lunedì 23 maggio 2016

Gianna, lei era mia sorella. Di Carmen Salis

                                                                                  

Casa Editrice: Amico Libro
Anno: 2016
Formato: Cartaceo
Genere: Autobiografico
Pagine: 101
Prezzo: €12

Questa è la storia di Gianna, una donna immensa alla quale il destino ha riservato un futuro difficile da gestire. A parlarci di Lei è Carmen, che usa questo titolo di onore ogni volta in cui si riferisce alla sorella perché di lei ricorda la grandezza dell'anima, oltre ogni più futile constatazione del suo essere: ed è così che vuole trasmettere, a chi leggerà la Sua storia, tutto il bene serbato in fondo al cuore da quella straordinaria donna che era, è, e sempre sarà Gianna. Il racconto non avviene in maniera lineare, ma segue le strade della memoria con numerosi episodi incastrati fra loro al fine comporre un quadro troppo grande per essere contenuto in un unica cornice. Sforzandosi di assumere un atteggiamento contenuto, durante la stesura del testo, l'autrice prova a dare un senso a ricordi imperlati di amore e rabbia:
amore verso una sorella che è sempre stata forte e decisa, spesso saggia nell'esprimere la sua percezione della vita, a volte incomprensibile nei repentini cambi d'identità ed eterea, nel suo vivere con passione tutti gli attimi di calma apparente; la rabbia è invece riversata contro chi non ha voluto vedere oltre il muro dell'evidenza, sperimentando su di lei farmaci e soluzioni utili solo ad annullarle il corpo e la mente, o negando una malattia che voleva solo essere abbracciata. Carmen prova rabbia anche verso se stessa, per non essere riuscita a capire subito quanto in realtà fosse unica e speciale quella sorella così diversa da lei che per un certo periodo non comprendeva nella maniera giusta. In un vai e vieni di immagini del passato, conosciamo una ragazza in continuo conflitto contro un buio sempre più scuro che voleva impedirle di essere felice come tutti gli altri. Tra un ricovero d'urgenza e le terapie sempre più forti per sedare i mostri che la tormentano, la vediamo come una ragazza pudica che recita il rosario con profonda dedizione e mette in casa tutti i soldi che guadagna, perché generosa di natura, precisa e puntuale nel suo cercare di essere una brava donna di casa pur sapendo che non potrà mai gioire dell'avere una famiglia tutta sua; la si scorge timida ed imbarazzata nelle sue prime uscite con i ragazzi e quando già adulta impara a truccarsi ed è piena di sogni mai realizzati. Viene da sorridere per la sua innocenza di bambina mai cresciuta che, sebbene non ne apprezzi il sapore, ama cucinare le meringhe perché le vengono perfette, aspettando fiduciosa un segno del destino che la possa condurre al grande amore. Sentiamo una stretta al cuore quando prova a sconfiggere i suoi demoni per amore dei nipoti che la riempiono d'orgoglio nel suo ruolo di zia; e si soffre, nel vederla cadere da un momento all'altro in un profondo baratro dal quale non sa venire fuori, dove la continua lotta con voci che battono ritmicamente nella sua testa viene attutita da una madre che fino alla fine della propria esistenza cerca di proteggerla dal mondo infido che la circonda, prendendola per mano senza lasciarla mai, giustificando le sue stranezze e provando a farla sentire il cardine della famiglia, la persona più importante per dare la forza di credere in se stessa. Gianna lotta, cade e si rialza. Parla con occhi persi nel vuoto chiedendo di avere finalmente pace, per poi ritrovare la forza di uscire per strada. Non le importa di quello che pensa la gente, di come la guardano e di tutto quello che i medici le consigliano di non fare: Lei vuole vivere e continuare a sognare! Carmen invece cerca in tutti i modi di trovare una cura che non esiste, batte i pugni, si arrabbia e urla solo perché ha paura di perderla; prova a spingere Gianna a reagire. A volte ci riesce, altre deve accettare il fatto di non poterci riuscire. Altre ancora, si trova  costretta a prendere decisioni difficili per il bene di sua sorella, che invece non le accetta volentieri. Carmen è la sorella minore, ma si prende cura di Lei con tutta se stessa perché spera che allontanandola da tutti quei pericoli che avrebbero potuto farla peggiorare possa in qualche modo salvarla. Per troppi anni non saprà trovare la ragione di quella malattia che accompagnerà sua sorella lungo due binari paralleli, fatti di luci e ombre; e solo quando si renderà veramente conto che Lei non si era mai arresa alla vita, quando capirà che Gianna era tutto questo: guerra, amore, gioia e disperazione, solo allora sarà veramente cosciente del fatto che Lei è sempre stata la più forte.

                                                                                  

"L'ho ammirata, invidiata, combattuta. Poi, a un certo punto della mia vita, ho riconosciuto la sua tristezza e l'ho amata senza riserve"

"Perché per lenire il dolore credevo sarebbe bastato non parlare più di Lei, non pensare a Lei, non riguardate le Sue foto, stringere forte i pugni e chiudere gli occhi, come diceva mia madre quando dovevano farci le iniezioni, per non soffrire"

"Di quanto amore può essere capace una madre l’ho capito solo allora. La temeva ma la amava. Capiva quel che vedeva, ma non lo sentiva. a volte ripenso al suo grande dolore nel vederla andar via con i pensieri, nell’assecondare i suoi ragionamenti folli, nel temere che avrebbe potuto farsi o farle del male. Eppure, quando la guardava non si intravedeva dispiacere e nemmeno vergogna per questa figlia che era comunque sempre stata diversa"

"Tutti si erano spogliati della loro autorità per fargliela indossare, quasi a proteggerla dalla vita: la coccolavano, la facevano sentire al centro del mondo. ne avevano cura come si fa con una foglia di vetro, che non deve mai toccare terra o si rompe in mille pezzi. oggi comprendo che non avevano altra scelta. Lei era davvero di vetro. Comunque, si è spaccata in mille pezzi lo stesso"

"Quando ho capito che la mia gioia di vivere contrastava con la sua voglia di morire, quando ho smesso di cercare di farle capire quanto è bella la vita, quando ho finito con il nausearla con le mie prediche, allora ho capito che era malata. Aveva una voce dentro la testa che le diceva il contrario di quello che consigliavo io: una voce che la tormentava e che le faceva desiderare soltanto di dormire per sempre"

