate nel perseguirli. Si inizia a prendere coscienza di ciò che è realmente il mondo; di ciò che comporta incamminarsi nel sentiero tortuoso e carico di ostacoli, difficili da immaginare, che è la lunga e faticosa strada della vita, da dover percorrere al fine di arrivare ad un punto nel quale sentirsi sazi del proprio essere, soddisfatti di ciò che si è fatto, rammaricati verso ciò che è stato perduto, e carichi di speranza per ciò che ancora dovrà arrivare.


Ne L’ETÀ MATURA l'autore regala un ode all'amore profondo, che inebria l'anima, facendo desiderare di avere accanto, per sempre, la propria metà. Diventa così intensa, travolgente, profusa di note dolci che mai saziano il cuore. Un vero e proprio inno all'amore puro nel quale traspare la gioia del sentimento, che dà la forza di affrontare la vita con passione.


In RIFLESSIONI la poesia dà spazio alla forma narrativa, dove l'autore pone l'accento sui vari aspetti della vita. Leggendo, il lettore è così portato a porsi un unico, ma fondamentale, punto interrogativo su quale sia il vero senso della propria esistenza terrena.


Mameli Claudia



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giovedì 26 gennaio 2012

Recensione: Il silenzio della violenza - E.Thomas 

 

Editore: Pironti
Genere: Donne
Anno: 1989
Pagine 262 - 14x21 - brossura
Prezzo copertina: € 10,33
In librerie MondoLibri e su www.bookweb.it

La storia di Maria, costretta a lottare contro il buco nero del suo cuore.

Violentata dall'adorato padre a soli quindici anni, passerà attraverso l'anoressia ed il senso di colpa nei confronti di sua madre, ignara di tutto. Svuotata di tutte le sue certezze, incapace di trovare risposta al perché di ciò che le era capitato, perderà anche la fiducia nella Chiesa, imbattendosi nell'ipocrisia di un parroco che, a dispetto dell'amore divino,che tutti accoglie e tutti protegge, le dirà, solo: dimentica.
Incompresa, stretta in una morsa di dolore lancinante, troverà sfogo nella scultura e nella pittura, creando opere terrificanti, riflesso del suo io. Si obbligherà ad amare un uomo, dal quale avrà una figlia. Viaggerà in Ciad come missionaria; diverrà una maestra di scuola; imparerà a rapportarsi con le sofferenze altrui e, alla fine, troverà la forza per rompere un silenzio lungo trent'anni.

Eva Thomas parla di sé, della sua storia. Il dolore, ancora troppo forte per poter essere raccontato in prima persona, la induce ad alternare la scrittura diretta con la terza persona, quasi a voler prendere le distanze da quella tragica realtà, che nessuno vorrebbe mai sentire, e ancor meno scrivere.

Un fiume di parole confuso, dai tratti incerti, densi, carico di sentimenti contrastanti; un viaggio tortuoso all'interno dell'incubo, della solitudine, e della voglia di riprendersi la propria voce.

"Un giorno mi dicevo: sarebbe bello poter cambiare la memoria, ma quel che c'è di più terribile nella vita, è che non si può cambiare la memoria"


"Era persa ormai in un deserto nero, silenzioso. Non aveva più un cammino, una voce, si era dissolta, aveva preso il volo, era diventata immateriale. Poteva essere così dopo la morte.

Era senza dubbio già morta"

"Tacere e fare come se niente fosse successo.

Tacere e non cercare di capire.
Tacere per sopravvivere.
Ma ora che ho capito tutti i meccanismi di difesa che ho visto funzionarmi intorno così spesso, non posso più tacere"

Claudia Mameli



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Recensione: Memoria delle mie puttane tristi- Gabriel G. Márquez 


 
Editore: Mondadori
Collana: Scrittori italiani e stranieri
Genere: Romanzi stranieri contemporanei
Anno: 2005
Pagine: 141
Legatura: Rilegato
Prezzo: 14 €
In librerie Mondadori e su www.dooyoo.it

Il protagonista senza nome di questa storia travolgente vive solo, nella casa che fu dei suoi genitori; circondato dal minimo indispensabile per la sua sopravvivenza , tira avanti grazie alla pensione d’insegnante ed a quei quattro soldi che guadagna scrivendo il suo “articoletto domenicale” in una rivista del posto.
Decisamente refrattario ai rapporti seri, è sempre stato un uomo solo, conscio delle sue scarse qualità a livello fisico e, sopratutto, umane.
Quando per il suo novantesimo compleanno deciderà di regalarsi una una notte di passione in compagnia di una giovane vergine, scoprirà, pian piano, che ciò in cui aveva creduto per tutta una vita stava iniziando a perdere di valore.
Ormai vecchio si renderà conto, forse per la prima volta, del significato profondo della parola "amore", che di null'altro ha bisogno se non dell'altra metà della propria anima.

