giovedì 7 aprile 2016

La donna farfalla, di Roberto Brughitta



Casa editrice: Amico Libro
Genere: Narrativa
Formato: Cartaceo
Anno: 2014
Pagine: 114

Nonostante la guerra avesse lasciato segni pesanti sulla terra e nell’anima,  gli abitanti di Lamadrò stavano pian piano risollevandosi: svolgevano lavori umili come le loro case, fiere sopravvissute dei numerosi bombardamenti, che si distinguevano da tutte le altre mai viste prima per la strana storia legata alle tegole larghe dei loro tetti. 
Mentre Monica legge tra le nuvole storie che devono ancora essere scritte, suo marito Bruno lavora nella piccola officina, dove qualche volta va a dare una mano anche il loro figlio Riccardo, un bambino silenzioso dotato di un intuito estremo. Allo stesso modo Letizia, una signorina di ormai ottant’anni, passa tutto il giorno a servire vernaccia nella sua piccola e sgangherata bettola, dove i clienti possono intrattenersi con una radio che a loro appare come un magico lusso del quale godere.
Questa piccola comunità isolata dal resto del mondo viene un giorno animata dall’inaspettato arrivo di una bizzarra carovana di saltimbanchi, costretta a fermarsi lì fino a quando il falegname non avesse aggiustato uno dei loro carri. A dirigere la compagnia ci stava Tempesta, uomo burbero e imponente che aveva assoldato persone alle quali non era rimasto più nulla. Tra loro ci stavano Liquirizia e Giglio, uniti dalle cicatrici della guerra; abbiamo Manuel, un ragazzo che aspetta di poter finalmente rientrare a casa; e c’è Camomilla, che nella sua bontà, grande quanto la sua stazza, riesce ad ammansire anche gli animi più ribelli. La loro presenza diede nuova vita al paese e accese la curiosità di tutti, specialmente nel giovane e timido maniscalco Gianluca ed in suo zio Oscar, un apicoltore che passa le sue ore a leggere e sognare il mare, inventando tra una cosa e l’altra un numero degno di un circo come quello di Tempesta, dove ci sono giocolieri, mangiafuoco e lanciatori di coltelli; e dove soprattutto c’è la donna farfalla, una bellissima ragazza che aspetta solo di essere liberata da un assurdo patto che la lega indissolubilmente alla “Compagnia dei Campanelli”.

Introdotta dai versi del poeta Giorgio Peddio, “La donna farfalla” ha il sapore di una favola antica, nella quale ci si immerge completamente poiché rievoca un vissuto che fa parte della nostra storia. Leggendo il libro si sente una forte solidarietà per i suoi personaggi, che vivono senza troppe pretese formando un’unica famiglia; un modo di fare, questo, che ancora resiste nei piccoli centri della nostra isola dove basta veramente poco per poter dire di non avere bisogno di null’altro. Emergono in questo modo gli ideali di amicizia e collaborazione, uniti amore profondo e altruismo.
È la storia di una fotografia impolverata, che fa scordare la frenesia dei nostri giorni mentre si riassapora la bellezza di quei piccoli gesti che sanno rendere grande una vita fatta di sacrifici. Tra nuvole premonitrici, bambini che non usano la voce per parlare, amori nati nel vento e notti passate a rincorre sogni lontani, Roberto Brughitta trasporta i suoi lettori in un mondo non troppo lontano da noi, a volte solo dimenticato. La scrittura appare subito famigliare, priva di complicati costrutti letterari e ricca invece di forti emozioni. È grazie all’alternarsi armonioso di dialoghi e descrizioni esposte in maniera essenziale, che tutto il narrato risulta di facile comprensione. Le frasi si susseguono piacevolmente, rendendo la lettura adatta ad essere vissuta come puro svago o come spunto di riflessione: questo perché, abituati a cercar di rendere migliore la nostra vita, spesso dimentichiamo che la vera felicità si nasconde anche solo nel condividere quel poco che abbiamo con la nostra famiglia, che sia essa formata da vincoli di sangue o dall’incontro di anime che si completano e delle quali non potremmo più fare a meno.