"Ci sapeva fare con i bambini, riusciva a mettersi carponi per vedere il mondo così come lo vedono loro. Con i miei figli è stata fantastica, insuperabile: ogni giorno l’aspettavano per giocare come si aspetta Babbo natale, e Lei, puntuale, non li ha mai delusi (...) ogni gioco era mutilato, e ogni storia era orfana di un personaggio. io non ho mai saputo prendere il suo posto. Là, seduta sul pavimento, in mezzo ai loro giochi, sarei stata un’intrusa"

"Stava bene se gli altri la facevano sentire importante, utile, presente. Per questo nella mia ignoranza quando stava male mi convincevo di riempirle la vita di impegni e responsabilità. Credevo che la sua testa fosse come il motore di una macchina potente che deve girare per rendere al meglio. invece iniziava la discesa ogni volta alla stessa maniera. Passava dall’euforia eccessiva, dall’iperattività alla tristezza muta, fino al silenzio del corpo e del cuore. Dormiva, non si curava più di nulla, nemmeno del suo corpo"

"Piano piano, si isolava da tutto. E tutto la isolava. La gente si scostava quando passava e si voltava a guardarla con commiserazione. Camminava come un automa, teneva lo sguardo fisso e la mano destra non riusciva a star ferma. L’ignoranza la circondava abbracciandola sempre più stretta"

"Lei andava in Chiesa, recitava il rosario la sera, leggeva a voce alta le preghiere dal suo libretto. La prima cosa che chiesi ai suoi Santi fu: perché non le avevano restituito il favore"

Claudia Mameli

                                                     

Licenza Creative Commons
Gianna. Lei era mia sorella di Claudia Mameli è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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La ragazza con le scarpe di vernice rossa, di Andrea Sperelli




Casa Editrice: ErosCultura
Anno: 2016
Formato: E-book
Genere:  Erotico
Pagine: 51
Prezzo: € 3,49

Giunto alla soglia dei sessant'anni, Davide sente il bisogno di compiere un viaggio a ritroso nel tempo, esplorando i luoghi nei quali si è consumata la più importante storia della sua vita. Fa questo per trovare cose che all'epoca non aveva saputo vedere, rimaste latenti nel suo cuore in attesa di essere comprese.
Ha conosciuto Delia vent'anni prima, quando si propose come redattore nella rivista on line gestita da lei. È da subito colpito dall'aspetto verginale della ragazza, che nasconde un lato oscuro visibile solo agli occhi di un altro membro della notte. Nonostante si siano incontrati una sola volta, tra i due nasce subito una profonda attrazione che li porta a condurre un perverso gioco di seduzione via chat: per due anni, ogni notte alla stessa ora, quando svestono i panni della normalità si ritrovano succubi l'uno dell'altra. Mostrandosi a lei senza veli, Davide spinge Delia a spogliarsi di una maschera che la protegge dalla vera conoscenza del proprio IO. La loro storia fatta di alti e bassi, nutrititi dalla donna per necessità di non perdere la propria moralità a causa della devastante forza psicologica di Davide, è una sorta di amore/odio nella quale la differenza di età non ostacola la passione che viene alimentata sino a quando i due decidono d'incontrarsi per far esplodere tutto il desiderio nutrito nel corso del tempo; un desiderio che si consumerà voracemente lasciandoli privi di forza, appagati nell'essersi finalmente ritrovati prima di abbandonarsi per sempre.

                                                                                   

Il linguaggio essenziale di questo racconto non trarrà in inganno i lettori più esigenti. Il testo infatti, sebbene richiami ad un genere di consumo più frivolo, è caratterizzato da una tecnica stilistica che sfocia irrimediabilmente nella narrativa poetica. Non è solo un racconto erotico senza veli, ma concentra fra le sue righe un più profondo significato da interpretare.
Gli incontri in chat sono il classico inizio di una storia basata sul mero sesso, reso ancora più interessante dalla remota possibilità di incontrare il partner che smonterebbe l'elaborata facciata di un castello costruito con pezzi di ricambio. In questo caso però, l'intento dell'autore non è solo quello di conservare intatto il luogo comune che caratterizza tali scenografie: i personaggi vivono in due paesi diversi e quando si incontrano lo fanno in campo neutro, nella Brianza, sempre avvolti da una estraneità rispetto a ciò che li aspetta al loro ritorno, come se stessero vivendo una vita parallela nella quale il mondo conosciuto non esiste più.
Sebbene il rapporto carnale sia l'esternazione del loro legame, la distanza che separa i protagonisti va a sottolineare un'esigenza di unione che va oltre la corporalità. Nelle scene in questione emerge quindi una passionalità estrema che fa dimenticare ai due amanti cosa ci sia al di fuori del loro personale universo, facendoli così divenire un'unica grande entità che si completa. Se da una parte troviamo l'esaltazione dell'eros, dall'altra emerge la beatitudine di emozioni che bastano a se stesse senza aver bisogno di null'altro se non la consapevolezza del sentimento, dove la comprensione di tale verità è data  dall'alternanza tra passato e presente nel racconto.


Sotto i suoi occhi, di Olga Gnecchi

   

Anno:2016
Formato:E-book
Genere:Thriller
Pagine:307
Prezzo: €2,99

Durante il giorno, Borgovecchio è una pacata cittadina boschiva che si affaccia sul mare, mentre al calar del sole diviene il fulcro di una accesa movida notturna. Al suo interno le giornate scorrono tranquille fino a quando il parco non diventa lo scenario di un macabro omicidio che darà il via ad una lunga serie. Proprio in quel periodo, Luce de Amicis si trasferisce nella cittadina in qualità di medico legale e inizia a frequentare Claudio, un manager nel campo della telefonia abbandonato dalla madre ad appena tre anni, cresciuto da un padre con un carattere forte che a settant'anni decide di trasferirsi in una casa riposo, per non far  pesare al figlio i suoi ultimi giorni di vita e soprattutto portarsi dietro un segreto sconcertante. Il ragazzo accetta a malincuore la decisione del padre e si concentra sul lavoro e gli amici, tra i quali ci sono Paolo, marito infedele e violento, e Davide, un latin lover che a breve si ritroverà coinvolto, con Claudio, in un assurdo circolo legato agli omicidi del bosco. Mentre il mistero si fa sempre più fitto e Luce prova a ricostruire gli ultimi istanti delle vittime insieme all'irascibile ispettore Lanza, Claudio inizierà a udire voci lontane e ricevere strane telefonate che lo porteranno a scavare nell'oscuro passato di sua madre fino a scoprire una sconvolgente verità.