Questo splendido capolavoro del colombiano premio nobel alla letteratura, e narrato senza mezzi termini, cattura il lettore dentro un vortice emotivo nel quale viene travolto da un alternarsi continuo di stati d'animo contrastanti.
La forza pura delle parole in un inno alla speranza:
perché non è mai troppo tardi per scoprire la gioia di quell'amore che dà la forza di continuare a vivere.

"Sotto il sole ardente cominciai a sentire il peso dei miei novant'anni e a contare i minuti che mi mancavano per morire"

"A chi me lo domanda rispondo sempre la verità: le puttane non mi hanno lasciato il tempo per sposarmi"

"Avevo sempre creduto che morire d'amore non fosse altro che licenza poetica. Quel pomeriggio, senza il gatto e senza lei, constatai che non solo era possibile morire, ma che io stesso, vecchio e senza nessuno, stavo morendo d'amore"

Claudia Mameli

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Recensione: La strada che va in città - N.Ginzburg 



LA STRADA CHE VA IN CITTÀ
di Natalia Ginzburg

Editore: Einaudi

Collana: Einaudi tascabili
Genere: Narrativa
Anno: 2000
Pagine: 109
Formato: illustrato
Prezzo: 7.50 €
Disponibile su www.libreriauniversitaria.it

Delia è un'adolescente e vive con la sua famiglia in una casa umile, in un paese di periferia. Con loro c'è anche "Il Nini", un cugino rimasto orfano.

In casa resta poco, e appena può corre in città, dove sogna di sposarsi e fare la bella vita, e magari un amante, così come la sorella maggiore.
È una ragazza fredda, egoista e arrogante; disprezza sua madre, che non considera una donna degna di rispetto; non ha nessuna voglia di rendersi indipendente, e aspetta di poter fare la mantenuta.
Nel frattempo si diverte a frequentare un ragazzo ricco, con il quale inizia uno pseudo amore, pur non considerando in maniera seria i propri sentimenti nei suoi confronti.
Il Nini, che nonostante tutto sembra più coscienzioso, la prende in giro per quello che sta facendo, e la tratta da donna di malcostume, dicendole che non merita nulla, perché è cattiva. Anche se in fondo le vuole molto bene.
Di lì a poco scopre di essere rimasta incinta e, cacciata di casa dal padre, va a vivere da una zia che continua a disprezzarla.
Il suo giovane amante, che non la considera più e non va neanche a trovarla, alla fine decide di sposarla comunque, per pietà.
Delia ha dunque ottenuto ciò che bramava, ma, in cuor suo, ammette che forse avrebbe voluto altro dalla vita.

La prima edizione del libro risale al 1942 e per poterlo pubblicare Natalia è costretta a usare il nome di Alessandra Tornimparte, a causa delle leggi razziali vigenti in quegli anni.

L'autrice palermitana, nata Levi, trascorre l'infanzia e l'adolescenza a Torino, emarginata per via delle sue origini ebraiche. Nel '38 sposa Leone Ginzburg, del quale utilizzerà il cognome nella pubblicazione delle successive opere letterarie con la casa editrice Einaudi, della quale suo marito era collaboratore dal '33. In seguito l'autrice pubblicherà altri fortunati libri, uno dei quali le varrà il premio Strega nel '63.
La sua scrittura, schietta e mai scontata, che non si perde in troppi giri di parole, cattura il lettore comune che si sente a proprio agio nell'avventurarsi tra le sue righe, sentendosi parte del libro stesso.

"Odiavo la nostra casa. Odiavo la minestra verde e amara che mia madre ci metteva davanti ogni sera e odiavo mia madre. Avrei avuto vergogna di lei se l'avessi incontrata in città"


"Rientrai di malumore quella sera e mentre mi spogliavo per mettermi a letto, pensavo che Giulio mi portava in pineta e si divertiva a baciarmi, e intanto il tempo passava senza che mi avesse chiesta ancora. E io ero impaziente di sposarmi. Ma pensavo che dopo sposata volevo essere libera e godermela un mondo"


"Ma forse la sola cosa che volevo era tornare com'ero una volta, mettere il mio vestito celeste e scappare ogni giorno in città, e cercare del Nini e vedere se era innamorato di me, e andare anche con Giulio in pineta ma senza doverlo sposare"


"In chiesa non capii una sola parola di quello che diceva il prete. Morivo di paura che tutt'a un tratto mi venisse male, dal batticuore e dall'odore dell'incenso"


"Del bambino se ne occupava la serva e io dormivo fino a tardi al mattino...Mi alzavo e passeggiavo per la casa in vestaglia, e ammiravo i mobili e le stanze...Ripensavo alla casa di mia madre, con la cacca dei polli dappertutto, con le macchie d'umido sul muro"


Claudia Mameli


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Recensione: La coscienza dell'esistenza - Nicola d'Alfonso





Editore: Lulu
Genere: Scienze
Anno: 2011
Pagine: 73
Lingua: Italiano
Rilegatura: Copertina morbida
Formato: 14.8 x 21.0
Prezzo: 7.30 €
Disponibile su: http://www.lulu.com/

Dio esiste realmente?