"Poco più in basso, al centro del gruppo laterale delle case dalle tegole larghe, la serranda della bettola di signorina Letizia, sollevandosi, aveva fatto più baccano delle campane. La leggenda diceva che la piccola stamberga fosse lì prima del paese stesso, e che il villaggio le fosse cresciuto intorno  con il passare degli anni"

"Gianluca non sentiva più nulla, non si accorse nemmeno che il suo capo l'aveva raggiunto. (...) Teneva in mano uno di quei manifestini che oltre alle varie scritte ritraeva una bellissima ragazza"

"Non appena il figlio del maniscalco fece il suo ingresso nella stalla, il ragazzo si diresse con una borraccia verso la fontana della piazza. Riccardo gli sbarrò la strada con le braccia aperte. Era chiaro: voleva un abbraccio. Fu il ragazzino a decidere la durata di quella stretta, se Gianluca si fosse staccato prima del previsto il giovanotto avrebbe iniziato ad urlare. Aveva i suoi tempi... per ogni cosa"

"Dal carro di Tempesta spuntò una scarpina rosa e a seguire, un polpaccio che era largo il doppio di una coscia di Giglio. (...) Era la donna cannone"

"Divina rimase così per più di un minuto poi, di colpo aprì i palmi delle mani che trattenevano le lunghe frange si seta. Queste iniziarono a srotolarsi lentamente e andarono a formare un variopinto paio d'ali. (...) La ragazza sollevò quindi una delle scarpine da funambola, e fu a quel punto che la donna Farfalla iniziò la sua magica danza"



INTERVISTA

Claudia)Buongiorno Roberto, ti do’ il benvenuto in questo piccolo salotto letterario nel quale parleremo dei tuoi libri e anche di te!
Vorrei partire dalle parole di Giorgio Peddio, che fanno da apertura a “La donna farfalla”. Perché  hai scelto di usare una sua poesia?

R) Buongiorno a te e ai lettori. Se anni fa mi avessero chiesto quale fosse il mio poeta preferito, avrei dovuto sceglierne uno tra almeno tre nomi. Questo fino a poco tempo fa, quando per caso scoprii che un amico scriveva poesie e che sporadicamente le pubblicava su Facebook. Le lanciava così, come si fa con un sasso nel lago. E come accade in questi casi, una piccola onda arrivò nella mia bacheca. Le sue composizioni erano firmate solo con le iniziali, e quando scoprii chi ne era l’artefice quasi non ci credetti. Erano poesie bellissime e posso definirlo un poeta dell’anima. Ho provato a convincerlo a pubblicarle, ma lui nulla. Scrive di getto, senza pensare ed è sicuramente il sentimento che muove la sua penna. Sono riuscito comunque a farmi donare la poesia che introduce il racconto e che consiglio ai lettori di rileggere una volta terminato il libro. Mi sento per questo privilegiato e non smetterò mai di ringraziarlo.



C) La storia di cui parli si rifà ad un tempo che a noi appare ormai lontano: ci sono la guerra, la povertà, persone umili e sognatori. Da dove parte l’ispirazione?
R) L’ispirazione viene ascoltando le storie delle persone, soprattutto quelle degli anziani. Fin da piccolo mi affascinavano i racconti e posso tranquillamente affermare che i primi libri siano stati i miei nonni. Poi c’è la strada, io sono un grande osservatore e prima o poi, gli episodi che mi hanno affascinato, nel bene o nel male, compariranno come per magia nei miei romanzi.


C) Lamadrò è un luogo immaginario, ma non troppo. Come nasce nella tua testa?
R) Lamadrò è in realtà il nome con cui molti indicano, in Sardo, il paese di Lunamatrona. Non a tutti gli abitanti piace, ma io lo trovo invece molto poetico. Ci vivevano i miei nonni e ci ho passato i periodi migliori della mia infanzia. Per un cittadino, giocare scalzo, tuffarsi nel grano e andare in giro a rubare le prugne acerbe era qualcosa indescrivibile. Ho solo riportato nel libro i colori, i sapori e gli odori che sentivo allora in quel paese e che purtroppo non ho mai più sentito in nessun altro luogo.