La storia scorre veloce in un continuo susseguirsi di colpi di scena disorientando il lettore, che non sarà in grado di abbandonare il libro prima della scritta "Fine". I personaggi sono ben costruiti, con una storia personale chiara e definita, inseriti gradualmente in maniera furba, all'interno di tutto il contesto. I luoghi vengono descritti in maniera essenziale, usando ciò che basta per non appesantire e stancare la lettura, dando così maggior rilievo alle situazioni chiave che definiscono la narrazione. La trama è infatti retta da un intreccio scenografico che non si perde in convenevoli. Ogni singolo tassello che compone la storia è stato distribuito in maniera sapiente all'interno della stessa senza lasciare nulla al caso, senza tradirsi mai ed evitando così di rovinare le ultime pagine svelandone l'epilogo finale prima del tempo. Precisa, sintetica e al tempo stesso completa di tutti gli elementi necessari a far comprendere l'evoluzione dei fatti, Olga Gnecchi fa di questa sua opera un capolavoro del thriller.

                                                                                  


"Il suo corpo non obbediva ai comandi. Cercò di ricordare cosa le fosse accaduto. Un uomo ... forse. Era confusa e avrebbe pianto. Si accorse, con sgomento, che non riusciva neppure a sbattere le palpebre"

"Davide aveva sempre la solita idea fissa per tutti i sabato sera. La parte delle "ragazze da portare via" spesso riguardava soltanto lui, dato che Claudio non aveva più alcuna voglia di portarsi a letto donne di cui probabilmente non conosceva neppure il vero nome"

"Non provava più tutto quel dolore. Eppure non riusciva a non pensar a quegli occhi e a quella voce, cose se si aspettasse di sentire pronunciare ancora quella domanda da qualcuno che si trovasse dietro di lui"

"Non le era mai capitato un omicidio. Non era eccitata soltanto per l'autopsia ma per tutta la situazione che l'avrebbe vista collaborare alle indagini. Col suo lavoro avrebbe potuto aiutare qualcuno"

"I fiori avevano iniziato a sbucare fuori persino dal cemento come se fosse terreno concimato, e le loro radici creavano spaccature ai bordi delle strade"

"Nulla appariva fuori posto. Le finestre erano chiuse, la serratura non era stata forzata, nessuno aveva frugato nei cassetti o negli armadi. Solo quel piccolo cellulare bianco"

"Affondò un'altra volta le unghie nella carne, strinse ancora per marchiare la pelle della sua vittima, finché gocce di sangue fluirono pigramente dalle ferite. Stremato, cedette e allentò la presa"

"Alberto Lanza era sempre stato un uomo burbero e scontroso. Non amava la compagnia, non amava scherzare e sembrava, addirittura, odiare tutto ciò che si muoveva; ma amava molto il suo lavoro"

"Meno di tre minuti per morire. (...) Un minuto per perdere conoscenza e tutti i riflessi volontari, mentre tutto l'ossigeno rimasto nei polmoni si esauriva. Il polso che rallentava per poi risalire nuovamente di frequenza. L'aumento della pressione di quasi due volte più del normale, mentre le contrazioni dei muscoli si trasformavano in convulsioni"

"Avvertì un dolore sordo e atroce, come non aveva mai provato in vita sua. Come se avesse picchiato contro una lastra di ferro, sentendo persino il rumore del metallo piombato sulla sua faccia. (...) Lei non avrebbe mai fatto una cosa del genere, neppure se ne avesse avuto la forza, e non riusciva a capire"

"A quel punto, Claudio non era più certo di voler sentire quella storia. Non aveva idea si cosa sua zia stesse per dirgli. Anche suo padre gli aveva detto che cercava soltanto si proteggerlo"

       



                                                                INTERVISTA

Claudia) Salve Olga, ti do il benvenuto nel mio piccolo salotto letterario dove parleremo del tuo libro. "Sotto i suoi occhi" è un thriller intenso dalla trama elaborata. Com'è nato e quanto tempo hai impiegato a crearlo?
Olga) Grazie Claudia. È un piacere per me rispondere a questa piccola intervista.
Ho iniziato a scrivere "Sotto i suoi occhi" cinque anni fa, quasi per caso. Avevo una certa familiarità con i racconti brevi, ma mai avevo provato a cimentarmi in qualcosa di più ampio respiro. Essendo il primo romanzo, ho impiegato un anno per scriverlo e all'inizio non avevo bene in mente la storia. Mi bloccavo spesso, anche perché ci ho messo un po' a prendere in seria considerazione il fatto che un giorno avrei potuto pubblicarlo, non conoscendo nulla in merito al mondo dell'editoria e tutto ciò che vi ruota intorno. Poi ho capito che dovevo smettere di pensare troppo e lasciare che fossero i personaggi a guidarmi. E la seconda metà del romanzo è venuta fuori in appena due mesi.


C. Il cardine del romanzo è un tema che si ripete costantemente nella vita reale, condito da un pizzico di puro paranormale. Qual è il senso profondo della storia che narri?
O. Credo che salti subito all'occhio il trinomio scelta-caso-destino mentre conosciamo i personaggi. Le scelte sono elementi razionali, il caso e il destino non sono facili da spiegare, ed è per questo che ho scelto di inserire quel "pizzico di paranormale" perché a volte non possiamo proprio negare che esso esista e che faccia parte della vita reale. Inoltre, spero risalti il chiaro messaggio contro la violenza sulle donne. Il male non è mai necessario.


C. Un bravo scrittore è prima di tutto un ottimo lettore. Chi sono i tuoi autori preferiti e in che modo hanno influenzato il tuo stile?
O. Leggo davvero moltissimo (a volte credo che perderò la vista!). Ci sono autori, sia tra i grandi che tra gli emergenti, da cui si può sempre imparare qualcosa. Quelli che mi hanno influenzato di più riguardo i temi sono Ken Follett e John Connolly. Ma è stato Haruki Murakami ad aprirmi un mondo. Con lui ho scoperto il surreale, elemento di cui sono permeati i miei ultimi lavori. Per quanto riguarda lo stile, non saprei cosa rispondere. Quando scrivo, cerco di essere semplice, breve e diretta, affinché i concetti possano essere chiari a chiunque legga il testo. Un trucchetto insegnatomi dal mio professore di lettere del liceo.