Stando alle scoperte dell'autore di questo libro, si; a prescindere da qualsiasi forma religiosa.
In relazione ad un lavoro di ricerca scientifica lungo dieci anni, nel quale si è inoltrato nel mondo misterioso della mente umana con una metodologia scientifica decisamente innovativa e riuscendo così a stilare un modello completo del sistema nervoso che a breve renderà pubblico, ha maturato un'interessantissima teoria secondo la quale Dio non è la classica figura alla quale aggrapparsi come mezzo di rassegnazione alla propria esistenza, ma un vero e proprio essere superiore che ci ha immaginati e ci dirige.
Più precisamente, noi saremmo la proiezione della sua mente, e ciò che viviamo è ciò che lui sente, ciò che viene prodotto dal suo essere Dio.
In pratica nessuno di noi sarebbe reale, così come noi percepiamo la realtà, ma solo un immagine riprodotta come in un sogno, diretta da quell'unico essere superiore che è il creatore visivo di ciò che ci circonda facendoci trovare, così, a rispecchiare ogni lato del suo essere.
Ciò che potrebbe apparire fin troppo visionario alla maggior parte dei lettori, trova ad avvalorarlo una logica rigorosa e lucida che porta a chiedersi ancora una volta: "Ma Dio, esiste sul serio?"
Nicola D'Alfonso si è laureato al politecnico di Milano, in ingegneria elettronica; dopo aver lavorato come programmatore informatico ha deciso di dedicarsi completamente alla ricerca scientifica, sua grande passione, che lo ha portato a dare una spiegazione logica plausibile in risposta ai maggiori temi d'interesse scientifico ancora irrisolti.
"Dio è quell'ente onnipotente, onnisciente e onnipresente che è cosciente di sé stesso e che ha creato e governa l'universo, senza che l'universo gli sia necessario"

Claudia Mameli



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Recensione: Bambina e la fatina computerina - Virginia Defendi 




Editore: Onirica
Collana: Le fantasie
Formato: Brossura
Pagine: 48
Età di lettura consigliata: da 9 anni
Anno: 2010
Prezzo € 7.00
Disponibile su: http://www.bol.it/libri/Bambina-la-fatina-computerina/Virginia-Defendi/ea978889679709/
                        http://www.ibs.it/code/9788896797099/defendi-virginia/bambina-fatina-computerina.html
FAN PAGE: http://www.facebook.com/pages/Bambina-e-la-fatina-computerina/107396902676615
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Presentazione libro: www.youtube.com/watch?v=lqvE4_sylHM
                                www.youtube.com/watch?v=PO1DR9YsBDI

Bambina è la figlia della Coppia imperiale di Grigiolandia, un regno cupo e triste nel quale, stando ad un decreto emanato da un Avo Imperiale tanto tempo prima, ai bambini era severamente proibito sognare ad occhi aperti. Pena, la non crescita. Cosa che era capitata a Bambina il giorno del suo dodicesimo compleanno, molti anni prima, quando si mise a sognare al modo in cui avrebbe potuto riportare colore e vitalità al suo triste mondo. Si consolava leggendo, nell'immensa biblioteca imperiale, fiabe incantate. Proprio leggendo l'ultimo libro a sua disposizione, espresse a voce alta il desiderio di poter avere, anch'essa, una dolce fatina ad aiutarla.

In quello stesso istante, al Gran Consiglio delle Fate e dei Maghi nel Mondo Magico, giunse la sua richiesta, così che subito La Fata delle Fate ed il suo stravagante consorte Il Mago dei Maghi, che era solito ripetere la parte finale delle frasi di sua moglie, si organizzarono per poter trovare il modo di aiutare Bambina. La decisione fu quella di consultare il Libro incantato, cosa che provocava un enorme smottamento di polvere, ma assolutamente indispensabile nella ricerca del mago, o della fata, adatto a risolvere il problema del caso.
In questo, però, non era convinta La Fatina Computerina, figlia dei due regnanti, che, essendo la più moderna delle fate (e anche un po' asmatica) insisteva spesso affinché tutti i dati a loro disposizione venissero trasformati in files, facili e comodi da consultare. Ma nessuno la stava mai a sentire.
Sentendosi emotivamente vicina alla giovane terrestre, decide di fare di testa sua e farsi finalmente valere agli occhi dei suoi genitori, prendendosi carico della richiesta d'aiuto di Bambina.
Decisa a mettere a punto la sua missione, La Fatina Computerina scoprirà uno strano segreto che lega il mondo di Bambina allo strano parlare di suo padre; e grazie alla sua perseveranza, ed alla voglia di potersi rendere finalmente utile, questa giovane fata moderna riuscirà a far nuovamente sorridere e sognare tutti i bimbi di quel cupo paese che si trasformò, per la gioia di tutti, nella nuova e fantastica Arcobalenandia.