C) La compagnia di “Tempesta” è ciò che porta nuova aria al paese. So che quello del circo è sempre stato un tuo pensiero ricorrente e, in un certo senso, questa tua passione entra a far parte della storia stessa. Puoi raccontarci qualcosa in più di te?
R) Penso che ogni bambino abbia sognato di unirsi al circo. In primis perché avrebbe visitato tantissimi luoghi lontani, e  secondo motivo perché il circo dava l’idea di una vita allegra e senza problemi. Con gli occhi di un adulto il circo è tutt’altro. Sicuramente l’aver fatto per anni il Burattinaio e aver passato tantissimo tempo con i bambini nei vari corsi di costruzione e animazione mi ha aiutato a raccontare le storie in modo quasi … fiabesco. O almeno così dicono tanti miei lettori. E questo mi fa piacere anche perché ho scoperto che spesso i miei racconti vengono letti in famiglia. A turno uno legge e gli altri ascoltano. Come una volta.



C) Oltre a collaborazioni in varie antologie, prima di questo libro ci sono “Il giocattolaio e altri racconti”, “Baci di laguna” e “Trucioli di cuore”. In che modo ti sei approcciato alla scrittura?
R) Ho iniziato a scrivere per pura necessità. Avevo subito dei lutti in famiglia e così ho iniziato un racconto per poter dare i nomi dei miei cari ai personaggi. Un modo per renderli immortali. Poi una mia amica ha letto qualche riga e mi ha spinto a continuare. Non ho più smesso. 



C) Dopo “La donna farfalla”, hai pubblicato “Oro corallo e arcobaleno”, “Su Lèpuri isposu” e “La trilogia di pinocchio”. Parlaci di loro.
R) Oro, corallo e arcobaleno è ambientato nella splendida cittadina di Bosa degli anni 80. Un Carabiniere sceglie di trasferirsi in Sardegna per avere un avanzamento di grado. Lui pensa di restarci per poco tempo, ma dovrà fare i conti con la bellezza del territorio, l’ospitalità delle persone, il sole e … l’amore. Il progetto di Pinocchio è qualcosa che invece va oltre la letteratura. Il libro “La trilogia di Pinocchio” contiene tre storie; la prima ci spiegherà del perché il tronco di legno che troverà Mastro Ciliegia sia fatato, poi c’è la storia originale e integrale con l’aggiunta di 30 splendide illustrazioni made in Sardegna, e per finire una terza storia dove un Pinocchio maggiorenne verrà catapultato nel mondo delle donazioni del midollo osseo. Infatti, una parte del ricavato andrà distribuito tra le sedi ADMO di Alto Adige e Sardegna. Il libro “Su Lèpuri isposu”, invece, allerta i bambini delle elementari sulla pericolosità dell’amianto. E’ stato realizzato con i tecnici della prevenzione dell’UNPISI e patrocinato dalla regione Sardegna. Essendo il primo lavoro d’Italia che parla di amianto ad una fascia d’età così bassa, ha avuto subito grandi consensi e sta entrando in tutte le scuole della Sardegna. Naturalmente, dietro tutti questi progetti c’è la mia casa editrice “Amicolibro” che ha subito creduto in me e continuamente mi consiglia e sostiene.



C) Ti ringrazio per avermi concesso il piacere di questa chiacchierata. Prima di salutarti, però, vorremmo tutti sapere quali altri sogni stanno venendo fuori dal tuo cassetto!
R) Il cassetto mi sta stretto, infatti ne ho un baule pieno. Purtroppo so che se rivelati, i sogni non si realizzano. E poi … fammi prima svegliare!



Claudia Mameli


Licenza Creative Commons
Recensione con intervista "La donna farfalla" di Claudia Mameli è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Based on a work at http://ilprofumodellacarta.blogspot.it/2016/04/la-donna-farfalla-casa-editrice-amico.html.




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