venerdì 2 marzo 2018

Come la mosca nella tela del ragno, di Silvia Farinazzo




Autore: Silvia Farinazzo
Casa editrice: 0111 Edizioni 
Genere: Storico 
Anno: 2016
Pagine: 158
Disponibile su: Amazon

All'alba della seconda guerra mondiale, Marìa ha perso suo marito durante un attacco ed è costretta a lasciare la Spagna per rifugiarsi in Francia. Al suo fianco c'è Dolores, ma presto dovrà dire addio anche alla sua cara amica. Ciò che le resta è una figlia nata dell'inganno. Per cercare di salvarsi fingerà una nuova identità ma questa scelta costerà cara ad entrambe. La speranza di riuscire a rifarsi una vita si trasforma, in breve, nella consapevolezza di essere finita al centro di un incubo disumano. L'inganno sarà complice della sua deportazione, e dovrà quindi separarsi dalla piccola per poterla mettere in salvo, e affrontare da sola, per un brutto scherzo del destino, tutto il marcio di una guerra che ha portato le tenebre nel cuore degli uomini. Durante gli anni passati in schiavitù, l'unica cosa che ha dato a Marìa il coraggio di sopportare la fame, le torture, il freddo e la morte è stata la voglia di riabbracciare la sua bambina. Anche quando ormai certa di dover presto morire.

 
Leggere queste pagine è stato come vedere con i miei occhi tutto l'orrore di una guerra inutile e violenta, sentire la puzza della carne bruciata, il dolore delle ferite e la sofferenza dell'anima. È una storia dove l'immaginazione non serve, perché è tutto qui, descritto come se fosse un incubo vissuto in diretta. Le parole scorrono veloci insieme alle lacrime, più pesanti man mano che si va avanti. L'autrice non ha semplicemente scritto un resoconto di guerra, ha riportato in vita emozioni sopite, dimenticate in un angolo di memoria che si vorrebbe cancellare per non sentire l'obbligo morale di chiedersi "perché?" Perché gli uomini non possono vivere in pace, uniti, sostenendosi a vicenda per costruire un futuro migliore per chi ci sarà dopo di noi? La seconda guerra mondiale ha portato odio e distruzione nella terra, cicatrici profonde che dovrebbero essere un monito per tutti. Eppure, continuiamo a cadere sempre negli stessi errori. La storia di Marìa è quella di migliaia di persone che hanno avuto il coraggio di non arrendersi alle torture, alle umiliazioni, alla vita stessa. È una storia già sentita in tanti libri, documentari, inchieste, commemorazioni, ma è anche una storia da sentire, perché ogni storia merita di essere ascoltata. Per non dimenticare.

"All'improvviso, un gruppo di donne francesi compare sulla banchina. Alcune di loro portavano ceste di pane appena sfornato. Si avvicinarono al treno per offrirlo ai rifugiati. Gli occhi di madri e mogli francesi incrociarono quello di madri e mogli spagnole, senza dire una parola"

"Per la prima volta la giovane donna si presentò usando la sua falsa identità e lasciò a Pulette la fantasiosa descrizione delle loro vite fasulle"

"Lei aveva già conosciuto la follia della guerra, la vendetta dei vincitori, le torture, gli assassini. Ma quell'orrore superava qualsiasi immaginazione. Bambini e anziani lasciati in balia delle loro paure. Uomini e donne picchiati e umiliati. Quella non era guerra, era solo cinica follia"

"Sul pavimento, mischiata alla paglia, c'era una sostanza biancastra che reagiva al contatto con l'urina saturando l'aria con un odore tossico. Un paio di neonati, aggrappati al seno asciutto delle madri, piangevano disperati. Ogni parvenza di dignità umana si spense lentamente"

"María ricordava con nostalgia la primavera a Barcellona, quando i raggi del sole sfioravano i giardini in fiore e le acque cristalline del mare. Lì invece la primavera si fermava dietro il filo spinato, spaventata e disgustata da quell'orrendo spettacolo"

Claudia Mameli