Una favola moderna, perfettamente in tema con questo giornale on-line,  in  grado di catturare l'attenzione di grandi e piccoli lettori; che fa' sorridere, e riflettere al tempo stesso, su quali siano le cose di cui abbiamo realmente bisogno per essere felici.

Questa prima prova letteraria dell'autrice Lombarda, nata a Bollate ma cresciuta ad Arese, è già un successo del web; la sua pagina facebook è sempre visitatissima, e l'umiltà con la quale la scrittrice si porge al prossimo fa si che entri nel cuore di chi la conosce. Ambiziosa nel suo percorso scolastico, classe 1974, Virginia Defendi nel 2005 si è laureata in Scienze dell’Educazione presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Lavora presso il C.A.G. (Centro d’Aggregazione Giovanile) del suo paese.
Da sempre accanita lettrice, nella sua infanzia mostrava una predilezione particolare nei confronti di “Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino”, opera con la quale ha iniziato ad amare il genere letterario.
Il desiderio di poter anch'essa comunicare le proprie emozioni, così come i suoi autori preferiti facevano con lei, la portò a prendere l'unica decisione possibile per la sua realizzazione personale: diventare una scrittrice.
La passione con la quale va avanti nel suo percorso; la convinzione di poter fare sempre di più e sempre meglio, fanno di questa autrice un esempio di tenacia e costanza, dalla quale trarre ispirazione per incrementare la fiducia in se stessi.
Per far si che non si smetta mai di sognare. Neanche quando si diventa grandi.

"Ogni oggetto, animale o persona presente nel piccolo Mondo di Bambina, sempre uguale a se stesso, era grigia..Bambina stessa, era grigia. Dalla testa ai piedi. Non per nulla. Lei avrebbe ereditato Grigiolandia. Si può mai essere felici in piccolo Mondo sempre uguale a se stesso, dove tutto, ma proprio tutto, è grigio?"


"Per un Decreto Imperiale, in vigore da Incommensurabili Generazioni, ai piccoli era severamente proibito Sognare a occhi aperti e realizzare tali sogni"


"Dopo una serie giravolte, qualche rovinosa caduta e una formula magica irripetibile... la Fatina fece incredibilmente apparire un computer"


"«... Perché il computer, se si desidera ardentemente, può diventare uno strumento Magico! Guarda... »

Il computer, infatti, si animò di suoni, luci e di un’immensa vastità di colori"

"Da quel giorno, infatti, tutto mutò: Bambina con una carezza toccava la tastiera e ogni cosa ebbe un colore e un suono...perfino gli adulti! Tanto che gli Imperatori... dovettero, per Decreto Imperiale, cambiare nome al loro Mondo.

Il Nuovo Mondo venne ribattezzato Arcobalenandia. E, soprattutto, venne abolito il primo Decreto Imperiale. A nessun bambino fu più proibito realizzare i sogni"

Claudia Mameli



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Recensione: Una vita di carta - Marzia Bosoni 



Editore: Berti
Collana: Narrativa
Genere: Romanzi e Letterature, Romanzi Italiani Contemporanei
Formato: 11,15 x 19
Rilegatura: Brossura
Pagine: 126
Anno: 2003
Prezzo € 7
Disponibile su:http://www.lafeltrinelli.it/products/9788873640219/Una_vita_di_carta/Marzia_Bosoni.html
http://www.bol.it/libri/Una-vita-di-carta/Marzia-Bosoni/ea978887364021/
Fan page: https://www.facebook.com/pages/Una-vita-di-carta/220488374677885?sk=wall

"Una vita di carta" è composto di sei brevi racconti.

Lo scopo di questo libro, ciò che l'autrice vuol mettere in evidenza è il significato profondo del nostro "io", che è ben lontano da tutto ciò che è materiale, plasmato dal volere sempre di più per poterlo mettere in mostra e per far vedere al mondo che noi "possiamo"; che è lontano dalla presunta onniscenza con la quale ci facciamo portatori di saggezza verso il prossimo.
Ciò che emerge da questo libro è che per un attimo, forse, sarebbe meglio fermarsi ad ascoltare il cuore, e non la testa.
Per ritrovare quella libertà spirituale con la quale si apprezza, in tutte le sue più svariate sfumature, la vera essenza della vita stessa.

