mercoledì 16 maggio 2012










Editore: Zona
Collana: Contemporanea
Genere: Narrativa contemporanea
Rilegatura: Brossura
Pagine: 72
Anno: 2012
Prezzo € 10
Disponibile su: http://www.ibs.it/code/9788864382715/bosoni-marzia/luna-nel-fiume.html http://www.bol.it/libri/La-luna-nel-fiume/Marzia-Bosoni/ea978886438271/

“La luna nel fiume” è da subito intriso di note magiche che scavano nel cuore di chi legge, rivelando con fare delicato la forte maturità letteraria acquisita negli ultimi dieci anni dall’autrice di “Una vita di carta”.

A partire dalla dedica d’apertura, piena di amore profondo nei confronti dei suoi cari,  Marzia Bosoni riesce a catapultare immediatamente il lettore sensibile in quel mondo incantato da lei straordinariamente descritto come lo specchio dell’anima.
Grazie alla profonda empatia trasmessa, questo suo nuovo libro travolge già dalle prime righe, che portano alla luce situazioni che in un modo o nell’altro trovano spazio nel mondo personale di ognuno; situazioni nelle quali, bene o male, ci si può ritrovare, da protagonisti oppure semplici spettatori.
Come con il precedente lavoro, la Bosoni compone sei racconti  che cercano di carpire brevi scorci di esistenza; apparenti risposte ai mille perché dell’intricato cammino della mente in quello che è il lungo viaggio della vita.
Un libro, questo, che vuol’esser letto a cuor sereno al fine di ritrovare subito quella pace interiore che troppo spesso manca a causa dei tanti pensieri, a volte legati a problematiche apparentemente irrisolvibili o di difficile accettazione a causa del frenetico vivere nell’era moderna e che vengono vissute in maniera ossessiva con sfiducia di risoluzione, e che fanno dimenticare il vero senso di una vita che merita di essere portata avanti con serenità, necessitando in realtà di piccole cose, semplici gesti quotidiani che partono dal cuore e, soprattutto, di una fiducia che non ha bisogno di alcun perché. Queste storie, che prendono spunto da fatti reali, aiutano ad entrare nell’ottica della speranza, aiutando a capire come a volte un improvviso cambiamento di percorso durante il proprio viaggio esistenziale possa stravolgere per sempre la visione di quel mondo che fino ad allora era parso l’unico mondo che potesse esistere, aprendo così nuove strade a tutto ciò che fino ad allora veniva considerato semplicemente fuori dalla portata del proprio pensiero.
Ciò che salta subito all’occhio (e spiegato in maniera approfondita dall’autrice stessa) è l’apertura di ogni storia narrata, che inizia sempre con il nome del protagonista proprio a sottolineare il fatto che ognuno di noi è speciale ed importante per quello che è come persona stessa.
Un altro punto a favore di questo già splendido libro viene dalla collaborazione con la professoressa Cinzia Valletta del Liceo Artistico di Ravenna, che ha guidato i suoi alunni nella creazione delle illustrazioni di cui è corredato il volume.
Sei storie da leggere tutte d’un fiato, rivivendo in esse con la stessa passione ed entusiasmo, la commozione e la profonda sensibilità della straordinaria penna che le ha composte. Per chi ha voglia di sentire quel tuffo al cuore ed allo stomaco che prova solo chi è capace di emozionarsi.

Milano - Vicenza

Luca è un ragazzo semplice, che ama sognare ad occhi aperti immaginando di rivivere storie di un passato affascinate; ha un animo buono e gentile, e quando c’è da percorrere cinque ore di treno per arrivare dai suoi amici lontani non ci pensa su due volte e parte. È proprio durante uno dei suoi viaggi che si ritrova a fare i conti con una realtà che, nonostante la sua euforica fantasia, non aveva mai lontanamente immaginato di poter vivere in prima persona.
Vedendo lo sguardo insofferente degli altri viaggiatori nei confronti di un vecchio dall’aspetto umile che cercava in loro solo un semplice sorriso od un buon giorno, Luca si sente addosso tutta la colpa dell’atteggiamento altrui e decide, commosso, di      provare a porre rimedio a tanta omertà d’animo.
Ma, con sua grande sorpresa, accade qualcosa che mai avrebbe immaginato. Quello che di primo impatto gli parve un gesto privo di logica, d’un tratto si palesò a Luca come una grande verità che aspettava solo di essere osservata con occhi capaci di vedere oltre ciò che è di solito invisibile agli occhi di chi ancora non sa  dove guardare.