C. Parlaci un po' della tua carriera letteraria, lavori precedenti e progetti futuri.
O. Oltre a "Sotto i suoi occhi", ho pubblicato un altro thriller "L'ultima cella", una raccolta di racconti "Racconti che non hanno un titolo e altri sogni", una parodia erotica, racconto lungo scritto col collega e amico di penna Gianluca Ingaramo e un racconto comico "Man1/2Cop" in lingua inglese, tutti disponibili su Amazon.
Adesso sto lavorando a due romanzi, un thriller con sfumature surreali e una sorta di favola gotica molto particolare. Vedremo cosa ne verrà fuori.


C. Un modo che riesce a dare visibilità agli autori emergenti, viaggia sicuramente via web. Che rapporto hai con internet ed i social network in generale?
O. Chiunque voglia intraprendere questa strada deve per forza avere un buon rapporto col web e i social network. Ormai sono uno dei pochi mezzi a disposizione per pubblicizzarsi e far conoscere agli altri il proprio lavoro. Io non amo particolarmente pubblicizzarmi, ma riconosco che se non fossero esistiti Facebook, Twitter o le piattaforme dedicate al mondo della scrittura, adesso in pochi conoscerebbero il mio lavoro, così come io non avrei conosciuto gente meravigliosa tra i miei lettori e bravissimi colleghi scrittori.


C. Una domanda che non può mancare di soddisfare la curiosità generale è questa: Chi è Olga Gnecchi nella vita comune?
O. Sono sposata e ho una figlia di sei anni a cui mi sto dedicando con tutta me stessa. Mi prendo cura della mia famiglia e ho abbastanza tempo da riservare alla scrittura e a tutto ciò che vi ruota intorno, leggere, studiare, ricercare, leggere, scrivere, leggere... Avete capito.


C. Chi scrive sente l'esigenza di avere sempre a portata di mano carta e penna. Ma si sa, ogni tanto bisogna anche staccare! Oltre alla letteratura quali sono le tue passioni più forti?
O. È vero, si sente il bisogno di staccare, altrimenti si rischia di andare in tilt e di non riuscire più a elaborare idee e concetti. Un'altra mia grande passione è la chitarra e di conseguenza la musica. Anche se suono da autodidatta, sento spesso il bisogno di strimpellare qualche accordo, magari cantando a squarciagola (sempre che non ci sia nessuno in giro!)


C. Grazie per il tempo passato insieme. In attesa del tuo prossimo lavoro ti va di condividere con noi una breve frase, aforisma o massima, che ti rappresenti in questo momento?
O. Grazie a te, per il tempo che hai concesso al mio romanzo e quindi a me!
C'è una frase che ho scritto un po' di tempo fa e che sta continuando a ispirarmi e a spronarmi nella stesura di uno dei nuovi romanzi: "Siamo soltanto l'ombra immobile della nostra coscienza." Spero sempre nel giusto raggio di sole. ;)

Claudia Mameli

Eros in fabula: Satiriaco, di Rose M. Blanchard





Anno: 2016
Formato: E-book
Genere: Erotico
Pagine: 97
Prezzo: € 2,99

Michael amava talmente tanto sua moglie che, quando ad appena due mesi di matrimonio viene tradito, decide di non innamorarsi mai più. Lontano da lei e da sua figlia, con la quale andrà a riallacciare i rapporti quando sarà ormai troppo tardi per aiutarla a crescere, versa sul sesso tutta la sua frustrazione nutrendosi di essa come fosse una droga della quale semplicemente non può fare a meno. Che sia con donne più o meno giovani, o col suo stesso corpo, la perversione di Michael sfocia in mari sconfinati. Non gli importa quanto dovrà pagare per soddisfare tutte le sue voglie, perché  Adriana è in grado di procurargli sempre ciò di cui ha bisogno. La donna, gestisce infatti un bordello di lusso dove non esistono limiti al piacere carnale in tutte le sue estensioni, dove lei stessa è protagonista di quadri surreali. Le giornate di Michael si alternano quindi tra il lavoro ed i momenti passati nell'appartamento condiviso con colleghi e amici prima di dare spazio alla goduria. Sarà proprio la voglia di soddisfare l'ennesima bramosia a portarlo tra le braccia di un ragazzo che cambierà ogni sua prospettiva di vita e amore, facendogli così rivalutare suo malgrado ogni regola prestabilita nella scoperta di sensazioni infuocate.

L'intero romanzo è caratterizzato dalla foga con la quale il protagonista principale narra in prima persona la storia che ci propone. Cova un rancore malato verso il genere femminile, che manovra a suo piacere per soddisfare bisogni primordiali. I toni utilizzati dall'autrice sono spesso pesanti, al limite dell'erotismo animalesco proprio per sottolineare lo stato d'animo con il quale Michael si droga di sesso. La frenesia che l'autrice usa in tutta la prima metà del libro dà a questo un carattere deciso: frasi brevi, concise, essenziali. La struttura portante della trama regge il ritmo, ammorbidendosi un poco verso la parte finale, nella quale prevalgono sentimenti contrastanti, dove la rabbia soffoca l'amore che cerca di farsi spazio ancora una volta passando attraverso strade sterrate, fino a giungere ad un tragico finale e ad una rivelazione sconcertante che introdurrà il seguito della saga.


                                                                               

"La guardo esterrefatto, non riesco a credere alle sue parole. È una depravata folle, una ninfomane, lo è sempre stata. Ma fare sesso con entrambi i miei genitori… non riesco a crederci"

"Lo vedo nei miei sogni, nei miei pensieri. L’idea che Adriana possa avere ragione mi spaventa, mi scombussola al punto che se fosse vero, se mi stessi davvero innamorando di lui, allora devo staccare, darci un taglio, costringermi a non desiderarlo e non chiedere più di lui"

"È spaventoso quello che sto facendo, non ho mai ricevuto tante pugnalate al cuore nello stesso momento e la cosa più agghiacciante è che me le sto affliggendo da solo. Restiamo lì a guardarci senza proferire parola. Lo perderò, penso. L’ho perso"

"Non esiste amore che duri per sempre e questo l’ho appurato dritto sulla mia pelle. Il guaio è che se finisce quando tu lo credevi amore eterno, ci muori e basta. Io sono già morto e non si muore due volte"