QUANDO IL MONDO RESTO’ SENZA PAROLE

La giornata si apprestava ad essere come tante già vissute in precedenza, la scuola per i bambini, la riunione del papà... Ma qualcosa quel giorno era diverso: la voce. Le persone non potevano più parlare.
Nei notiziari televisivi si provava a spiegare ciò che stava accadendo, usando testi in sovrimpressione. Nelle strade le persone si riunivano in gruppi cercando di capire se non fossero gli unici ad aver perso le parole. Il panico iniziava a farsi strada, alternato da rabbia e stupore al tempo stesso. Solo i bambini sembravano non risentire di quella strana situazione, anzi ne erano felici, divertiti. E a poco a poco persino gli adulti iniziarono ad apprezzare la cosa.
Come avendo di colpo ritrovato l'udito, il cuore gli si riempì di gioia sentendo lo scorrere di un fiume, la musica di un gruppo etnico in fondo alla strada; non avendo nulla da dire, o meglio, non potendolo fare, si ritrovarono, forse per la prima volta, a vedere realmente ciò che stava loro intorno, sentendolo nel profondo dell'anima. Iniziarono percepire tutto ciò che prima, troppo presi da se stessi, non erano stati in grado di vivere appieno.

IL TAVOLINO VICINO ALLA VETRINA

Quando le apparenze ingannano la mente. La riflessione, frutto di un ignoranza egoistica, di una ragazza che pensa di sapere bene come vanno le cose nel mondo, tra esseri umani tanto diversi tra loro; che dà per scontato tutto, poiché i luoghi comuni dicono che così deve essere.


SOGNI DI MAGNOLIA

Matteo chiede solo di sognare, provando a convincere Silvia, sempre troppo dura, che questa non è una follia, che è invece un modo bellissimo per sorridere e sentirsi felici. Una storia triste e commovente, di sogni infranti distrutti dall'insensibilità di chi, invece di sminuire il nostro entusiasmo, dovrebbe trasmetterci il coraggio per realizzare i nostri desideri. Stupendo racconto, che fa riflettere e mettere una mano sul cuore.

PIEDICOLLE

Per tutta la vita Giordano si è dedicato anima e corpo al suo lavoro di manager di una grossa azienda, privandosi di una famiglia propria, ma conservando il desiderio di poter, un giorno, tornare nel suo paese natio.
Giunto ormai a settant'anni, ritenuto elemento scomodo dai nuovi membri della società, con un finto premio di merito venne rispedito, finalmente, nella sua terra d'origine.
Appena arrivato gli parve che nulla fosse cambiato di quel suo mondo d'altri tempi, fatto di case di pietra e strade di terra che contava quattrocento anime; ma ben presto si rese conto che in effetti qualcosa di diverso c'era: lui stesso. Si sentiva un forestiero in casa sua, e nemmeno la grande festa dell'uva in ottobre riuscì a farlo sentire parte della comunità, che ancora lo guardava con sospetto. Iniziò a sentirsi un estraneo in casa sua e, per la prima volta, ebbe chiaro il significato della parola solitudine. L'inerzia con la quale era costretto a passare le sue giornate lo tormentava; voleva poter fare qualcosa, ma non sapeva cosa.
Fino a quando non incontrò Roberto, che gli insegnò quanto può essere bello parlare con i fiori. Capì che i vecchi del posto non camminavano lenti e curvi su se stessi per colpa dell'età, ma per poter ammirare ogni singolo sasso di quel loro paradiso sulla terra. Finalmente riportato alla vita, quella che vale la pena assaporare in ogni suo ingrediente, capì che non era più solo; capì che, come la terra, anche l'anima va nutrita affinché possa essere in grado di produrre buoni frutti.

CHI SEI?

A sei anni Giada si chiede spesso cosa sia l'ombra scura riflessa negli occhi degli adulti: la spiegazione le viene data da un amico che vede solo lei, che le farà capire di come i soli che brillano in ognuno di noi, debbano riuscire ad essere sempre luminosi, senza farsi oscurare da alte mura di finzione.

IL SANTO DI CARTA

Dopo un grave lutto Cesare scopre per la prima volta la fede in Dio. Ritrovandosi tra le mani una vecchia Bibbia donatagli dalla nonna materna, prima che morisse, inizierà a dedicarsi alle sacre scritture cercando di essere sempre un bravo cristiano, e divulgando la parola del Signore. Alla sua morte tutto il pese piangerà la sua scomparsa, vedendolo già sulla porta del paradiso, ma... Cesare si troverà di fronte un'altra situazione alquanto inaspettata.

"I grandi sono fatti così: stanno sempre a preoccuparsi di cosa la gente potrebbe pensare se per un attimo non si

comportassero esattamente come il loro ruolo esige"

"Guardiamo la vita. E non la vediamo affatto. Perché in realtà, ciò che vediamo è la nostra personalissima ricostruzione, dove tutto ha un senso ed ognuno è al suo posto"


Abbiamo il potere di dare la luce o sommergere di oscurità, d’insegnare a volare o di costringere a strisciare. Basta una nostra parola, un gesto soltanto per portare un raggio di sole nella vita di chi ci sta accanto.