Poche gocce d’acqua

Giulia è una donna sola da ormai tanti anni e che, dopo aver cresciuto da sola i suoi sei figli, vive in un appartamento nella periferia parmense. Lì, di tanto in tanto riceve la visita dei suoi congiunti; troppo presi dalla loro vita frenetica, loro, notano a fatica i cambiamenti della propria madre, specialmente quelli dell’umore che, giorno dopo giorno, si va a sgretolare irrimediabilmente in uno stato di apatica e indifferente solitudine d‘animo che la spinge ad un isolamento che va a crescere in modo graduale ma costante. In quella casa la donna si sente come chiusa in una gabbia fatta di ricordi lontani, voci fievoli e dolorose nostalgie. Persa nella sua faticosa routine quotidiana, sempre uguale a se stessa e sempre più difficile da ripetersi giorno dopo giorno, Giulia si fa sorprendere da un fatto misterioso che le accade ogni mattina. Nonostante l‘iniziale riluttanza ad accettare per vero quello strano avvenimento, che considera una semplice e strana casualità, poco per volta la donna ritrova in sé una nuova forza, che va a crescere sempre più facendola risentire piena nell‘animo. Si riappropriò, dopo tanto tempo, di una visione del mondo che credeva ormai perduto, lontano da tutto ciò che era diventata nel corso degli anni passati a vivere una vita che pensava fosse ormai giunta al suo culmine, quasi non avesse più senso provare ad affrontare nuove emozioni proprio in ragione del fatto che era ormai certa di non poterne avere di nuove. Perché a volte basta un semplice gesto dimenticato a donare nuova essenza ad una vita che credeva essersi irrimediabilmente spenta per sempre.

Due angeli

Sara è una bambina dolce ed affettuosa che infonde in tutti coloro con i quali entra in contatto un profondo senso d’amore. I suoi genitori, persone buone come la loro figlia, avevano scelto di donare parte del loro amore a due bambini Africani che, felici per la loro famiglia lontana, pregavano sempre per questi, quasi vegliassero sulla loro vita. Quando la piccola rimase vittima di un brutto incidente, la mamma si ricordò una frase che le aveva detto un giorno la responsabile dell’associazione delle adozioni un giorno, ma che all’epoca non ebbe potuto comprendere. Quelle parole così tanto enigmatiche per la sua visione del mondo le restarono impresse, e non riuscì a capirne il vero significato sino a quando, leggendo una preghiera per la sua piccola ferita, una luce le fece vedere il vero senso di quelle poche parole che, nonostante in un primo momento le fossero sembrate uguali a tante altre, alla fine le si mostrarono con tutto il loro più profondo significato, portandola a comprendere ciò che non dovrebbe mai essere scordato.

Il profumo di Dio

 Laura perse la vista ad otto anni e da allora i suoi genitori iniziarono a farle fare ogni sorta di visita medica con la speranza di poter un giorno trovare il modo di guarirla da quella sua condizione di dolorosa oscurità. Quando però si resero conto che nonostante la vista venuta meno, la loro unica figlia aveva trovato il modo di guardare al di là degli occhi grazie alla sensibilità accentuata di tutti gli altri sensi, si misero il cuore in pace dandole la possibilità di riprendere a vivere come tutti gli altri. Laura iniziò ad uscire da sola, memorizzando ogni singolo passo che avrebbe dovuto fare per arrivare a scuola, o per una qualsiasi passeggiata all’aperto. Un suo punto di riferimento importante divenne la Chiesa, dove l’odore intenso della cera che andava a sciogliersi le dava una piacevole ed intensa sensazione di pace e vicinanza alla Madonna, che venerava sentendola accanto a sé per le sue tante pene sopportate. Successe però che, a causa del lavoro del padre, dovette trasferirsi per un anno intero in un altro paese: lì si risentì sperduta, come se avesse nuovamente perso la vista. Ma nuovamente, come già successo in precedenza, riuscì a trovare conforto in una chiesetta indicatale dalla madre, nella quale consolidare il suo legame con la madre divina. Al termine di quell’escursione durata dodici mesi, finalmente nel suo paese, andata a far visita alla sua amica celeste trovò una brutta sorpresa ad attenderla. Provava rabbia, si sentiva incompresa, tradita dal mondo; quell’unico punto di riferimento che le dava quasi l’impressione di riuscire ancora a vedere le era stato negato, le era stata privata un’altra volta la gioia di vedere dove gli altri non potevano arrivare. Persa nella sua disperazione, ciò che non poteva sapere era che qualcuno in realtà la comprendeva bene, e che presto le avrebbe ridato quella luce che tanto le era mancata.

Un ponte tra due mondi

Chiara è una trentaduenne che nella vita ha sempre dato il massimo, qualsiasi cosa facesse. Questo massimo, però, per lei era sempre troppo poco: avrebbe voluto fare di più, fare meglio, e, soprattutto, avrebbe voluto che anche gli altri vedessero quel qualcosa in più che le pulsava nell’anima, e che aspettava solo di venire fuori. In questa fase di tormentata ricerca del senso del suo esistere, Chiara alternava momenti di serenità nei quali era certa che stesse per svelare l’arcano celato, ad altri di profondo sconforto, nei quali vedeva solo un alto muro invalicabile che le avrebbe immancabilmente impedito il prosieguo del suo cammino. Questa sua instancabile ricerca di perfezione la portava al punto di sentire il malessere anche a livello fisico oltre che mentale, impedendole di trovare il coraggio di affrontare qualsiasi relazione sino a che non avesse capito cosa c’era oltre il punto nel quale riusciva a guardare, e che l’avrebbe fatta sentire finalmente libera di svelarsi al mondo in tutta la sua pienezza. Con forte senso autocritico, incerta sull’esito finale, intraprende un viaggio personale attraverso il quale, finalmente, riuscirà a colmare quel doloroso vuoto interiore che le impediva di godere appieno di ogni singolo istante della sua vita, riuscendo finalmente a comprendere che l’unica cosa che le mancava era in realtà nascosta dentro di lei, e che aspettava solo di essere trovata.