"La coppia sulla spiaggia si accorge di noi, con la coda dell’occhio vedo che si dicono qualcosa, poi sorridono guardandoci e tornano a sbaciucchiarsi. Ho scoperto che non me ne importa niente, anzi più loro guardavano più io ci davo dentro ad accarezzare il mio ragazzo, sulle gambe, sul corpo, ovunque"

"Ci stava riuscendo. Stava sgretolando quella spessa lastra di ghiaccio che mi aveva tenuto prigioniero per trent'anni, la sentivo sciogliersi, svanire. Mi ero imposto la regola tassativa di non innamorarmi, di non legarmi più, ma non era una regola. Era solo paura. Non ho più paura adesso"


Claudia Mameli

Licenza Creative Commons
Eros in fabula: Satiriaco di Claudia Mameli è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Based on a work at http://ilprofumodellacarta.blogspot.it/2016/05/eros-in-fabula-volume-primo-satiriaco.html.

lunedì 16 maggio 2016

Il patto di Natale, di Irene Pistolato

            


Casa Editrice: Amazon
Anno: 2015
Formato: e-book
Genere: Commedia romantica
Pagine: 145
Prezzo: € 0,99
COMPRA QUI Il patto di Natale

Simona è esasperata dalla presenza di Claudio, il suo scontroso vicino che non perde occasione per creare imbarazzanti litigi. Tra i due regna una intolleranza reciproca, che diventa ancor più complicata quando lui assume il ruolo di responsabile nell'azienda dove lavora la ragazza. Il Natale è alle porte e Simona vorrebbe solo vivere serenamente tutti quei rituali che ha tanto amato da bambina, come addobbare con cura la propria casa e costruire l'albero più bello di sempre. Si ritrova invece a dover subire il fastidio di un vicino che pare non volerle dare tregua, aizzando così il fuoco della discordia per  portarla al limite della sopportazione. Stanca dei suoi giochetti per rovinarle la giornata, decide di proporgli un patto che prevede l'obbligo di sottostare al volere dell'altro per un certo periodo di tempo, ogni volta che uno dei due manchi di rispetto all'altro. All'inizio la cosa sembra funzionare, ma in breve tempo il loro rapporto assume una forma di morbosa attrazione che li spinge a diventare sempre più antipatici pur di guadagnare minuti preziosi per stare insieme. Inizia così una rocambolesca storia di desideri passionali nella quale i due comici protagonisti si scopriranno insopportabilmente attratti.
Il titolo di questo romanzo potrebbe far pensare ad una storia adatta al solo periodo dell'anno a cui si riferisce. In realtà si tratta di una simpatica compagna con la quale intrattenersi in maniera spensierata per un paio d'ore. La scrittura frizzante ed i goffi tentativi di seduzione dei protagonisti stimolano la curiosità del lettore, lasciando il classico groppo in gola nell'istante in cui dall'ironia che caratterizza buona parte del racconto, si passa alla scoperta dei più intimi segreti legati ai momenti difficili vissuti nel nel, a volte triste passato di Simona e Claudio.
È quindi sicuramente una storia da leggere a cuor sereno, capace di divertire, far sognare e, perché no? lasciar scappare pure qualche lacrimuccia!

                                                                                   

"Credo che il mio uomo ideale non sia ancora nato. Ho provato in ogni modo a sistemarmi, ma ogni relazione che ho avuto finora jin sono terminate pacificamente"

"Forse sto ancora sognando. Mi stropiccio gli occhi e, quando li poso nuovamente sull'uomo, le sue labbra sono ancora allungate in un sorriso. Non può essere possibile! Lui non sorride mai. Mai!"

"Spalanco la porta e lo invito ad entrare, ormai non posso più tirarmi indietro, me la sono cercata quando ho deciso di accontentarlo con quello stupido patto. In effetti, mi sono data la zappa suo piedi da sola: credevo di fare un dispetto a lui, invece sta rendendo la vita complicata a me"

"Qualunque cosa faccia, lui si imbestialisce con me. Non lo capisco proprio, ho provato a farmi un esame di coscienza ma sembra che lui ci trovi davvero gusto a litigare con me"

"Un attimo prima sembra che voglia stare con me, un secondo dopo sono una schifezza con cui non vorrebbe nemmeno avere a che fare. Che bastardo! Se solo non baciasse così bene!"

"Non lo sto facendo apposta, posso giurarlo! È che non riesco proprio farne a meno. Quando sono con lui, mi parte l'ormone, schizza fino alle stelle"

domenica 24 aprile 2016

Ascoltami... , di Simonetta Angelo-Comneo

                                                                                 

Casa Editrice: Eracle
Anno: 2015
Formato: Cartaceo
Genere: Romanzo storico
Pagine: 235
Prezzo: € 15,52
COMPRA QUI Ascoltami...

Agli inizi degli anni '70 la giovane Lea si sposa con Wadih, un facoltoso imprenditore libanese con il quale decide di vivere a Beirut. In Italia lascia il ricordo di un padre mancato troppo presto, e una madre anaffettiva che decide di continuare a vivere risposandosi, escludendola dalla propria anima. Il dolore di Lea contribuisce a consolidare nel tempo un carattere fragile ed insicuro, dove la confidente più fidata dei suoi pensieri rimarrà  a lungo la propria mente.
L'amore che lega la coppia appare sincero ma, a distanza di poco tempo, la donna si rende conto che non è poi così perfetto. Spesso si ritrova sola per via dei continui impegni lavorativi di Wadih, ed è solo grazie a  Mirulla, una cara amica conosciuta per caso, che inizia a scoprire veramente la bellezza del Libano e sentirlo come la sua casa. La guerra inizia a farsi strada, cosicché Lea decide di riempire gli spazi vuoti impegnandosi nello studio, anche a causa dell'assenza e dei continui tradimenti subiti dall'uomo con il quale credeva aver  riacquisito quella stessa figura protettiva che tanto le era mancata, e che invece segue ad umiliarla allontanandola sempre più, fino a quando non la lascerà definitivamente per morire tra le braccia dell'amante. Prese le redini dell'azienda lasciatale in eredità dal marito, Lea imparerà a guardare la vita secondo nuove angolazioni, grazie al supporto di nuovi amici che le staranno sempre vicino, diventando sempre più forte. Vedrà di nuovo l'amore, la paura, conoscerà nuovi luoghi e ripercorrerà il doloroso cammino della morte in quel Paese che ama alla follia e dal quale nemmeno la guerra la può allontanare a lungo.