"Che idea – commentò lei preparandogli una camomilla – colorare il cielo. Di notte, poi. E chi vuoi che lo guardi il tuo cielo di notte? (...) A mano a mano che Silvia parlava le mille costellazioni negli occhi del bambino si erano spente una dopo l’altra. Succedeva sempre così"

"Non rammentava che il vento potesse essere così spietato e non aveva mai sentito parlare di un vento così tagliente da infilarsi fin nelle pieghe dell’anima (...) Anche Giordano aveva il suo camino, più bello e grande di quello di qualunque altra casa di Piedicolle, ma davanti a quel caminetto disegnato e realizzato da un architetto di città, non c’era mai nessuno (...) Si sedette sulla panca che aveva costruito con l’aiuto di Roberto e dove loro due solevano sedersi per discutere del giardino o per rimanere in silenzio ad ascoltare la pioggia che cadeva, e ringraziò Dio, forse per la prima volta da quando aveva smesso di andare al catechismo, per il dono d’amicizia che aveva ricevuto"


Un regno diviso al suo interno è un regno destinato a crollare. E noi siamo questo regno. Dobbiamo recuperare la nostra unità. Dobbiamo smettere di vivere come se fossimo un puzzle e recuperare il quadro completo.

"E puoi vagare senza meta per tutta la vita senza più ritrovare tutto te stesso, ma solo brandelli dietro questo o quel muro mentre i tuoi occhi velati rivelano che Tu sei altrove. Ma il solo modo per ritrovarti tutto intero e cacciare le ombre dai tuoi occhi è abbattere ogni muro e tornare a risplendere in ogni cosa che fai e che dici”

"Alla sua morte, Cesare strinse forte a sé la sua vecchia e consunta Bibbia e s’incamminò umile e sereno lungo il corridoio luminoso che risuonava di musiche mai sentite. Ma alla fine del tunnel non si trovò ai cancelli del Paradiso, bensì in una grande stanza con le pareti fatte di cielo: davanti a lui vi era solo una magnifica porta sormontata da una bilancia dorata e attorno molte persone sembravano essere in attesa (...) Cesare si trovò così a fianco di un giovane uomo dai fieri lineamenti arabi. Anche le sue vesti non lasciavano dubbi e il libro che il giovane stringeva forte a sé era proprio il Corano (...) Quando l’angelo preposto a tenere in ordine la grande Sala delle Udienze passò, più tardi, a terra trovò soltanto due vecchi libri inutili…"


Ispirata come tanti, dai testi letterari del padre gesuita Anthony de Mello, la giovane autrice Piacentina all'età di trent'anni ha pubblicato nel 2003 il suo primo libro, a seguito del quale sta programmando la pubblicazione de "La luna nel fiume". Diplomata come Perito Aziendale e Corrispondente in Lingue Estere, ha lavorato per 15 anni come interprete e traduttrice. Appassionata di erbe e piante, prepara da sola le sue tisane preferite e nel tempo libero si diletta nell'arte del découpage, ma più di tutto ama prendersi cura dei suoi tre figli.


Claudia Mameli




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Recensione: Morte al conservatorio - Marco Ernst




Editore: Greco & Greco
Collana: Nargre
Genere: Gialli e Fantasy, Gialli e Thriller
Formato digitale: EPUB
Rilegatura libro: Brossura
Pagine: 126
Anno: 2007
Prezzo cartaceo: € 9,50
Prezzo eBook: € 5,70
Disponibile su:http://lafeltrinelli.it/products/9788879804349/Morte_al_conservatorio/Marco_Ernst.html http://www.bol.it/ebook-italiani/Morte-al-Conservatorio/Marco-Ernst/ea978887980550/
Blog letterario: http://marcoernst.wordpress.com/

Antonio Brosettini è il custode del conservatorio di Milano. Un uomo dal passato triste e cupo, preso in giro dagli studenti a causa delle sue menomazioni, nell'ultimo periodo si ritrova spesso a scontrarsi con Nunzio e Rodolfo, due terribili gemelli siculi, mai cacciati dalla scuola per merito delle loro innate doti musicali, che non perdono occasione per far dannare l'uomo.