L’ultimo segno

Miriam aspettava il treno che l’avrebbe portata dalla sua amica per lo shopping di Natale. Quello che era per lei il periodo più bello dell’anno, questa volta era disturbato da pensieri insistenti che le giravano per la testa da ormai quindici anni, e che cercavano solo di trovare un loro esistere. Aveva ormai da tempo abbandonato la religione, intesa come luogo di culto iconografico e ideologico a se stante, cercando da sola quale che fosse la verità su Dio; qualsiasi forma avesse, qualunque insegnamento avesse voluto dare, al di là di quello che era scritto sulla carta e acclamato da tempo immemore. Cercava un segno che le avrebbe indicato la via giusta, la risposta alle sue mille domande rimaste senza un perché. Sapeva che c’era qualcuno, o qualcosa, più grande di lei che dirigeva e comandava tutto, ma non sapeva di cosa si trattasse; non sapeva cosa avrebbe voluto da lei, e come poteva rendergli grazie, ma soprattutto non sapeva se l’avrebbe mai scoperto, tante erano le strade che avrebbe ancora dovuto percorrere prima di arrivare a destinazione. Ciò che non le faceva perdere la speranza era la certezza ceca che qualcosa ci fosse e che la stesse osservando, dandole ogni volta che sentiva di averne più bisogno piccoli segni della sua presenza. Ma non le bastava, voleva Sapere. Voleva Conoscere. E voleva sapere se Lui esisteva davvero, od era solo il frutto della mente, una scusa usata dall’uomo per accettare le cose che gli accadevano intorno ogni giorno. Proprio quando stava per smettere di lottare, e rinunciare a scoprire ciò che ormai credeva di non poter più riuscire a comprendere, accadde qualcosa che le fece riscoprire un credo ormai affievolitosi dal tempo. E la risposta arrivò, in un modo che mai avrebbe immaginato.

“A Sara, che è stata la mia prima alba

A Simone, che è la luna
A David, che è il sole
Ad Ale, che è il mio mare
E ad Alex, che è sempre con me”

“Tante volte aveva sentito paragonare gli occhi azzurri al color del mare, ma mai il paragone era stato così vicino alla verità e mai più avrebbe utilizzato quell’espressione perché gli occhi del vecchio, quelli sì, erano il mare”


“Sentì il dolore profondo più della pace, il dolore sereno che faceva dolere il cuore: quel mare, quel mare azzurro e puro non era fatto d’acqua, ma di lacrime. E quella pace limpida come l’aria era il dono che il mare di lacrime incessantemente portava a riva”

                                                                               *
“Giulia era sola. Teneva sempre le porte delle camere da letto dei suoi figli chiuse: per risparmiare gas d’inverno e mantenere penombra d’estate, diceva, ma anche per attutire le voci dei ricordi che provenivano da quelle stanze”
                                                                               *                                                                        
“Tutti quelli che conoscevano Sara non potevano fare a meno di amarla; anche quelli che non avevano mai sopportato i bambini, quelli che li trovavano noiosi e tutti uguali, anche loro erano colpiti e innamorati di lei. Brava, educata, sensibile, molto intelligente … i motivi ricorrenti erano questi, ma la verità, forse, era semplicemente un’altra: Sara aveva il dono di suscitare amore
                                                                               *
“L’acustica era strana, in chiesa, ma spesso, dal suono della moneta, riusciva a capire su quale altare fosse stata accesa la candela e quando le sembrava provenire dall’altare della Madonna, sorrideva e pensava «Un’altra luce per te, Maria. E una anche per me»”

                                                                             *

Quando eravamo bambini ci siamo sentiti chiedere spesso “Cosa vuoi fare da grande?”, ma quasi mai “Chi vuoi essere da grande?”
Eppure la vera domanda è quella. Perché siamo noi a decidere chi siamo, nel più profondo senso del termine.
“Aveva perso il conto delle volte in cui aveva creduto di aver raggiunto la pienezza della vita per poi ritrovarsi, dopo un mese o dopo un anno, a riprendere il suo peregrinare, a volte fisico, a volte solo emotivo ed affettivo”

“La solitudine l’aveva sempre spaventata e ferita. Ma la solitudine di stare vicino alle

persone amate e sentirsene separata da un muro invisibile la terrorizzava”
                                                                            *
“Per la prima volta in vita sua guardava il cielo e sentiva nascere una domanda che le provocava un
dolore indicibile: «Ci sei?»”


 Claudia Mameli


Recensione: La luna nel fiume by Caudia Mameli is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.

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