Scrivere una recensione per questo romanzo non è stato facile per me, e ancora adesso non so bene se questa sia la maniera giusta per rendergli onore. La storia narrata da Simonetta Angelo-Comneo è costantemente avvolta da una malinconica sensazione di abbandono che si sente sulla pelle, pagina dopo pagina. Le descrizioni degli ambienti sono fotografie in movimento che quasi profumano al solo leggerle: le strade di Beirut, i palazzi, i suk e le colline prendono magicamente vita portando la mente in luoghi che per la maggior parte dei lettori sono estranei che diventano in un attimo parte della propria vita. La stessa sensazione di attaccamento che prova Lea quando a causa della guerra viene costretta a lasciare il Paese per trasferirsi a Parigi o Milano, il suo desiderio di tornare finalmente in Libano viene contagiato anche a chi legge. Più di ogni altra cosa si entra in contatto con l'anima della protagonista, delicata, sensibile e disperatamente attaccata alla vita. Si prova per lei una forte solidarietà nella sofferenza che il destino le ha imposto, mista ad una grande gioia nel momento in cui un barlume di speranza sembra affacciarsi nel suo cuore per renderla finalmente felice, anche quando, circondata da amici coraggiosi, impara che per riuscire a costruire un futuro migliore bisogna imparare a vivere al meglio nel mondo che ci è stato dato, con tutti i suoi difetti e le sue lunghe strade da percorrere, amandone la bellezza immensa di ciò che comunque offre senza riserve alcune.

                                                                                  

"I suoi passi la portarono verso Maarad, i cui lunghi e vasti portici ospitavano negozi di ogni genere, dal negozietto di spezie e granaglie alla boutique piena di squisiti abiti di marca, dal negozio di scarpe a quello di prodotti artigianali"

"Siamo insieme e siamo soli. Sento le tue parole ma non ne colgo il significato. Incomunicabilità di due esseri che stanno insieme, fanno l'amore, ripetono gesti che tanti altri hanno fatto prima di loro, discutono, ma in realtà vivono soli, ognuno nel proprio mondo, chiuso all'altro, dove le parole formano il silenzio e non riempiono il silenzio"

"Che cos'è la felicità se non doversi accontentare di quello che si ha o che la vita concede, giorno dopo giorno?"

"Pensava continuamente  alla madre e al poco amore che le aveva dato, eppure, nonostante ciò, era triste per lei e la compariva"

"Era talmente presa dai suoi fantasmi che lo aveva sempre guardato come la spalla su cui piangere, l'amico a cui chiedere sostegno, la roccia a cui aggrapparsi, senza mai chiedersi che persona fosse veramente"

"Le ore passavano lente e inesorabili e verso sera i bombardamenti divennero più violenti e vicini. Ogni colpo che sentiva, ogni bomba che, cadendo, faceva tremare i vetri e il pavimento sotto ai suoi piedi, sembrava trapassarla e dilaniarla; aveva male dappertutto, nel corpo e nell'anima: è questa la paura?"

"Cadi tu che calpesti il tuo onore, la tua religione, la tua famiglia; tu che vedi nella nostra forza solamente uno strumento per distruggere. Ecco, io ti abbatto freddamente, prendo la mira e sparo perché cin te seppellisco tutti i bambini mutilati, tutte le chiese profanate, tutte le case distrutte, tutti i beni calpestati, con te seppellisco una felicità troppo fragile, una ricerca troppo vana"

                                                                                                  

                                                                          INTERVISTA
Claudia) Salve Simonetta. Prima di ogni altra cosa devo ringraziarti per avermi coinvolta nel tuo mondo di carta. Come "Taccuino Libanese", anche questo romanzo è soprattutto un pezzo importante della tua vita pur non essendo prettamente autobiografico. Cosa ti ha spinto a scriverlo?
Simonetta) "Ascoltami" Non è autobiografico, come giustamente dici, ma vi ho riversato  molti dei miei sentimenti ed esperienze. Lea, che è un  personaggio nato dalla fusione di molte donne incontrate (e c'è anche un po' di me), è cresciuto talmente dentro di me che è quasi esploso ... l'ho scritto in poco tempo tanto forte era la forza con la quale mi parlava per farsi sentire. Buffo, vero?

C) Il Libano è stato la tua Casa per tantissimi anni. Qual è il ricordo più bello che conservi di quel periodo?
S) Il ricordo più bello del Libano risale agli anni d'oro, cioè al periodo che va dal 1961 al 1974, quando ancora la guerra era lontana, quando la generosità e l'ospitalità dei libanesi era genuina, quando il Paese sembrava il paradiso terrestre.

C) Essendo professoressa pare scontato che  tu scriva perfettamente, ma il tuo stile narrativo ha una vita propria: sembra quasi che la penna sappia già cosa mettere su carta, ancor prima di te. Quali sono le condizioni ideali per riuscire a staccare la mente dal corpo e poter creare liberamente?
S) Non ci sono condizioni ideali per staccarsi dalla vita reale e creare. I momenti vengono all'improvviso quando, senza rendertene conto, ti trovi a parlare con il tuo personaggio e nella tua mente si formano frasi che sembrano sgorgare da sole. E allora prendi il tuo pc, prima era il famoso taccuino, e le tue mani scorrono sulla tastiera. A volte si può rimanere giorni interi senza sentire nulla e poi via, ti rimetti in movimento.

C) Il tuo è un cognome importante, che sotto un certo punto di vista impone grosse responsabilità. Potendone sceglierne solo tre, quali sarebbero i valori fondamentali della tua vita?
S) - Non è solo un nome importante che comporta responsabilità; queste fanno parte dell'educazione che hai ricevuto e dall'esempio della tua famiglia. Io direi che i tre valori fondamentali della mia vita sono: amore, onestà e umiltà.

C) Con i tuoi romanzi hai avuto diversi riconoscimenti importanti. Questo, legato alle tue origini, in che maniera influisce sui rapporti interpersonali e sul modo in cui ti vedono gli altri?
S) Credo che gli altri mi vedano esattamente come ero prima di scrivere e di ricevere riconoscimenti, e cioè come figlia, moglie, madre e amica leale.