Proprio durante uno di quegli scontri, i tre scopriranno nei sotterranei il cadavere di Minni, ex moglie del vice direttore, un tempo promessa della lirica; donna subdola e macchinatrice, malvista da quasi tutte le persone delle quali si circondava.
A prendere in mano le indagini sarà Alfonso Grieco, campano di nascita, perseguitato da un frequente mal di testa che lo rende ancora più scontroso di quello che è in realtà. Commissario di vecchio stampo intollerante a tutto e tutti, con l'unico obbiettivo di scoprire la verità senza scendere a compromessi con nessuno; uomo decisamente solitario e scostante, l'unica persona che riesce a stargli vicino è il fido Gaetano Trentin, poliziotto a inizio carriera che, con grande spirito d'osservazione, dote apprezzata da Grieco, cercherà di carpire i segreti del mestiere dal suo capo.
Ad aiutarli nelle indagini sarà Antonio che, grazie alla sua costante presenza nell'istituto, fornirà agli inquirenti informazioni utili nella ricerca del colpevole, riscattandosi di tutte le umiliazioni subite nel corso degli anni di servizio da alunni e insegnanti. Si scoprirà infatti che proprio tra i docenti si era formato un ambiente ambiguo fatto di sotterfugi, orchestrato dalla vittima stessa, che non perdeva occasione per ricattare chiunque.
Essendo stato appurato che la notte dell'omicidio molti di loro erano presenti al conservatorio, ed avendo quindi, tutti, un movente valido per aver commesso l'omicidio, le indagini si troveranno in fase di stallo sino alla svolta decisiva, quando Antonio, ancora una volta "aiutato" dai gemelli, troverà gli elementi utili per risolvere il caso, prendendosi così la sua rivincita personale verso chi l'aveva considerato invisibile per troppi anni.

Una storia avvincente dal sapore squisitamente noir, nella quale l'autore, con dovizia di particolari, riesce a catturare l'attenzione del lettore fino all'ultima riga. Un libro che si legge tutto d'un fiato, aspettando di scoprirne la verità.

La direzione magistrale di questo capolavoro è di Marco Ernst, originario di Bergamo, attualmente professore di matematica presso la Scuola Media Franceschi Quasimodo di Milano. Nel corso degli ultimi dieci anni, ha partecipato a numerosi concorsi letterari di narrativa e poesia, (tra i quali, nel 2009, il concorso di poesia “Città di Voghera” da lui vinto) classificandosi sempre nelle posizioni più alte e ricevendo varie segnalazioni di merito. Ha all'attivo circa trecento racconti autografi pubblicati in proprio e un centinaio di poesie. Nel 2007 ha pubblicato il suo primo romanzo giallo, con la casa editrice Greco & Greco che, nel 2011, ha edito anche il suo "Morte e trasgressione".

"Questo è uno dei più importanti e prestigiosi di tutt'Italia: vi vengono istruiti fin da piccoli i futuri concertisti, direttori d’orchestra, cantanti, coristi e via dicendo (...) Un luogo, quindi d’amore, di pace, d’arte. All’apparenza: in realtà un covo di serpi..."


"Era la notte del dieci maggio, anzi, dell’undici, visto che era passata la mezzanotte: il conservatorio avrebbe dovuto essere deserto, a quell’ora, ma non era così: c’erano ombre che si muovevano furtive, pur essendo ignare le une delle altre. C’erano voci indistinguibili, bisbigli, intrighi, relazioni segrete: nessuno udiva, nessuno sapeva, ma quella notte una di quelle voci avrebbe taciuto per sempre"


"Antonio Brosettini, era lì da sempre, tanto che sembrava nato in conservatorio e che avesse vissuto qui tutta la sua vita, tanto da essere uno dei pochi a non perdersi nella vastità del palazzo e ad essere al corrente dei segreti di quasi tutti quelli che vi lavorano"


"Era stata una brava cantante, era stata una bella donna, ma sicuramente mai era stata una bella e brava persona (e se lo fosse stata, forse, ora sarebbe ancora viva)"


"Il poliziotto di turno, al quale toccò quindi la patata più che bollente, era il commissario Alfonso Grieco, un uomo esperto, non più giovanissimo, uno della vecchia guardia, di quelli che credono poco nel DNA e molto nel proprio fiuto. Con lui c’era il suo braccio destro, Gaetano Trentin, una rarità, un poliziotto del nord in mezzo a tanti immigrati dal sud, molti costretti ad arruolarsi in polizia più dalla miseria che dalla vocazione"


"Non fosse stato per il luogo dell’omicidio e per le persone implicate, questo avrebbe avuto i canoni classici e le motivazioni di tutti gli altri delitti che quotidianamente avvengono nel mondo; sesso, denaro, vizio, potere, egoismo (...) Quella notte nell’edificio che ospita il conservatorio c’erano in troppi, praticamente tutti i personaggi più in vista di quell’istituzione, e soprattutto quelli che avrebbero dovuto essere d’esempio ai giovani"


"Col suo delitto ***** aveva gettato un sasso in un limpido stagno, sollevando tutta la melma del fondo: melma che l’avrebbe reso torbido per molto, molto tempo...

Prima o poi, comunque, l’acqua sarebbe tornata limpida, tutto si sarebbe dimenticato, compresa quella melma che, però, rimaneva lì, sul fondo, in agguato"

Claudia Mameli



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Recensione: Memorie di un folle - Gustave Flaubert





Editore: Perrone
Collana: I classici
Genere: Letteratura
Formato: 11x15,5
Pagine: 90
Anno: 2007
Prezzo: € 5
Disponibile su: http://giulioperroneditore.it/node/32http://www.ibs.it/code/9788860040923/flaubert-gustave/memorie-folle.html

Flaubert inizia questo suo racconto provando ad analizzare, con pensieri sconnessi partendo dalla sua infanzia, il suo modo di vivere la vita e come esso sia cambiato nel corso degli anni.