C) La vita riserva momenti belli ed altri più difficili da gestire. Se tu potessi esprimere un desiderio, cosa chiederesti?
S) Esprimere un desiderio ora? Forse l'unica cosa che io desidero veramente è vedere i  miei figli vivere con amore e serenità come ho vissuto io nonostante dolori e difficoltà. Perché si, se mi fosse dato di ricominciare la  mia vita, forse non la vorrei diversa da quella che ho avuto.

C) Prima di salutarti, per la gioia di tutti i tuoi lettori, vorrei sapere se hai dei progetti importanti a breve scadenza.
S) Sto scrivendo un nuovo romanzo che, per motivi un po' seri, ha avuto una battuta di arresto. Lo sto riprendendo in mano in questi giorni ...vedremo.

C) Grazie di cuore a Simonetta Angelo-Comneo, con un forte augurio per la sua carriera letteraria.

Claudia Mameli

giovedì 7 aprile 2016

Cavalli otto uomini quaranta, di Enrico Graglia

                                                                                      


Pubblicazioni: Amazon
Anno: 2013
Genere: Narrativa
Formato: Kindle
Prezzo: € 0,99
Questa raccolta di racconti parla di Valerio e dei suoi amici, dei suoi nonni e della sua Castelvecchio, la piccola cittadina nella quale è cresciuto avvolto da una magica aura di pura e felice spensieratezza. Prendendo pezzi di vita da regalare a chi avrà voglia di lasciarsi trasportare dalla nostalgica semplicità dei tempi trascorsi, si passerà attraverso momenti di paura per poi correre  verso i giochi di bambini che diventano grandi  sognando ad occhi aperti; rievocando le voci e gli odori dell'infanzia e assaporando la malinconia dei ricordi lontani.

La scrittura delicata, la parlata semplice e priva di qualsiasi tipo di artificio letterario, da' modo a lettore di immedesimarsi in questi piccoli aneddoti che fanno sorridere, a volte commuove, e spesso riflettere sulla grandezza di una vita comune e speciale come è quella vissuta dai protagonisti che si alternano armoniosamente nelle pagine di Enrico Graglia che, orgoglioso del proprio lavoro, afferma: "Cavalli otto e uomini quaranta", è una raccolta di sette racconti, scritti nell'arco di dieci anni e indipendenti tra loro, ma uniti da un unico filo conduttore: il legame con le proprie origini, sia familiari che geografiche, che passa attraverso i ricordi, i racconti degli anziani e le suggestioni di un paese di campagna un po' vissuto e un po' immaginato.

                                                                                     

"Dappertutto brulicavano quei serpenti di plastica, che svuotavano si vita le membra sempre più scarne di quelle donne morenti, rinsecchitesi bei letti della clinica come foglie d'autunno, in procinto di staccarsi dall'albero e andare a marcire al suolo"

"Mi resi conto di parlare per la prima volta al nonno come se non ci fosse, come se non fosse in grado di sentirci e di interagire con noi"

"Quando sono andato sotto le armi ero negli alpini e suonavo nella banda. Ero la prima tromba! E allora, siccome c'era il Re, si suonava: Vien il Re, vien il Re, vien il re, le trombe liete squillano
E allora io scappavo lì, in quella specie di pozzo più alto di me. Saltavo dentro e poi mettevo sopra delle frasche, delle fascine, in modo che non mi vedevano. (...) I fascisti ce l'avevano con noi, i partigiani ce l'avevano con noi. E tu non sapevi più che fine fare
Vedi delle volte essere delinquenti! Lì si mangiava e si dormiva. E i tedeschi avevano più fame di noi, avevano meno roba di noi. Lavoravamo la terra e mungevamo la terra, al pascolo, ma prima di dare il latte a loro lo bevevamo noi"

"I suoni non scompaiono: sono onde che viaggiano nello spazio e smettiamo di sentirle soltanto perché si allontanano da noi
Era una notte in cui i sogni vivevano. E, anche se presto annegati nell'oblio del sonno, sarebbero tornati per bussare alle porte cedevoli dell'anima e, forse, diventare realtà"



INTERVISTA

Claudia: "Ciao Enrico, in questa breve intervista ti farò alcune domande legate ai tuoi lavori, primi fra tutti "Labirinto" e "Cavalli 8 uomini 40”. Come sono nati?"
Enrico: Ciao Claudia, ti rispondo molto volentieri. “Labirinto” è una storia d’amore fra liceali, condita di soprannaturale; l’ho scritta a vent’anni, mettendoci qualche elemento autobiografico e poi ricamandoci sopra, lasciando spazio alla fantasia. “Cavalli 8 Uomini 40”, invece, è una raccolta di sette racconti, scritti nell’arco di oltre dieci anni e indipendenti tra loro, ma uniti da un filo conduttore: il legame con le proprie origini, sia familiari che geografiche, che passa attraverso i ricordi, i racconti degli anziani e le suggestioni di un paese di campagna un po’ vissuto e un po’ immaginato.

C) Hai progettato di fare i due libri legati, oppure è avvenuto per caso?
E) Il legame tra i due libri è voluto, nel senso che il protagonista di “Labirinto” torna in un paio dei racconti di “Cavalli 8 Uomini 40” e, insieme a lui, Castelvecchio: un luogo del mio immaginario, costruito sulle fondamenta di un paese reale, a cui sono molto legato, tra le colline dell’astigiano.

C) Da cosa ti sei fatto ispirare?
E) Dalla vita quotidiana, dalle letture, dai film: nella scrittura tutto converge, si mescola e si trasforma in qualcosa di diverso... una storia nuova, nata da mille storie già vissute e sentite in passato, che a sua volta confluirà in altri racconti per alimentare l’immaginario umano del futuro.

C) Nei racconti di Valerio col nonno trovo una grande intimità di scrittura... Volevi trasmettere un preciso messaggio o ti sei fatto guidare dalla penna?
E) Il racconto che dà il nome alla raccolta, “Cavalli 8 Uomini 40”, è al cento per cento autobiografico: non c’è nulla di inventato, forse per questo traspare un’intimità innegabile. Nei dialoghi ho condensato ore di registrazioni, trascritte per mantenere e tramandare i racconti che fin da bambino ho sentito ripetere dai miei nonni: sono le loro voci, che vorrei arrivassero al lettore, la loro esperienza diretta del passato, della guerra e della vita in campagna, dei giorni difficili di un’altra epoca… i ricordi di una vita racchiusi in poche pagine, perché possano tornare a vivere ogni volta che qualcuno li legge.

C) Quando scrivi, come e perché?
E) Quando riesco, impegnando il poco tempo libero a disposizione. Non aspetto l’ispirazione, ma mi metto davanti al computer e inizio una nuova storia o ritorno su una già sviluppata e ci lavoro su. La scrittura è mestiere, oltre che esigenza, e l’esercizio aiuta a migliorare… ma se non mi divertissi ogni volta che lo faccio, smetterei subito.

C)Quale è il tuo lavoro principale e come concili con esso la tua passione?
E) Un lavoro d’ufficio, agli antipodi della scrittura creativa; quest’ultima per il momento resta una passione, da coltivare nel tempo libero.

C) Primo libro scritto e concorsi letterari?
E) Ho scritto per anni dei racconti brevi, poi alcuni racconti più lunghi e attualmente sto lavorando a tre romanzi. Ho partecipato a pochi concorsi letterari e, finora, non ho avuto riscontri significativi, salvo una buona recensione dalla giuria del Premio Calvino e qualche consiglio utile nell’ambito del Torneo Letterario IoScrittore.
C) Quanti titoli pubblicati ad oggi?
E) Ho pubblicato cinque titoli su Amazon, ma sono alla ricerca di una casa editrice per il mio primo romanzo.

C) "Il serpente piumato" ha tutto un altro stile, ci hai messo dentro un po' di Lara Croft: voleva essere un remake de La culla della vita?
E) “Il Serpente Piumato” è un racconto di fantascienza, decisamente diverso da “Labirinto” e “Cavalli 8 Uomini 40”. Sicuramente deve molto al cinema, ma non tanto a Lara Croft, quanto piuttosto a film e libri come “Alien vs Predator” e “Sfera”.

C) Non l'ho ancora letto, ma un altro libro ha come protagonista un certa Buick. Nella scrittura ti lasci influenzare da quello che leggi?
E) Sì, le letture sono la mia maggior fonte di ispirazione e l’autore a cui devo di più è senz'altro Stephen King: nessuno ha influenzato il mio immaginario e la mia scrittura quanto lui. Lo considero un maestro assoluto, inarrivabile.

C) Prossimi progetti?
E) Sto lavorando al mio primo romanzo: una storia fantastico-horror di cui spero sentirete parlare.

E in attesa di leggere il suo primo romanzo, vi lascio il link di: LabirintoIl serpente piumatoNotte al monastero e Piena notte.

Claudia Mameli 

Settanta acrilico trenta lana, Viola di Grado

                                                                                                    



Casa editrice: E/O
Genere: Narrativa
Anno: 2011
Pagine: 189
Formato: Cartaceo
Legatura: Brossura
Prezzo: € 7,65

Dopo la morte del padre, Camelia rinuncia al proprio futuro perfetto per vivere di arrendevole rabbia e malinconia accanto alla madre, un tempo affascinante violinista affermata e poi trasformata in un vegetale ambulante a causa del dolore. Le due donne vivono a Leeds, una piccola cittadina londinese resa importante dalle prime industrie tessili, e più precisamente nella Christopher road, un luogo dove l'inverno fa da padrone e la gente che vi abita non presta molta attenzione al marciume che la circonda.
Senza alcuno stimolo, la ragazza inizierà a vestirsi di stracci per ribellarsi alla bruttezza della propria esistenza e troverà un piccolo lavoro per continuare a prendersi cura dello scheletro di sua madre, imbattendosi così in una complicata e squallida storia di sesso per colmare il vuoto che la circonda, in attesa che sua madre riprenda il ruolo che ha dovuto invece imparare a gestire Camelia.

L'opera prima della scrittrice torinese mette in risalto la rassegnazione di una vita che vuole distruggere se stessa, smontando ogni ideale di perfezione per lavare drasticamente l'illusione del paese delle favole nel quale si ambienta ogni storia a lieto fine. Viola, ci fa conoscere in maniera macabra la cruda realtà di un cuore che ha ormai smesso di voler battere riducendosi a vivere di contrazioni passive, ossigenate dal rimorso di susseguirsi incessantemente. Il narrato è duro, le frasi brevi e concise; le descrizioni degli ambienti, sporchi e disordinati, rispecchiano lo stato d'animo della protagonista, facendo vedere al lettore quanto misera sia la sua esistenza interiore, quanto poco rispetto abbia per la propria vita e per il proprio futuro. La storia con Wen la disgusta, eppure non ne può fare a meno, quasi cercasse in lui la giusta punizione per non essere in grado di avere una vita normale insieme ad una madre che egoisticamente ha smesso di essere tale, negando così a sua figlia ogni gioia, dimenticandosi di lei e di quanto ha sofferto nel sperare in un suo lucido ritorno. 

                                                       

"Io sono quella col naso grande e i capelli lunghi neri, la carnagione chiarissima, no, più a destra, dico quella con la frangia e gli occhi verdi, mi vedete o no? Quella che sta guardando dentro il cassonetto, si, proprio quella. Altro che storia della mia vita, la mia vita non ce l'ha una storia, di certo una storta, ma una storia proprio no. La mia vita al posto della storia ha crateri profondi pieni di sabbia, come quelli che ci sono sulla Luna, quelli che da piccola ti sembrano occhi naso e bocca"

"Sverginai il velluto facendone sue toppe tonde che cucii sul vestito rosa stretto sul seno, all'altezza dei capezzoli. Poi tagliai a strisce verticali la stoffa arabescata e cominciai a infliggere grate grigie e verdi ai petti slabbrati degli scamiciati di lana. Quando ormai era sera presi la salopette e le somministrai un morbillo di tela a pois rossi, sparso qua e là tra le pince del seno e il cavallo dei pantaloni. Poi in un impeto di idiosincrasia le iniettai una grossa peonia proprio in mezzo alle gambe"

"Venerdì quattro gennaio duemilaeotto mi ritrovai sul palmo la scritta che diceva "Falle la doccia domani", e allora l'indomani decisi che il giorno dopo avrei deciso che il giorno seguente avrei spinto mia madre sotto la doccia"

"La pioggia aumentava e venivano i fulmini e i tuoni e insomma qualsiasi cosa ti venga in mente. Dilla e basta. Di' lampi accecanti come fari sul palcoscenico della mia vita schifosa. Di' piaga delle locuste. Di' pioggia di cianuro. Di' che mi scriverai sulla lapide "Doveva morire prima"

Claudia Mameli