Nel fare ciò usa un tono di sconforto, come se, trovandosi al termine della propria esistenza, si rendesse conto di quanto essa sia priva di valore a causa degli errori morali commessi in passato; eppure, all'epoca in cui scrive, ha solo 17 anni.
Inizia questo suo memoriale con l'ambizione di far almeno divertire il lettore, quasi considerasse egli stesso la vita come un enorme rappresentazione teatrale, da recitare seguendo le aspettative dello spettatore.
Esordisce elogiando il suo "IO" bambino, che trovava appagamento emotivo da qualsivoglia piccola gioia dei sensi si vedesse offrire dalla natura; di come fosse certo che non servisse null'altro ad appagarlo, se non l'immergersi con lo spirito nell'essenza poetica della vita stessa.
Racconta i suoi sogni di ragazzo, dei mondi nei quali riusciva ad avventurarsi con la sola forza della mente visualizzando ciò che un giorno sarebbe divenuto, a dispetto di chi lo derideva considerandolo "diverso"; di quel giovane ambizioso che, nella sua alterigia, sapeva di essere superiore a chi lo giudicava, e che aveva negli occhi orizzonti magnificenti ai quali un giorno sarebbe certamente giunto.
Con la poesia nell'anima, il suo pensiero poteva correre lontano in mille direzioni, vedendo la bellezza scaturire da ogni dove, diventando lui stesso i versi che creava.
Si rivede ragazzo, quando per la prima volta incontra Maria, la quale fa nascere in lui una passione travolgente che lo porta a credere che non esista nulla di più puro e celestiale di quei sentimenti.
Sino a quando, la disillusione gli fece breccia nell'anima portandolo a dubitare di tutto che vedeva, sentiva, provava; i sogni spazzati via dal bieco squallore d'intenti di cui si nutre ogni uomo.

Lo scrittore di Rouen, autore del ben più celebre "Madame Bovary", scrive questo suo insolito racconto nel 1838. Perennemente in bilico tra i suoi sentimenti, a volte estremamente carichi di apatia nei confronti del mondo e di se stesso, dopo aver riscontrato i sintomi dell'epilessia si dedicherà interamente alla letteratura, apprezzando in modo particolare autori come Balzac, grazie ai quali acquisisce un identità propria, decisamente anticonformista. Un identità tale che lo porterà ad essere considerato, negli anni a venire, il precursore del realismo letterario francese.


"Ricordo ancora le piccole gioie nel vedere i cavalli correre sulla strada, nell'accorgermi del fumo del loro fiato e del sudore che inondava i loro finimenti (...) Si vedeva il fumo uscire dalle loro narici, la vettura scossa che si rinsaldava sulle molle, il vento che soffiava sui vetri ed era tutto..."


"Io, che mi sentivo grande come il mondo e che uno solo dei miei pensieri, se fosse stato di fuoco come il fulmine, avrebbe potuto ridurre in cenere. Povero folle!"


"Ogni mattina andavo a vederla fare il bagno (...) ne contemplavo macchinalmente il posarsi sulla sabbia, il mio sguardo restava fisso sulle orme dei suoi passi e avrei quasi pianto vedendo l'onda cancellarle lentamente"


"Seguivo le sue tracce all'angolo di un muro e il fruscio dei suoi vestiti mi faceva palpitare di piacere. Quando ne sentivo i passi, nelle notti in cui camminava o avanzava verso di me... no, non saprei dirvi quante dolci sensazioni, quanta ebbrezza nel cuore, beatitudine e follia ci siano nell'amore"


"Maledizione agli uomini che mi hanno reso corrotto e malvagio, da buono e puro che ero!"


"Allora, probabilmente, ci sarà gioia sulla terra, quando morirà questo vampiro bugiardo che ipocrita che chiamiamo civiltà (...) Alcuni uomini ancora errabondi su una terra arida si chiameranno l'un l'altro; andranno gli uni verso gli altri e indietreggeranno per l'orrore, spaventati da loro stessi e moriranno. Cosa diventerà allora l'uomo, lui che è già più feroce delle belve e più vile dei rettili?"


"Così giovane e così stanco di tutto, quando ci sono vecchi ancora pieni di entusiasmo! Mentre io sono così abbattuto e disincantato! Che mi resta, dunque, se non guardare di notte la luna che getta sulle pareti i suoi tremuli chiarori simili a larghe foglie e di giorno il sole, che indora in tetti dei vicini? Questo è vivere? No, è la morte, senza il riposo del sepolcro"


Claudia Mameli



Licenza Creative Commons
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